È una custom con tanti particolari retrò come il retrotreno “finto rigido” (l’ammortizzatore è sotto la sella), i soffietti in gomma sulla forcella, i terminali di scarico in acciaio satinati, i parafanghi arrotondati in acciaio e il faretto anteriore. Splendida anche la sella per il pilota (è monoposto quella del passeggero non c’è neanche tra gli optional) con guscio in alluminio imbullonato al telaio. Il motore è l’ottimo bicilindrico 1.200 con due mappature (Rain e Road), controllo di trazione disinseribile e ABS. Manubrio di foggia azzeccata, pedane (poco) avanzate, sella spaziosa e regolabile permettono di trovare la posizione di guida giusta a piloti di qualsiasi taglia. Il bicilindrico spinge deciso soprattutto ai bassi e medi regimi, salendo di giri rapido e senza incertezze. Nonostante i 228 kg di peso e l’interasse non proprio da sportiva, la Bobber stupisce tra le curve sfoggiando precisione e stabilità inaspettate per una moto del genere. Merito della corretta distribuzione dei pesi e delle sospensioni ben tarate, che privilegiano il comfort di marcia ma non vanno in crisi con una guida “allegra” (senza esagerare, ovviamente). La frenata è progressiva ma poco grintosa, per fermarsi in poco spazio è necessario strizzare decisi la leva. Preciso il cambio, morbida la frizione.
Pregi e difetti
Il motore bicilindrico convince per la spinta forte ma regolare, sempre ben gestibile e tenuta sotto controllo da un’elettronica ben a punto. Le finiture sono realizzate con cura, la posizione di guida è azzeccata e permette di gustarsi la guida.
La frenata è progressiva ma poco grintosa, occorre strizzare con decisione la leva per ottenere il meglio. Non è un fuscello nelle manovre da fermo e a bassa velocità si fatica un po’. È monoposto, il passeggero non è previsto nemmeno come optional.
Foto e immagini
Triumph Bonneville Bobber
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