È la naked di accesso alla gamma Triumph, è concreta ma non certo "povera": il motore tre cilindri è inserito in un telaio di tipo perimetrale in acciaio come il forcellone, la forcella a steli rovesciati da 41 mm non è regolabile e il monoammortizzatore è regolabile nel precarico. L’impianto frenante prevede un doppio disco anteriore da 310 mm con pinze a doppio pistoncino e un disco posteriore da 255 mm. La dotazione elettronica comprende l’acceleratore ride by wire e due mappature che agiscono su risposta del gas e controllo di trazione (quest’ultimo disinseribile). La Trident è compatta, stretta e snella, ma non per questo è poco ospitale: anche chi è sul metro e ottanta ha spazio a sufficienza per le gambe, mentre la sella ben sagomata permette a tutti di mettere con sicurezza i piedi a terra. In movimento tra le curve è divertente e precisa, le sospensioni lavorano correttamente, solo il monoammortizzatore tarato “rigido” fa sentire un po’ le buche. Piace il motore, ha un’erogazione piena e regolare, con una spinta abbastanza vigorosa anche ai bassi regimi. L’impianto frenante è adeguato alle prestazioni: l’anteriore ha la potenza che serve ed è ben dosabile.
Pregi e difetti
Il motore tre cilindri è vigoroso ai medi e bassi regimi, quelli più usati sulle strade di tutti i giorni. La dotazione elettronica è completa, la qualità costruttiva buona.
Il monoammortizzatore ha una taratura rigida che limita il comfort sulle strade rovinate. Il passeggero ha poco spazio a disposizione ed è senza appigli. Qualche vibrazione agli alti regimi.
Foto e immagini
Triumph Trident
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