MotoGP Starting Grid: Ducati all'assalto in Qatar, Yamaha e Suzuki pronte a rispondere
Le moto di Borgo Panigale volano sul rettilineo di Losail, ma Yamaha ha fatto passi in avanti e Suzuki rimane un cliente scomodo per tutti. Sei italiani sono pronti a raccogliere l'eredità di Rossi, ma per ora il Dottore è tenace e galvanizzato dalla convivenza nel box con Morbidelli. Marquez sarà il grande assente
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News
Ricomincia finalmente il motomondiale e riparte anche MotoGP Starting Grid, l'appuntamento settimanale con il nostro Guido Sassi, che ci riporta le news dal paddock. La stagione inizia dopo i test in Qatar con la prima delle due gare a Losail, un gp che ha moltissimi spunti di interesse.
La novità
Dopo avere fatto credere a tutti – e averci sperato lui stesso- di partecipare al gran premio del Qatar, per Marc è arrivato lo stop medico. Non quello del dottor Charte, responsabile medico del motomondiale, ma degli stessi consulenti che lo hanno seguito dall'ultima operazione in avanti. La federazione insomma avrebbe dato l'ok a correre, perché Marquez è oggettivamente “fit” per gli standard richiesti. Ma dopo i due test svolti a Barcellona e Portimao, nell'entourage di Marc si è fatta strada la convinzione che in questo momento i rischi di uno stress eccessivo al braccio destro sono superiori ai vantaggi che due gare in pista possono regalare. In buona sostanza, se la stagione sarà di 19-20 gare, un MM93 in piena forma avrà comunque tutte le possibilità di correre per vincere il titolo correndone 17-18. Ma se dopo i primi due appuntamenti invece dovessero insorgere complicazioni al braccio – pensate solo alle sollecitazioni che l'osso dovrebbe sopportare se non fosse ottimamente supportato da un adeguato tono muscolare- allora il calvario potrebbe trascinarsi sì più a lungo e irrimediabilmente nel corso della stagione.
Che numeri
La 73esima stagione del motomondiale inizierà per la 14esima volta in Qatar, che dalla vittoria di Stoner nel 2007 rappresenta l'opening del campionato. Ducati a Losail è salita sul gradino più alto del podio ben 5 volte, ed è la seconda marca più vincente dopo Yamaha, che conta 8 successi. La striscia di Borgo Panigale è ancora aperta e la moto italiana punta a un tris di primi posti consecutivi dopo la doppia affermazione di Andrea Dovizioso nel 2018 e 2019. La tradizione dei piloti di casa nostra è particolarmente felice, con altre 4 vittorie di Valentino Rossi in Yamaha, tra le quali l'ultima nel 2015, per un podio tutto tricolore.
La sfida
La storia più interessante alla vigilia del motomondiale – almeno alle nostre latitudini- è probabilmente la nuova avventura di Vale in seno al team Petronas, dove ha trovato Franco Morbidelli. L'allievo e il maestro andranno così a dividere lo stesso box e non saranno più solo compagni di allenamento e di marca, ma avranno gli stessi colori. Non la stessa moto, però: Rossi continuerà ad avere una M1 factory, sulla quale ha già testato diverse novità, mentre Morbidelli utilizzerà la spec-A, che è sostanzialmente una 2019 in versione aggiornata. I risultati del 2020 dicono che Franco è migliorato parecchio, e che da quando si è sbloccato con la prima vittoria a Misano è cresciuto di livello. Il Morbido, alla sua quarta stagione in classe regina, ha ormai anche una discreta esperienza, ma non è che Rossi parte necessariamente in grave difetto. Un cambio d'aria può anzi essere uno stimolo per il Dottore, una struttura più leggera rispetto al team ufficiale aiutarlo a concentrarsi senza perdere la barra in troppe analisi tecniche.
Questa è storia
Se la prima vittoria di Dovizioso in sella alla Ducati in Qatar aveva rappresentato il coronamento di una lunga rincorsa all'obiettivo, nel 2019 per Andrea la soddisfazione è stata ancora maggiore, perché ha battuto nuovamente Marquez, quasi con un replay del precedente successo. Marc aveva tentato l’attacco all’ultima curva e Dovizioso lo aveva ripassato in uscita, ma sul rettilineo d'arrivo lo spunto della Honda aveva permesso a a MM93 di limitare il distacco ad appena 23 millesimi. Era stato un campanello d'allarme che aveva suonato ben chiaro per gli avversari: raramente la Honda si era mostrata così veloce su una pista tradizionalmente poco favorevole, e infatti poi lo spagnolo aveva poi vinto 12 gare delle rimanenti 18, senza fare mai peggio di secondo al traguardo (eccezion fatta per il gp delle Americhe, dove si era ritirato).
