Questa è una naked tutta sostanza, divertente da usare nelle gite dei fine settimana, ma a suo agio anche in mezzo al traffico di tutti i giorni. Il telaio è a traliccio in tubi di acciaio come il forcellone a “banana”. La forcella ha steli da 41 mm, mentre il monoammortizzatore è regolabile nel precarico. Efficaci i freni con i dischi da 270 mm all'anteriore con profilo a "margherita", mentre al posteriore "lavora" un disco da 220 mm. Nella dotazione di serie troviamo la frizione antisaltellamento (evita il bloccaggio della ruota posteriore in scalata) e il cruscotto TFT con schermo da 4,3", in grado di connettersi via Bluetooth allo smartphone. Il serbatoio è corto, le pedane un po’ arretrate e il manubrio vicino al pilota è un po’ stretto: insomma, si sta raccolti, ma fino a un metro e 80 di altezza si sta bene. Su strada la Z 650 sembra più leggera di quanto sia in realtà, grazie anche alle doti del bicilindrico: fluido ai bassi regimi, bello pronto ai medi, poi a circa 6.000 giri tira fuori gli artigli (e qualche vibrazione sul manubrio) allungando deciso fino a 8.000 giri. La ciclistica è godibile: svelta nel traffico, manovra in poco spazio mentre tra le curve è rapidissima, precisa nel disegnare le traiettorie e mai “nervosa”. Solo nelle frenate aggressive si vorrebbe una forcella più sostenuta perché “affonda” rapida. Preciso il cambio, efficace la frenata.
Pregi e difetti
Il motore spinge bene, tra le curve è divertente e anche in mezzo al traffico non dà problemi. Bene la frenata.
Si sentono delle vibrazioni su sella e manubrio agli alti regimi. Chi è sopra il metro e 80 guida con le gambe troppo piegate. La forcella nelle frenate decise tende ad "affondare" un po' troppo.
Foto e immagini
Kawasaki Z650
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