Andrea Greenrider

Il fascino della sportiva di razza è intramontabile e come tutti i ragazzi sono rimasto affascinato per non dire folgorato dall'aspetto inquietante di questa moto che sembra uscita dalla matita di Shingo Araki (padre di Mazinga e Goldrake) per quanto è futuristica.

Esteticamente non teme confronti, né nel 2005 quando è uscita né adesso a fine 2011, praticamente a distanza di 6 anni rimane attuale e bellissima. Appurato che uno non può rimanere indifferente al fattore estetico, non può fare altro che inchinarsi alla bontà del motore. Siamo di fronte all'ultimo 636 che ha sfornato la casa di Akashi, un motore straordinario, sempre pronto, anche a bassissimo numero di giri o in marcia alta senza fatica sale e mette in luce un'accellerazione sempre sincera, senza strappi e una potenza che si sviluppa in un crescendo che trova il suo massimo solo nella lucina del cambiomarcia, quando scatta il limitatore.

Quando sali su il peso è abbastanza rilevante, la posizione è abbastanza caricata in avanti e sembra tutto tranne che una moto godibile al di fuori della pista ma una volta messo in moto e partiti diventa di una leggerezza incredibile e la facilità nello scendere in piega è disarmante! Non occorre premere forte su pedane o impostare la curva con il corpo, quando la curva arriva scende in piega praticamente da sola e non devi fare altro che controllare il controsterzo per non chiudere troppo la curva. Città, periferia, gita domenicale o vacanza di breve raggio sono il suo pane tanto quanto la pista e ve lo posso garantire in quanto la uso ogni giorno per il classico tragitto casa-lavoro e ne ho goduto in gite a corto raggio anche con zavorrina semplicemente mettendo 2 borse laterali morbide (e tanta passione in sella!). Con una moto del genere non si può non viaggare e fare 40.000 Km in lungo e in largo se non si ha una forte passione dietro.

ìLa ricomprerei sicuramente visto tutte le emozioni che è riuscita a darmi in 6 anni di convivenza! ;)

è mia