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La top 10 delle scrambler firmate Oberdan Bezzi. Rifatevi gli occhi!

Abbiamo redatto una singolare classifica, pescando tra le variegate proposte del designer romagnolo, tra modelli "reali" e impeccabili esercizi di stile. Questa è la nostra personale Top 10 firmata Obiboi

Nei giorni scorsi vi abbiamo proposto la selezione delle più belle special su base Moto Guzzi, uscite dalla “matita” preziosa di Oberdan Bezzi. Che dire dunque, se non che ci abbiamo preso gusto e per questo ci siamo sbizzarriti nuovamente stilando un’altra particolare classifica. Questa volta ci siamo però concentrati sullo stile, anziché sul singolo marchio… ed è stato impossibile non focalizzarsi sulle “scrambler”. Ecco allora quali sono, a nostro personale avviso, le dieci creazioni più efficaci del designer italiano...

10° RICKMAN METISSE MK6 SUPERSCRAMBLER

La MK6 SUPERSCRAMBLER è dedicata sicuramente agli appassionati di moto inglesi e particolari, amanti dei prodotti artigianali ma abbastanza pragmatici da accettare qualche "diavoleria" contemporanea che comporti un effettivo vantaggio sia nella sicurezza che nelle prestazioni globali”. Nessuna introduzione è migliore di quella di Oberdan Bezzi in persona, per spiegare con efficacia quale sia il pensiero che sottostà a questo sketch. Spinta dal motore bicilindrico Adelaide da 997 centimetri cubi, questa versione “moderna” vede il doppio ammortizzatore posteriore cedere il passo a un mono; lo stesso vale per la forcella anteriore che qui è a steli rovesciati e dotata di attacco radiale per le pinze. I freni sono a disco, montati su un tandem di cerchi 17’’/21’’, il tutto all’insegna di un fuoristrada “di classe”.

9° MONDIAL XRM 525

Il nome è quello - travagliato - della storica Casa bolognese, alla quale Bezzi restituisce pathos con questo efficace esercizio di stile. Con la XRM 525 Obiboi ha immaginato una media cilindrata spinta - idealmente - da un bicilindrico da 525 cc. Dato emblematico, che suggerisce una paternità asiatica che potrebbe facilmente essere Voge. Immancabile il colore blu e interessanti i terminali conici in nero satinato; a risaltare però sono soprattutto i canali dei cerchi a raggi, di un blu anodizzato che strizza l’occhio agli appetiti più sportivi.

8° BENELLI JACKRABBIT 400

Questa special, semplice nello stile e con richiami profondamente sixties, costituisce un ponte ideale tra la tradizione fuoristradistica europea/statunitense e il ciclo contemporaneo segnato dai produttori cinesi. La base è infatti quella della Benelli Imperiale 400, che dopo la “cura Bezzi” lascia da parte un bel po’ di plastica in favore del caro e vecchio metallo. Satinato o verniciato, basta che sia! Bezzi ha ribattezzato il modello Jackrabbit, in riferimento al buffo coniglio del Mojave dalle abbondanti orecchie.

7° HARLEY DAVIDSON BAJA 301

Perché è intrinsecamente diversa, perché non poteva mancare a prescindere, perché Harley-Davidson è… Harley-Davidson, comunque la si pensi, nel bene e nel male. Dunque bicilindrico corsa lunga? Macché, la proposta di design di Bezzi non è scontata e guarda infatti al segmento delle piccole cilindrate, a cui HD è recentemente approdata con la X350. La “baby” Harley è frutto della collaborazione con il colosso asiatico Qianjiang e sfrutta la stessa piattaforma dei modelli Benelli 302S e QJMotor SRK350. Con questo bozzetto Bezzi riporta però la piccola HD nel cuore delle Americhe, ricordando la Baja e dunque la competizione, il clima californiano di frontiera. I colori sono quelli di Milwaukee e i fronzoli pochi…

6° TRIUMPH XCRAMBLER SPECIAL 1200

Per via del modello di partenza, il lavoro di design svolto qui da Obiboi ha una fortissima (e più che plausibile) radice nel mondo reale. La base è il propulsore Triumph da 1.200 cc, proprio quello della Bonnie T120… nome intrinsecamente legato alla storia del concetto scrambler. Bezzi qui fa un'operazione nostalgia secondo noi azzeccatissima, andando a recuperare le forme (e i colori) della "monoscocca" della leggendaria Triumph X-75 Hurricane del '73, tricilindrica che andò a ruba negli Usa ma che poi vide interrotta la sua produzione. Sarebbe fantastico rivederla in queste vesti.

