La Monster diede vita nel 1992 al segmento delle naked e da allora si è evoluta parecchio. Adesso sfoggia un telaio monoscocca in alluminio, simile a quello della SBK Panigale, e un motore bicilindrico raffreddato a liquido di ultima generazione. È dotata di piattaforma inerziale a 6 assi che coordina tre riding mode, ABS e traction control di tipo cornering, nonché il sistema antiimpennata. Di serie anche il Launch Control (che assicura partenze fulminee) e il cambio elettronico. A livello di sospensioni troviamo sulla versione base una forcella a steli rovesciati da 43 mm non regolabile e un mono regolabile nel precarico (sulla SP ci sono Öhlins completamente regolabili). L’impianto frenante propone all’avantreno pinze monoblocco radiali Brembo che agiscono su un doppio disco da 320 mm. La posizione di guida è "raccolta" ma poco caricata sull'anteriore, mentre il serbatoio stretto si stringe comodamente tra le gambe. Leggera e ben bilanciata, la Monster è agilissima e precisa tra le curve, mentre il raggio di sterzo ridotto permette di manovrare in un fazzoletto. Il bicilindrico sfoggia una spinta impressionante ai bassi e ai medi regimi e le sospensioni hanno una taratura azzeccata. Ottima la frenata anteriore, meno quella posteriore poco incisiva.
Quale scegliere
La versione SP se potete spendere di più è un gradino sopra le altre, perché monta sospensioni Öhlins, scarico Termignoni e freni Brembo più potenti. La Plus rispetto alla base monta solo un piccolo cupolino e coprisella passeggero.
Pregi e difetti
La posizione di guida è comoda nell'uso quotidiano ed efficace nella guida sportiva. Il motore ha i CV che servono per divertirsi e le sospensioni una taratura azzeccata. Il peso è contenuto.
La scarsa protezione dall'aria limita il comfort di marcia e il passeggero soffre per la sella stretta e le pedane alte. La frenata al posteriore è poco incisiva.
Foto e immagini
Ducati Monster
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