MV Agusta Dragster 800, bella, veloce e ben dotata
La naked “estrema” di MV Agusta è efficace come una sportiva ed è più comoda di quel che sembri. Dotazione di serie ricca, prezzo alto ma corretto
Image
€ 13.690
Pregi
la linea emozionante, le prestazioni del motore e la qualità di erogazione, la dotazione di serie e in particolare il cambio elettronico.
Difetti
Abitabilità per piloti alti, totale assenza di protezione aerodinamica, comfort passeggero, prezzo elevato.
Foto e immagini
In sintesi
Esagerata: questo è l’unico aggettivo adatto alla Dragster, la naked che anche rispetto alle altre MV Agusta, rappresenta qualcosa di estremo. Nell’estetica, innanzitutto, con il suo “ruotone” dietro, il monobraccio e la coda cortissima. Ma soprattutto nel carattere, con un rapporto peso/potenza di 1,34 kg per cavallo e le quote ciclistiche, gli ingombri e il peso (184,5 kg rilevati, roba da moto da corsa) ridotti all’osso. Questa versione “estrema” della Brutale 800 in realtà ha aperto la strada alla rinnovata naked varesina, presentata a EICMA nello scorso novembre. Solo adesso infatti si comprende perché il progetto Dragster avesse come priorità la guidabilità della moto e la qualità di erogazione: stava collaudando le caratteristiche della nuova Brutale (di cui parleremo molto presto).
Meglio la “base”
La gamma Dragster comprende anche la “cattiva” Dragster RR (costa 16.290 euro) e la LH (24.144 euro) in serie limitata, ma secondo noi la più interessante è la “economica” Dragster base della prova, godibile su strada e anche in pista, per la quale la casa dichiara 125 cavalli a 11.600 e 81 Nm di coppia a 8.600 giri. Il telaio è una struttura portante in tubi di acciaio ALS, integrata da piastre in lega leggera d’alluminio; per le sospensioni troviamo davanti una forcella Marzocchi a steli rovesciati da 43 mm, interamente regolabile come il mono posteriore Sachs. Tutto Brembo invece l’impianto frenante. La gomma posteriore Pirelli Diablo rosso II da 200 con spalla da 50 è impressionante. Ma impressiona ancor di più (positivamente) la dotazione elettronica di serie: ABS sportivo, controllo di trazione, cambio elettronico e quattro mappe motore.
Meglio la “base”
La gamma Dragster comprende anche la “cattiva” Dragster RR (costa 16.290 euro) e la LH (24.144 euro) in serie limitata, ma secondo noi la più interessante è la “economica” Dragster base della prova, godibile su strada e anche in pista, per la quale la casa dichiara 125 cavalli a 11.600 e 81 Nm di coppia a 8.600 giri. Il telaio è una struttura portante in tubi di acciaio ALS, integrata da piastre in lega leggera d’alluminio; per le sospensioni troviamo davanti una forcella Marzocchi a steli rovesciati da 43 mm, interamente regolabile come il mono posteriore Sachs. Tutto Brembo invece l’impianto frenante. La gomma posteriore Pirelli Diablo rosso II da 200 con spalla da 50 è impressionante. Ma impressiona ancor di più (positivamente) la dotazione elettronica di serie: ABS sportivo, controllo di trazione, cambio elettronico e quattro mappe motore.
Come va
su strada
Monti in sella e hai la moto in mano: il manubrio in due parti rispetto alla Brutale base è più sportivo e un poco più basso, ma non affatica ed è largo il giusto per controllare la moto anche quando la guida si fa aggressiva. La sella scavata impone al pilota una posizione “obbligata”, se è alto fatica ad arretrare come vorrebbe. Una volta in marcia la prima cosa che si nota è la voce dello scarico: sentire salire di giri la Dragster è un piacere per le orecchie. Ma il vero divertimento inizia quando si prende confidenza con il cambio elettronico, che permette di salire e scendere di marcia senza usare la frizione nè togliere il gas, pensa a tutto lui. In scalata bisogna solo avere l’accortezza di togliere il piede sinistro dalla leva del cambio dopo averla azionata, perché è molto sensibile. Sul misto la Dragster è anche meglio della Brutale per la posizione di guida più efficace e il motore sempre presente sin dai regimi bassi (riprende sorprendentemente da poco più di 1000 giri). Il tre cilindri è perfetto per la guida sportiva, ma va benissimo anche per un uso più tranquillo, con le marce alte, godendosi il panorama. La cattiveria la tira fuori quando serve grazie anche alle diverse mappature a disposizione. Il timore che la gomma da 200 possa penalizzare la maneggevolezza scompare presto: quel poco che si perde, lo si recupera in solidità di appoggio, trasmettendo una rassicurante sensazione di sicurezza. Quanto ai freni, nulla da dire: sono potentissimi e l’ABS Bosch è perfettamente a punto anche per la guida sportiva.
in autostrada
I lunghi viaggi autostradali sono il tipo di utilizzo che la Dragster ama di meno... e non fa nulla per nasconderlo. Di positivo c’è che le vibrazioni sono contenute, perciò si può scegliere il regime a cui si avvertono di meno e poi mantenerlo. In ogni caso in viaggio sia il pilota, sia il passeggero si stancano in fretta, per l’impostazione di guida a busto eretto e contratta, per le dimensioni contenute della moto.
in città
Anche l’utilizzo quotidiano nel traffico non sembrerebbe l’ideale per la Dragster, vista l‘impostazione sportiva. In realtà questa MV in città non è poi così male: la postura alta e le dimensioni contenute della moto facilitano le cose per tutti. E poi ai semafori il gommone Pirelli, l’assistenza del traction control e il cambio elettronico permettono scatti degni davvero di una “dragstrip”: pochissime moto, anche di maggiore cilindrata, tengono testa alla Dragster in una sfida-semaforo Anche nell’uso quotidiano “normale” però si apprezzano le doti di questa moto, in particolare il controllo di trazione e anche il resto della dotazione elettronica: su pavé, strisce pedonali e in ogni situazione di scarsa aderenza si viaggia sicuri, senza troppi pensieri.
