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MotoGP, la verità di Vinales: "Se Yamaha mi avesse ascoltato avremmo vinto il mondiale"

Lo spagnolo è certo che con Yamaha avrebbe potuto vincere il mondiale, ma non riuscì ad imporre le sue idee

Dazn Spagna ha trasmesso un documentario sulla carriera  di Maverick Vinales, intitolato “Due vite”. Lo spagnolo racconta in prima persona quella che è statala sua storia sportiva con Yamaha. La Casa di Iwata lo ingaggiò nel 2017, quando Jorge Lorenzo traslocò in Ducati, e Vinales assicura che avrebbe potuto vincere il titolo. Ma le cose non sono andate come sperava…

Il colpo di fulmine con la M1

Lo spagnolo racconta: “Sono entrato come un missile con un'idea chiara e l'unica cosa che ho chiesto a Yamaha è stata quella di diventare campione del mondo. Quando ho guidato la M1 per la prima volta me ne sono innamorato all’istante. Tutto veniva facile. Non avevo mai guidato una moto così buona. Dissi a Yamaha di non toccarla e di portarmela così in Qatar che con quella moto avremmo vinto il Mondiale. In realtà quando sono arrivato ai test quella moto non c’era. Volevano che corressi con la nuova moto, con la quale mi sentivo bene ma non come con l’altra”.

La confusione durante la stagione

Poi il campionato è cominciato: “Ho vinto la prima gara in Qatar, la seconda in Argentina. Funzionava tutto con facilità. A Le Mans è stato spettacolare, uno dei giorni migliori della mia vita quando ho vinto un duello con Valentino Rossi. Poi a Montmelò sono iniziate a cambiare tante cose. Ho provato cinque telai, non capivo nulla. A me quella moto andava bene. Sono arrivato ad Assen e ho corso con un telaio con cui avevo solo fatto due giri. Ovviamente sono caduto. Ho perso 25 punti perché quella gara l’avrei vinta. Poi sono iniziate a cambiare le cose. Quell’anno è stato molto frustrante. Era il mio anno, ero il più forte e gli altri non lo erano abbastanza. Mentalmente è stato pesante perché mi aspettavo di vincere. Non c’è nulla di peggio di quando ti aspetti qualcosa e questo non succede. Nessuno era veloce quanto me”.

I due anni successivi

Il rapporto con Yamaha continua, ma con poche soddisfazioni: “Nel 2018 ho chiesto a Yamaha di portarmi la moto del 2016 e nient'altro. A Jerez ho fatto un test con quella moto, che guidava Zarco, e sono stato mezzo secondo più veloce. Ho fatto notare che non mi stavo sbagliando, ma quando sono arrivato ai test la moto 2018 non andava bene per me. Non mi è piaciuto affatto. È stato uno dei miei anni peggiori”.
Nel 2109 le cose non migliorano: “Sembrava che avessero imparato la lezione. Márquez e la Honda erano molto forti, ma la moto andava molto bene. Eravamo gli unici capaci di tenere davvero testa a Marc”. In quell'anno ha poi completato il podio iridato.

"L'anno in cui abbiamo fallito di più"

Il 2020 è stato l'anno del Covid: “Dissi loro che con la moto 2019 e un po' di aerodinamica avremmo potuto vincere. Ho chiesto loro di avere continuità. Ho accettato di andare con la 2020, anche se con molta riluttanza. Poi a Jerez abbiamo avuto un problema alle valvole del motore, in Austria ci fu un altro incidente importante. Persi 40 punti, che mi avrebbero fatto vincere il titolo. Era l'anno più facile per vincere il Mondiale e quello in cui abbiamo fallito di più. Se mi avessero ascoltato, oggi sarei campione del mondo. Ne sono sicuro al 100%”.

L'anno della rottura

I rapporti tra le due parti giungono quindi al capolinea: “Il 2021 l’ho iniziato vincendo. Mi sentivo imbattibile. Non so poi cosa sia successo, non capivo niente, la mia moto andava al contrario. Vinsi la prima gara con una mano sola, arrivo in Qatar e la mia moto funzionava in maniera diversa. Lì ho cominciato a perdere la fiducia. Sono arrivato a livelli di frustrazione molto alti”.

Guardando a quegli anni Vinales ha poi dichiarato: “Ho sempre avuto la sensazione di non esser stato abbastanza forte per dire: “Voglio questo ed è così. Punto”. Questo mi ha davvero messo nei guai, perché so perfettamente che avrei potuto realizzare il mio sogno e non ci sono riuscito per altre circostanze. E questo fa male, è molto difficile da accettare. Mi sono poi dato per vinto e ho deciso di scendere da quella barca”.

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