Yamaha Tricity, tre ruote leggere e poco costose
È il primo tre ruote di Yamaha, leggero, pratico e a prova di neofita: si guida senza impegno ed è molto maneggevole. Il motore spinge bene e consuma poco, ma il parabrezza di serie protegge poco e non ci sono portaoggetti nel restroscudo. Molto buono il prezzo, finiture ok
Image
€ 3.490
Foto e immagini
Tre ruote per tutti
Con il Tricity Yamaha vuole “convertire” gli automobilisti stufi di passare ore imbottigliati mezzo al traffico, persone interessate alla sicurezza garantita dei tre ruote, ma che non ne hanno comprato ancora uno perché li considerano troppo costosi e impegnativi da guidare. Per eliminare questi “alibi” il Tricity si presenta con un prezzo vicino a quello dei rivali a due ruote, peso di 152 kg in ordine di marcia, un risultato molto buono (solo una ventina di kg in più rispetto ai “normali” scooter a ruota alta) e dimensioni compatte: è lungo190 cm e largo 73,5 cm, mentre la sella è a 78 cm da terra. La sospensione anteriore, che permette di piegare in curva, adotta uno schema a parallelogrammo deformabile con parti in alluminio (per risparmiare sul peso) e, per ogni ruota, due steli: quello davanti guida la sospensione quello dietro ammortizza le buche. Per risparmiare su peso e dimensioni, il Tricity non ha un sistema che blocca l'articolazione anteriore quando ci si ferma: agli stop bisogna mettere il piede a terra. I freni sono a disco con sistema integrale: tirando la leva di sinistra si azionano i due dischi davanti e quello dietro, con la leva di destra solo quelli davanti, avrebbe fatto comodo la presenza di un freno di stazionamento: un “dettaglio” senz’altro apprezzato dagli automobilisti. Buona la capacità di carico: sotto la sella ci sta un casco integrale e sulla pedana piatta si può caricare uno zainetto sfruttando il gancio portaborse. Manca invece un portaoggetti nel retroscudo, magari con presa USB per gli smartphone. Ok la poszione di guida: si sta comodi, lo spazio per i piedi e le gambe è sufficiente per tutte le taglie.
Maneggevole e manovrabile
Su strada si apprezzano il peso contenuto e il bilanciamento. La maneggevolezza è molto buona, si prende subito confidenza con le due ruote davanti: il Tricity scende in piega rapido, l'avantreno è ben piantato e non richiede impegno per impostare le curve. In città si manovra in poco spazio e senza fatica, grazie anche all'ottimo sterzo, la sospensione anteriore incassa bene buche, pave' e binari del tram, si sale e scende dai marciapiedi con sicurezza e si ha costantemente la sensazione di avere tutto sotto controllo. La sospensione posteriore, invece, affidata a due “normali” ammortizzatori, risponde secca sui pavé.
Frenata sicura
La frenata è potente e sicura. Il comando di sinistra, che comanda i tre freni a disco, richiede un’azione decisa, meglio tirare sempre anche l’altra leva. L’azione sui comandi del freno però condiziona il loro movimento: tirandoli entrambi hanno una lunga corsa a vuoto prima di azionare i freni, superiore a quella che si ha usando una sola leva, “colpa” del sistema di frenata integrale con comando meccanico, ma ci si abitua in fretta. Bene il motore: spinge regolare e fluido, ha prestazioni più che sufficienti per cavarsela in città e sulle circonvallazioni (si superano i 100 km/h indicati dal tachimetro). Anche i consumi sono sotto controllo: non ci sono dati ufficiali, ma si parla di percorrenze oltre ai 30 km/l. Al minimo trasmette leggere vibrazioni sulla sella che in movimento passano sulla pedana, ma non danno fastidio. Il parabrezzino di serie invece protegge poco, lascia spalle e testa scoperte: Yamaha comunque ha già pronto un catalogo accessori in cui “pescare” un parabrezza più ampio oltre a paramani, bauletto, poggiaschiena passeggero, supporto per navigatore e tanto altro. Ben curate infine le finiture, con plastiche di qualità, poche viti a vista e cavi e tubi ben nascosti.
