È una naked "folle" ed esagerata: il motore 4 cilindri, dotato di compressore, garantisce una potenza da SBK con rapporti del cambio corti per migliorare il comportamento in città e nel misto. Il reparto sospensioni è a controllo elettronico, mentre l'impianto frenante ha pinze radiali su dischi da 320 mm all'anteriore e disco posteriore da 260 mm. La dotazione elettronica prevede centralina con piattaforma inerziale IMU a sei assi e tre riding mode (più uno personalizzabile) che “accordano” tutti i sistemi della moto: ABS e controllo di trazione cornering, sistema antimpennata, launch control, cambio elettronico e cruise control. Il cruscotto sfrutta la tecnologia TFT a colori e si connette al cellulare. In sella alla Z H2 c’è tanto spazio ma solo per il pilota e la posizione di guida è naturale, piuttosto “seduta” e molto comoda, ben poco “d’attacco”. Il quattro cilindri è incredibilmente docile ai bassi, ma appena si apre il gas sfoggia un’accelerazione bruciante e un allungo impressionante fino ai regimi più alti, sottolineato dal “sibilo” del compressore. Tra le curve la Kawasaki è precisa, ma il suo campo di battaglia preferito è il misto medio-veloce, nello stretto è meno reattiva perché i 240 kg di peso si fanno sentire.
Pregi e difetti
Il quattro cilindri supercharged è un "mostro" gestibile ai bassi ma con un vigore e un allungo impressionanti e la ciclistica è all’altezza delle prestazioni. Potentissima la frenata.
Il comfort di marcia è limitato dalla sella poco imbottita e dall'assenza di riparo e il passeggero è poco considerato. Il peso si sente sia nello stretto che nelle manovre a bassa velocità.
Foto e immagini
Kawasaki Z H2
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