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MotoGP 2018, Petrucci: “Addio Ducati Pramac, voglio essere ufficiale”

MotoGP news – Anche Danilo Petrucci quest'anno dovrà decidere del suo futuro, la sua esperienza nel team Pramac è arrivata alla conclusione. Il pilota di Terni punta a un team ufficiale e spera di restare in casa Ducati
"E' un mondo che mette molta pressione"
Tra i tanti piloti che hanno il contratto in scadenza nel 2018 c’è anche Danilo Petrucci, pilota del team Pramac e con una prelazione in tasca di Ducati. Il pilota di Terni viene da un 2017 tutto sommato positivo, con quattro podi, tra cui il terzo posto al Mugello, e ha raccontato alla Gazzetta dello Sport i suoi progetti: “Paolo Campinoti (CEO di Pramac ndr) mi ha tirato fuori dagli inferi, ma sapevamo che questo sarebbe stato l’ultimo anno assieme, il ciclo si sta completando. È anche il senso del progetto Pramac. Io ho un contratto con Ducati, ho un’opzione che scade a giugno per entrare nel team ufficiale, altrimenti sarò libero”. È arrivata l’ora di separarsi quindi e chiaramente “Petrux” spera in un passaggio nel team ufficiale in Ducati: “Il sogno è quello, ma credo che tutto si deciderà alle prime gare e non trovo sia molto giusto: se firmi dopo 3 GP, gli altri 15 li corri con una motivazione diversa. Quanto successo a Folger forse dipende anche da questo, è un mondo che mette addosso molta pressione. Nel 2017 la tentazione di andare in Aprilia è stata forte, diventare pilota di una casa italiana mi allettava molto. Ma non volevo finire da separato in casa. Però dopo 7 anni in MotoGP l’ambizione è quella”. Gli obiettivi del 2018 sono chiari: “Voglio ripetere nel bene quanto mi è riuscito nel 2017, ma con meno bassi. Ci sono state gare nelle quali non ho capito i problemi che il mio stile di guida causava. A me piace guidare di traverso, ma le Michelin sono delicate e l’ho pagata. Un anno fa ero preoccupato non sapendo se sarei riuscito a fare quel passo necessario per essere tra i migliori. Ora lo sono molto meno. Non mi metto tra chi può vincere il Mondiale, ma vorrei conquistare quella vittoria sfiorata due volte. Marquez resta l’uomo da battere. Non so se è lui ad avere qualcosa in più di tutti noi o la combinazione moto ­pilota. Ma so che io non riesco, come fa lui, ad andare a cercare quasi scientemente la caduta per avvicinare al limite. La mia testa non mi ci porta”.
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