Con il Tricity Yamaha vuole “convertire” gli automobilisti stufi di passare ore imbottigliati mezzo al traffico, persone interessate alla sicurezza garantita dei tre ruote, ma che non ne hanno comprato ancora uno perché li considerano troppo costosi e impegnativi da guidare. Per eliminare questi “alibi” il Tricity si presenta con un prezzo vicino a quello dei rivali a due ruote, peso di 152 kg in ordine di marcia, un risultato molto buono (solo una ventina di kg in più rispetto ai “normali” scooter a ruota alta) e dimensioni compatte: è lungo190 cm e largo 73,5 cm, mentre la sella è a 78 cm da terra. La sospensione anteriore, che permette di piegare in curva, adotta uno schema a parallelogrammo deformabile con parti in alluminio (per risparmiare sul peso) e, per ogni ruota, due steli: quello davanti guida la sospensione quello dietro ammortizza le buche. Per risparmiare su peso e dimensioni, il Tricity non ha un sistema che blocca l'articolazione anteriore quando ci si ferma: agli stop bisogna mettere il piede a terra. I freni sono a disco con sistema integrale: tirando la leva di sinistra si azionano i due dischi davanti e quello dietro, con la leva di destra solo quelli davanti, avrebbe fatto comodo la presenza di un freno di stazionamento: un “dettaglio” senz’altro apprezzato dagli automobilisti. Buona la capacità di carico: sotto la sella ci sta un casco integrale e sulla pedana piatta si può caricare uno zainetto sfruttando il gancio portaborse. Manca invece un portaoggetti nel retroscudo, magari con presa USB per gli smartphone. Ok la poszione di guida: si sta comodi, lo spazio per i piedi e le gambe è sufficiente per tutte le taglie.
Maneggevole e manovrabile
Su strada si apprezzano il peso contenuto e il bilanciamento. La maneggevolezza è molto buona, si prende subito confidenza con le due ruote davanti: il Tricity scende in piega rapido, l'avantreno è ben piantato e non richiede impegno per impostare le curve. In città si manovra in poco spazio e senza fatica, grazie anche all'ottimo sterzo, la sospensione anteriore incassa bene buche, pave' e binari del tram, si sale e scende dai marciapiedi con sicurezza e si ha costantemente la sensazione di avere tutto sotto controllo. La sospensione posteriore, invece, affidata a due “normali” ammortizzatori, risponde secca sui pavé.
Frenata sicura
La frenata è potente e sicura. Il comando di sinistra, che comanda i tre freni a disco, richiede un’azione decisa, meglio tirare sempre anche l’altra leva. L’azione sui comandi del freno però condiziona il loro movimento: tirandoli entrambi hanno una lunga corsa a vuoto prima di azionare i freni, superiore a quella che si ha usando una sola leva, “colpa” del sistema di frenata integrale con comando meccanico, ma ci si abitua in fretta. Bene il motore: spinge regolare e fluido, ha prestazioni più che sufficienti per cavarsela in città e sulle circonvallazioni (si superano i 100 km/h indicati dal tachimetro). Anche i consumi sono sotto controllo: non ci sono dati ufficiali, ma si parla di percorrenze oltre ai 30 km/l. Al minimo trasmette leggere vibrazioni sulla sella che in movimento passano sulla pedana, ma non danno fastidio. Il parabrezzino di serie invece protegge poco, lascia spalle e testa scoperte: Yamaha comunque ha già pronto un catalogo accessori in cui “pescare” un parabrezza più ampio oltre a paramani, bauletto, poggiaschiena passeggero, supporto per navigatore e tanto altro. Ben curate infine le finiture, con plastiche di qualità, poche viti a vista e cavi e tubi ben nascosti.
Carta d'identità
Dati tecnici (dichiarati dalla casa)
Motore | monocilindrico 4T |
Cilindrata (cm3) | 124,8 |
Raffreddamento | a liquido |
Alimentazione | a iniezione |
Cambio | auomatico |
Potenza CV (kW)/giri | 11 (8,1)/9.000 |
Freni anteriori | doppio disco |
Freno posteriore | disco |
Velocità massima (km/h) | nd |
Dimensioni
Altezza sella (cm) | 78 |
Interasse (cm) | 131 |
Lunghezza (cm) | 190 |
Peso (kg) | 152 |
Pneumatici anteriori | 90/80-14" |
Pneumatico posteriore | 110/90-12" |
Capacità serbatoio (litri) | 6,6 |
Riserva litri | nd |
Aggiungi un commento