5° BSA GOLD STAR B65 T

Il giro di boa della classifica è rappresentato dal leggendario marchio inglese. Si tratta di una proposta elaborata da Bezzi in concomitanza del ritorno del nome Gold Star nei listini, avvenuto nel 2023. L’attuale Gold Star deriva infatti il proprio nome dal modello degli anni 70, che rappresentò l’ultimo acuto della Birmingham Small Arms. Oggi invece il Marchio è tornato in auge, grazie alla nuova proprietà indiana (Mahindra), e sulla scia della monocilindrica neoclassica da 650 cc, Bezzi avanza la proposta di questa affascinante versione off-road. Chi dice che non vorrebbe scorrazzare su strade bianche, vestendo trame scozzesi in sella a questa scrambler, mente…

4° BMW R NINE-T BAJA

Non poteva ovviamente mancare la BMW (moderna) più personalizzata di sempre. Ne abbiamo viste così tante, declinate in stili differenti, che potremmo davvero confondere bozzetto e realtà. Resta il fatto che la Nine-T è una base efficacissima e - come ci ha ampiamente dimostrato Bezzi - pensarla in chiave scrambler ammiccando alla tradizione dakariana del marchio apre un mondo di possibilità. Ecco allora questa versione che immancabilmente riprende il trittico di colori BMW, rinunciando al più scontato (?) bianco di fondo. In questo caso non resta che un lavoro di dettaglio - forse per questo ancora più complicato - per caratterizzare questo modello. E tutto, qui, è al posto giusto…

3° SUZUKI TS 700 APACHE

Il podio è inaugurato da Suzuki, con questa reinterpretazione datata 2022 della piattaforma con bicilindrico frontemarcia. Si chiama TS 700 APACHE (ma il propulsore da 776 cc “imporrebbe” la denominazione “800 APACHE”) e deriva il nome da quella TS 400 Apache tanto apprezzata oltreoceano durante i ‘70, un monocilindrico 2T dal look “crossistico”. Bezzi stesso la descrive come una “moderna erede che riprende la filosofia dell'antenata, di moto divertente e facile, implementando le qualità con un più ampio campo di possibilità d'uso, grazie al motore bicilindrico e alle ovvie evoluzioni in campo prestazionale e di sicurezza che le permetterebbero un utilizzo davvero poliedrico.”

2° ASPES HOPI RGT 500

Di nuovo, Bezzi rivitalizza uno dei marchi storici della tradizione motoristica italiana. Lo fa con la Aspes di Gallarate che al tempo giocava con suggestioni da film western, nominando i propri modelli come le tribù dei nativi (Apache, Navaho ecc). Una riproposizione ben riassunta dalle parole di Obiboi: “Probabilmente la strada giusta per tornare sarebbe quella di riproporre l'originalità estetica tipica della Casa (Aspes Ndr.) su una meccanica predefinita, di facile reperibilità e di provata affidabilità , giocoforza di provenienza Asiatica. La HOPI RGT 500 sarebbe una moto che sotto le sembianze del modello HOPI da regolarità anni 70 sarebbe in realtà una godibile e attraente scrambler bicilindrica, comunque meglio dotata ciclisticamente per un fuoristrada di miglior livello rispetto a modelli analoghi. Il lucente metallo di serbatoio e parafanghi e tutto il look tipico degli anni 70 insieme al nome ASPES potrebbero davvero far breccia nel cuore degli appassionati amanti delle fuoristrada di sapore...Classico!”

1° ANCILLOTTI SCARAB SCR 525

Perché limitarsi a fantasticare? Il nome evocativo, il giallo che impatta, i dettagli retró. Sono solo alcuni dei fattori che faranno accelerare il battito a chiunque abbia vissuto a cavallo tra il 1968 e il 1982, nei 14 anni in cui Scarab fu sinonimo stretto di “fuoristrada”. Bezzi riprende il nome delle “piccole” Ancillotti 2T da 50 e 125 cc, con il quale il patron Gualtiero compì il “salto” definitivo da preparatore a costruttore. Lo fa reinterpretando il passato per rispondere alle più moderne esigenze, d’altra parte i giovani di allora non sono più imberbi: motore bicilindrico da 525 centimetri cubi, forcella a steli rovesciati, binomio ruote 19’’/21’’. Lo scarico? Montato alto ovviamente, per fare sul serio…

 

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