Yamaha SR 400, una classica moto anni 70
Questa non è la solita moto in stile retrò: la SR 400 è così da 40 anni, più o meno immutata. Guida facile, prestazioni limitate, fascino e prezzo elevati
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€ 5.990
Pregi
La guida è facile anche per i neofiti, l’erogazione regolare, le finiture sono curate e il comfort di marcia più che discreto
Difetti
Il prezzo è elevato per una 400 “basica” come la SR, le prestazioni scarse e il freno a tamburo ha poco mordente
Foto e immagini
In sintesi
La prima SR fu introdotta in Giappone alla fine degli anni 70 e divenne un “cult” nel paese del Sol Levante, ma non ebbe molto successo in Italia. Ora è finalmente arrivata, rivista in chiave moderna ma con lo stesso, identico “appeal” della sua antenata, con addirittura la stessa (ma non unica) colorazione originale, nera con i profili arancio. Scompare quindi il carburatore per una più attuale iniezione elettronica ma rimane l’avviamento a pedale.
Ultraclassico il motore monocilindrico raffreddato ad aria: ha una cilindrata di 399 cm3, la distribuzione a due valvole e la lubrificazione a carter secco. Il telaio ha una solida struttura a culla chiusa in tubi di acciaio, come il forcellone. Semplice ed elegantissima l’estetica con il classico serbatoio del carburante a goccia, i fianchetti in plastica (il destro ospita gli attrezzi di bordo), i parafanghi cromati, come il lungo terminale di scarico e le ruote, rigorosamente a raggi, da 18”. Il reparto sospensioni propone una forcella tradizionale con steli da 35 mm di diametro e due ammortizzatori posteriori regolabili nel precarico. “Classico” anche l’impianto frenante: davanti ci sono un grosso disco anteriore da 298 mm di diametro e una pinza a due pistoncini, dietro un semplice tamburo. Di indiscutibile fascino ma tecnicamente “basica”, la SR 400 è proposta a un prezzo elevato: costa infatti 5.990 euro.
Ultraclassico il motore monocilindrico raffreddato ad aria: ha una cilindrata di 399 cm3, la distribuzione a due valvole e la lubrificazione a carter secco. Il telaio ha una solida struttura a culla chiusa in tubi di acciaio, come il forcellone. Semplice ed elegantissima l’estetica con il classico serbatoio del carburante a goccia, i fianchetti in plastica (il destro ospita gli attrezzi di bordo), i parafanghi cromati, come il lungo terminale di scarico e le ruote, rigorosamente a raggi, da 18”. Il reparto sospensioni propone una forcella tradizionale con steli da 35 mm di diametro e due ammortizzatori posteriori regolabili nel precarico. “Classico” anche l’impianto frenante: davanti ci sono un grosso disco anteriore da 298 mm di diametro e una pinza a due pistoncini, dietro un semplice tamburo. Di indiscutibile fascino ma tecnicamente “basica”, la SR 400 è proposta a un prezzo elevato: costa infatti 5.990 euro.
Come va
su strada
In sella alla SR 400 si sta comodi: la posizione di guida eretta e naturale non grava sui polsi. La sella è spaziosa, il manubrio largo, le pedane e la seduta basse accolgono bene il pilota. Solo la mancanza di riparo potrebbe alla lunga infastidire, ma vista la velocità di crociera... L’avviamento, rigorosamente a pedivella, è favorito dal decompressore che si aziona attraverso una leva posta sotto al blocchetto elettrico destro, mentre sulla testa del cilindro c’è un piccolo oblò che mostra la posizione ottimale del pistone per facilitare l’operazione che in pubblico dà molte soddisfazioni. Una volta avviato, però, il monocilindrico raffreddato ad aria è poco entusiasmante: anche tirando le marce l’erogazione è lineare ma poco grintosa, da vera moto “da passeggio” come del resto è la SR 400. In curva, grazie al baricentro abbastanza basso, la moto asseconda bene i movimenti del pilota e sfoggia una discreta agilità, anche se la taratura piuttosto morbida delle sospensioni induce a una guida “rotonda”, senza ritrovarsi mai a cercare (inutilmente) il limite. La frenata è adeguata a peso e potenza della moto: il grosso disco anteriore fa il suo dovere, mentre il tamburo posteriore ben modulabile non blocca ma tende a perdere mordente dopo un uso prolungato, costringendo ad intervenire sul registro dello stesso per evitare che la corsa del pedale si allunghi accessivamente. Preciso il cambio, servito da una frizione sempre morbida da azionare.
in autostrada
La SR 400 non è certo una “moto da viaggio”, ma nulla vieta di utilizzarla per qualche gita domenicale, soli o in coppia, a patto di non avere fretta. Il sellone ospita tranquillamente anche il passeggero (a meno che il pilota non sia “oversize”), comodamente seduto e riparato dal pilota stesso grazie alla totale mancanza di dislivello della sella. Il limite è nella capacità di carico, date le piccole dimensioni della Yamaha: borsa (piccola) da serbatoio a parte, non c’è spazio neppure per piccole borse morbide, altrimenti non ci sta il passeggero. Anche l’assenza di riparo non dà troppi pensieri: anche a velocità massima (poco superiore ai 120 km/h) la resistenza all’aria non è eccessiva. Scarse le vibrazioni, si sentono solo al manubrio tirando le marce, altrimenti sono praticamente assenti viaggiando a una velocità di crociera adatta a un monocicilindico e comunque non cambiando marcia “a limitatore”.
in città
È l’ambiente in cui si apprezza di più la SR, agile nel traffico quanto uno scooter, limitata solo dal manubrio piuttosto largo. Peso, dimensioni e un buon raggio di sterzo la rendono facile anche in manovra, qualità che, unita al motore tranquillo e alla seduta bassa, sono doti importanti per chi è di taglia minuta. Peccato per la scarsa capacità di carico: per essere realmente utile nell’uso “normale” quotidiano bisogna almeno montare portapacchi e bauletto. Il motore poco grintoso non aiuta nelle partenze, obbligando a cambiate veloci per avere un po’ di brio. Bene le sospensioni che assorbono senza problemi buche e pavè.