Monti in sella e hai la moto in mano: il manubrio in due parti rispetto alla Brutale base è più sportivo e un poco più basso, ma non affatica ed è largo il giusto per controllare la moto anche quando la guida si fa aggressiva. La sella scavata impone al pilota una posizione “obbligata”, se è alto fatica ad arretrare come vorrebbe. Una volta in marcia la prima cosa che si nota è la voce dello scarico: sentire salire di giri la Dragster è un piacere per le orecchie. Ma il vero divertimento inizia quando si prende confidenza con il cambio elettronico, che permette di salire e scendere di marcia senza usare la frizione nè togliere il gas, pensa a tutto lui. In scalata bisogna solo avere l’accortezza di togliere il piede sinistro dalla leva del cambio dopo averla azionata, perché è molto sensibile. Sul misto la Dragster è anche meglio della Brutale per la posizione di guida più efficace e il motore sempre presente sin dai regimi bassi (riprende sorprendentemente da poco più di 1000 giri). Il tre cilindri è perfetto per la guida sportiva, ma va benissimo anche per un uso più tranquillo, con le marce alte, godendosi il panorama. La cattiveria la tira fuori quando serve grazie anche alle diverse mappature a disposizione. Il timore che la gomma da 200 possa penalizzare la maneggevolezza scompare presto: quel poco che si perde, lo si recupera in solidità di appoggio, trasmettendo una rassicurante sensazione di sicurezza. Quanto ai freni, nulla da dire: sono potentissimi e l’ABS Bosch è perfettamente a punto anche per la guida sportiva.
in autostrada
I lunghi viaggi autostradali sono il tipo di utilizzo che la Dragster ama di meno... e non fa nulla per nasconderlo. Di positivo c’è che le vibrazioni sono contenute, perciò si può scegliere il regime a cui si avvertono di meno e poi mantenerlo. In ogni caso in viaggio sia il pilota, sia il passeggero si stancano in fretta, per l’impostazione di guida a busto eretto e contratta, per le dimensioni contenute della moto.
in città
Anche l’utilizzo quotidiano nel traffico non sembrerebbe l’ideale per la Dragster, vista l‘impostazione sportiva. In realtà questa MV in città non è poi così male: la postura alta e le dimensioni contenute della moto facilitano le cose per tutti. E poi ai semafori il gommone Pirelli, l’assistenza del traction control e il cambio elettronico permettono scatti degni davvero di una “dragstrip”: pochissime moto, anche di maggiore cilindrata, tengono testa alla Dragster in una sfida-semaforo Anche nell’uso quotidiano “normale” però si apprezzano le doti di questa moto, in particolare il controllo di trazione e anche il resto della dotazione elettronica: su pavé, strisce pedonali e in ogni situazione di scarsa aderenza si viaggia sicuri, senza troppi pensieri.
Rilevamenti
Velocità massima (km/h) | 230,8 |
Accelerazione | secondi |
0-400 metri | 11,9 |
0-1000 metri | 22,0 |
0-100 km/h | 4,0 |
Ripresa (da 50 km/h) | secondi |
400 metri | 11,9 |
1000 metri | 22,0 |
Potenza massima alla ruota | |
CV/kW | 113,90/84,94 |
Giri al minuto | 12000 |
Frenata | metri |
Da 100 km/h | 40,4 |
Consumi | km/l |
Autostrada | 14,0 |
Extraurbano | 18,1 |
A 90 km/h | 18,6 |
A 120 km/h | 16,0 |
Al massimo | 10,8 |
Autonomia | km |
A 120 km/h | 272,2 |
Al massimo | 183,3 |
Acquisizione dati con CORRYS-DATRON DAS1A.
Banco prova Dynojet's 150 Dynamometer.
Bilancia Computer Scales Longacre 7263.
Banco prova Dynojet's 150 Dynamometer.
Bilancia Computer Scales Longacre 7263.
Dati tecnici
Dati tecnici dichiarati dalla casa
Motore | 4 tempi 3 cilindri |
Cilindrata (cm3) | 798 |
Cambio | a 6 marce |
Potenza CV(kW)/giri | 125(92)/11600 |
Freno anteriore | a doppio disco |
Freno posteriore | a disco |
Pneumatico anteriore | 120/70 - 17" |
Pneumatico posteriore | 200750 - 17" |
Altezza sella (cm) | 81 |
Peso (kg) | 167 |
Capacità serbatoio (litri) | 16,6 |
Autonomia (km) | nd |
Velocità massima (km/h) | nd |
Tempo di consegna | immediato |
Dimensioni rilevate da inSella
Image
Passo |
138.00
|
Lunghezza |
206.00
|
Altezza sella |
81.00
|
MV Agusta Dragster 800 2014
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