L’orientale costa cara

Com'è fatta

È una custom di media cilindrata dotata di un bicilindrico a V di 90° con raffreddamento a liquido e cambio a 5 marce, come quelli montati su altri modelli della casa coreana. In questa versione la cilindrata sale da 647 a 680 cm³ per migliorare l’erogazione e avere più spinta ai bassi regimi. La trasmissione finale è a cinghia, protetta da un’ampia protezione in plastica cromata. Le finiture in generale non sono male, anche se c’è molta plastica: ben fatti in particolare i parafanghi, le cornici del fanale e i copristeli della forcella. La ST 7 è lunga e il peso si sente, nelle manovre da fermo. La sella bassa (71 cm) permette comunque di mettere sempre i piedi a terra con sicurezza. La posizione di guida è da custom con le gambe distese in avanti e il manubrio “a corna di bue” che spinge indietro il busto. Non sta male neanche il passeggero, che ha una porzione di sella ben imbottita. Peccato per il prezzo elevato.

Come va

Il nuovo motore 680 è vigoroso ai medi regimi e dotato di un allungo potente, ma ai bassi regimi l’erogazione è un po’ irregolare: aprendo e chiudendo il gas si sentono degli strattoni. La ST 7 se la cava bene invece con una guida “sportiva”, grazie anche alle sospensioni ben tarate: se l’asfalto è in buone condizioni ci si può divertire parecchio. In città la frizione morbida è un piacere, ma ci vorrebbe più sterzo per le manovre tra le auto nel traffico. Il peso elevato comunque non disturba e in movimento non si sente, grazie al baricentro basso. Buona la modulabilità del freno posteriore, meno la potenza del disco anteriore: la leva va tirata con decisione per ottenere buoni risultati.