Moto Bylot Scottish Trail, vintage a tre ruote
Moto Bylot colpisce ancora: un sidecar retrò con gomme tassellate, finiture raffinate e accessori insoliti. La guida però richiede una buona esperienza
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Foto e immagini
Come è fatta
Ogni appassionato, specialmente se ha qualche capello bianco, davanti a una Moto Bylot si diverte ancora prima di partire: è una gara a cercare richiami e particolari ispirati a quelli delle più celebri moto da fuoristrada (meglio: “da regolarità”, come si chiamavano) di 40 anni fa. Non è un caso: il fondatore della piccola factory monzese, Enrico Farina, è un grandissimo appassionato di “tasselli d’epoca”. L’ultimo frutto della sua fantasia è il Tribylot Scottish Trail, un sidecar da fuoristrada retrò di cui abbiamo potuto provare in esclusiva il prototipo prima della presentazione all’EICMA.
Le linee sono da moto d’epoca, ma i materiali e la cura costruttiva sono rigorosamente moderni. Anche il Tribylot, sviluppato a partire dalla Six Days 175, è spinto dal motore Daytona 190 FDX 4 V, un monocilindrico 4 tempi quattro valvole prodotto in Giappone con cilindro orizzontale, raffreddamento misto aria-olio, alimentazione a carburatore, cambio a 4 marce e avviamento rigorosamente a pedivella, con una potenza di 20 CV. Pochi? No, tutt’altro, considerando il peso di soli 104 kg del Tribylot (76 la moto e 28 il carrozzino) grazie all’abbondante impiego di alluminio (per lo più lavorato a mano) sia per la moto sia per il carrozzino che è imbullonato alla moto con quattro attacchi (due sul telaio, uno al supporto dell’ammortizzatore e uno alla pedana) e smontabile in pochi minuti. La struttura del sidecar è in tubi d’acciaio (come il telaio della moto) “chiusi” da pannelli in alluminio: per il passeggero ci sono due maniglie, una sulla moto e una frontale, rivestita in pelle come i manubri delle bici da corsa d’epoca. Il carrozzino ha una ruota da 19 pollici su cui lavora un ammortizzatore a gas laterale. Completano il “corredo” una tanica da 3 litri per il rabbocco del carburante, una pompa per gonfiare le gomme, e un paio di vani studiati per contenere i “ferri” da golf... noblesse oblige!
Come va
Guidare un sidecar non capita spesso, testarne uno da fuoristrada è un’esperienza unica. La tecnica di guida è completamente diversa da quella delle moto: le curve si fanno “sterzando” e non “piegando”, con il passeggero chiamato a fare la sua parte spostando il peso all’interno della curva. Se si viaggia da soli è ancora più complicato, perché la terza ruota tende a sollevarsi e va bilanciata con decisi movimenti del busto, oltre che con un attento dosaggio di sterzo e acceleratore. L’aggiunta del carrozzino comunque non penalizza molto le prestazioni del motore Daytona, si perde un pochino solo in ripresa e, soprattutto, in salita. Ma Farina ha già pronta una versione potenziata a 24 cavalli che dovrebbe risolvere il “problema”...
Ogni appassionato, specialmente se ha qualche capello bianco, davanti a una Moto Bylot si diverte ancora prima di partire: è una gara a cercare richiami e particolari ispirati a quelli delle più celebri moto da fuoristrada (meglio: “da regolarità”, come si chiamavano) di 40 anni fa. Non è un caso: il fondatore della piccola factory monzese, Enrico Farina, è un grandissimo appassionato di “tasselli d’epoca”. L’ultimo frutto della sua fantasia è il Tribylot Scottish Trail, un sidecar da fuoristrada retrò di cui abbiamo potuto provare in esclusiva il prototipo prima della presentazione all’EICMA.
Le linee sono da moto d’epoca, ma i materiali e la cura costruttiva sono rigorosamente moderni. Anche il Tribylot, sviluppato a partire dalla Six Days 175, è spinto dal motore Daytona 190 FDX 4 V, un monocilindrico 4 tempi quattro valvole prodotto in Giappone con cilindro orizzontale, raffreddamento misto aria-olio, alimentazione a carburatore, cambio a 4 marce e avviamento rigorosamente a pedivella, con una potenza di 20 CV. Pochi? No, tutt’altro, considerando il peso di soli 104 kg del Tribylot (76 la moto e 28 il carrozzino) grazie all’abbondante impiego di alluminio (per lo più lavorato a mano) sia per la moto sia per il carrozzino che è imbullonato alla moto con quattro attacchi (due sul telaio, uno al supporto dell’ammortizzatore e uno alla pedana) e smontabile in pochi minuti. La struttura del sidecar è in tubi d’acciaio (come il telaio della moto) “chiusi” da pannelli in alluminio: per il passeggero ci sono due maniglie, una sulla moto e una frontale, rivestita in pelle come i manubri delle bici da corsa d’epoca. Il carrozzino ha una ruota da 19 pollici su cui lavora un ammortizzatore a gas laterale. Completano il “corredo” una tanica da 3 litri per il rabbocco del carburante, una pompa per gonfiare le gomme, e un paio di vani studiati per contenere i “ferri” da golf... noblesse oblige!
Come va
Guidare un sidecar non capita spesso, testarne uno da fuoristrada è un’esperienza unica. La tecnica di guida è completamente diversa da quella delle moto: le curve si fanno “sterzando” e non “piegando”, con il passeggero chiamato a fare la sua parte spostando il peso all’interno della curva. Se si viaggia da soli è ancora più complicato, perché la terza ruota tende a sollevarsi e va bilanciata con decisi movimenti del busto, oltre che con un attento dosaggio di sterzo e acceleratore. L’aggiunta del carrozzino comunque non penalizza molto le prestazioni del motore Daytona, si perde un pochino solo in ripresa e, soprattutto, in salita. Ma Farina ha già pronta una versione potenziata a 24 cavalli che dovrebbe risolvere il “problema”...
Carta d'identità
Dati tecnici (dichiarati dalla casa)
Motore | monocilindrico 4 tempi |
Cilindrata (cm3) | 187,18 |
Raffreddamento | ad aria/olio |
Alimentazione | a carburatore |
Cambio | a 4 marce |
Potenza CV (kW)/giri | 20(14,8)/6000 |
Freno anteriore | a tamburo |
Freno posteriore | a tamburo |
Velocità massima (km/h) | nd |
Dimensioni
Altezza sella (cm) | 87 |
Interasse (cm) | 141 |
Lunghezza (cm) | 208 |
Peso (kg) | nd |
Pneumatico anteriore | 2,75x21" |
Pneumatico posteriore | 3,50x18" |
Capacità serbatoio (litri) | 9,5 |
Riserva litri | nd |
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