In sella alla SR 400 si sta comodi: la posizione di guida eretta e naturale non grava sui polsi. La sella è spaziosa, il manubrio largo, le pedane e la seduta basse accolgono bene il pilota. Solo la mancanza di riparo potrebbe alla lunga infastidire, ma vista la velocità di crociera... L’avviamento, rigorosamente a pedivella, è favorito dal decompressore che si aziona attraverso una leva posta sotto al blocchetto elettrico destro, mentre sulla testa del cilindro c’è un piccolo oblò che mostra la posizione ottimale del pistone per facilitare l’operazione che in pubblico dà molte soddisfazioni. Una volta avviato, però, il monocilindrico raffreddato ad aria è poco entusiasmante: anche tirando le marce l’erogazione è lineare ma poco grintosa, da vera moto “da passeggio” come del resto è la SR 400. In curva, grazie al baricentro abbastanza basso, la moto asseconda bene i movimenti del pilota e sfoggia una discreta agilità, anche se la taratura piuttosto morbida delle sospensioni induce a una guida “rotonda”, senza ritrovarsi mai a cercare (inutilmente) il limite. La frenata è adeguata a peso e potenza della moto: il grosso disco anteriore fa il suo dovere, mentre il tamburo posteriore ben modulabile non blocca ma tende a perdere mordente dopo un uso prolungato, costringendo ad intervenire sul registro dello stesso per evitare che la corsa del pedale si allunghi accessivamente. Preciso il cambio, servito da una frizione sempre morbida da azionare.
in autostrada
La SR 400 non è certo una “moto da viaggio”, ma nulla vieta di utilizzarla per qualche gita domenicale, soli o in coppia, a patto di non avere fretta. Il sellone ospita tranquillamente anche il passeggero (a meno che il pilota non sia “oversize”), comodamente seduto e riparato dal pilota stesso grazie alla totale mancanza di dislivello della sella. Il limite è nella capacità di carico, date le piccole dimensioni della Yamaha: borsa (piccola) da serbatoio a parte, non c’è spazio neppure per piccole borse morbide, altrimenti non ci sta il passeggero. Anche l’assenza di riparo non dà troppi pensieri: anche a velocità massima (poco superiore ai 120 km/h) la resistenza all’aria non è eccessiva. Scarse le vibrazioni, si sentono solo al manubrio tirando le marce, altrimenti sono praticamente assenti viaggiando a una velocità di crociera adatta a un monocicilindico e comunque non cambiando marcia “a limitatore”.
in città
È l’ambiente in cui si apprezza di più la SR, agile nel traffico quanto uno scooter, limitata solo dal manubrio piuttosto largo. Peso, dimensioni e un buon raggio di sterzo la rendono facile anche in manovra, qualità che, unita al motore tranquillo e alla seduta bassa, sono doti importanti per chi è di taglia minuta. Peccato per la scarsa capacità di carico: per essere realmente utile nell’uso “normale” quotidiano bisogna almeno montare portapacchi e bauletto. Il motore poco grintoso non aiuta nelle partenze, obbligando a cambiate veloci per avere un po’ di brio. Bene le sospensioni che assorbono senza problemi buche e pavè.
Rilevamenti
Velocità massima (km/h) | 124,5 |
Accelerazione | secondi |
0-400 metri | 18,6 |
0-1000 metri | 37,0 |
0-100 km/h | 13,5 |
Ripresa (da 50 km/h) | secondi |
400 metri | 18,2 |
1000 metri | 37,2 |
Potenza massima alla ruota | |
CV/kW | 20,5/15,3 |
Giri al minuto | 6200 |
Frenata | metri |
Da 100 km/h | 54,7 |
Consumi | km/l |
Autostrada | 16,7 |
Extraurbano | 29,7 |
A 90 km/h | 24,6 |
A 120 km/h | 17,1 |
Al massimo | 16,7 |
Autonomia | km |
A 120 km/h | 216,3 |
Al massimo | 209,3 |
Acquisizione dati con CORRYS-DATRON DAS1A.
Banco prova Dynojet's 150 Dynamometer.
Bilancia Computer Scales Longacre 7263.
Banco prova Dynojet's 150 Dynamometer.
Bilancia Computer Scales Longacre 7263.
Dati tecnici
Dati tecnici dichiarati dalla casa
Motore | 4 tempi monocilindrico |
Cilindrata (cm3) | 399 |
Cambio | a 5 marce |
Potenza CV(kW)/giri | 23,2(17,1)/6500 |
Freno anteriore | a disco |
Freno posteriore | a tamburo |
Pneumatico anteriore | 90/100 - 18" |
Pneumatico posteriore | 110/90 - 18" |
Altezza sella (cm) | 79 |
Peso (kg) | 174 |
Capacità serbatoio (litri) | 12 |
Autonomia (km) | nd |
Velocità massima (km/h) | nd |
Tempo di consegna | immediato |
Dimensioni rilevate da inSella
Image
Passo |
141.00
|
Lunghezza |
208.50
|
Altezza sella |
79.00
|
Yamaha SR 400 2016
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