Hot Spot
La curva 16 abbiamo visto essere stata spesso teatro di “incroci pericolosi”, ma i punti caldi nella parte conclusiva del circuito non limitano a questo spot. Il rettilineo che segue l'ultima a destra porta infatti alla finish line, spostata piuttosto in avanti. Dei ben 1068 metri del dritto da oltre 350 chilometri orari, anche all'ultimo giro se ne possono sfruttare comunque parecchi. Motore e una buona accelerazione insomma possono risultare decisivi nell'ottica di portare a casa un buon risultato, e l'ordine d'arrivo in Qatar non è mai scontato, fino all'ultimo metro. Certo, Ducati ha primeggiato alla speed trap durante i test, ma in un arrivo al fotofinish più che la velocità assoluta conterà il miglior spunto.
La novità
Dopo avere fatto credere a tutti – e averci sperato lui stesso- di partecipare al gran premio del Qatar, per Marc è arrivato lo stop medico. Non quello del dottor Charte, responsabile medico del motomondiale, ma degli stessi consulenti che lo hanno seguito dall'ultima operazione in avanti. La federazione insomma avrebbe dato l'ok a correre, perché Marquez è oggettivamente “fit” per gli standard richiesti. Ma dopo i due test svolti a Barcellona e Portimao, nell'entourage di Marc si è fatta strada la convinzione che in questo momento i rischi di uno stress eccessivo al braccio destro sono superiori ai vantaggi che due gare in pista possono regalare. In buona sostanza, se la stagione sarà di 19-20 gare, un MM93 in piena forma avrà comunque tutte le possibilità di correre per vincere il titolo correndone 17-18. Ma se dopo i primi due appuntamenti invece dovessero insorgere complicazioni al braccio – pensate solo alle sollecitazioni che l'osso dovrebbe sopportare se non fosse ottimamente supportato da un adeguato tono muscolare- allora il calvario potrebbe trascinarsi sì più a lungo e irrimediabilmente nel corso della stagione.
Che numeri
La 73esima stagione del motomondiale inizierà per la 14esima volta in Qatar, che dalla vittoria di Stoner nel 2007 rappresenta l'opening del campionato. Ducati a Losail è salita sul gradino più alto del podio ben 5 volte, ed è la seconda marca più vincente dopo Yamaha, che conta 8 successi. La striscia di Borgo Panigale è ancora aperta e la moto italiana punta a un tris di primi posti consecutivi dopo la doppia affermazione di Andrea Dovizioso nel 2018 e 2019. La tradizione dei piloti di casa nostra è particolarmente felice, con altre 4 vittorie di Valentino Rossi in Yamaha, tra le quali l'ultima nel 2015, per un podio tutto tricolore.
La sfida
La storia più interessante alla vigilia del motomondiale – almeno alle nostre latitudini- è probabilmente la nuova avventura di Vale in seno al team Petronas, dove ha trovato Franco Morbidelli. L'allievo e il maestro andranno così a dividere lo stesso box e non saranno più solo compagni di allenamento e di marca, ma avranno gli stessi colori. Non la stessa moto, però: Rossi continuerà ad avere una M1 factory, sulla quale ha già testato diverse novità, mentre Morbidelli utilizzerà la spec-A, che è sostanzialmente una 2019 in versione aggiornata. I risultati del 2020 dicono che Franco è migliorato parecchio, e che da quando si è sbloccato con la prima vittoria a Misano è cresciuto di livello. Il Morbido, alla sua quarta stagione in classe regina, ha ormai anche una discreta esperienza, ma non è che Rossi parte necessariamente in grave difetto. Un cambio d'aria può anzi essere uno stimolo per il Dottore, una struttura più leggera rispetto al team ufficiale aiutarlo a concentrarsi senza perdere la barra in troppe analisi tecniche.
Questa è storia
Se la prima vittoria di Dovizioso in sella alla Ducati in Qatar aveva rappresentato il coronamento di una lunga rincorsa all'obiettivo, nel 2019 per Andrea la soddisfazione è stata ancora maggiore, perché ha battuto nuovamente Marquez, quasi con un replay del precedente successo. Marc aveva tentato l’attacco all’ultima curva e Dovizioso lo aveva ripassato in uscita, ma sul rettilineo d'arrivo lo spunto della Honda aveva permesso a a MM93 di limitare il distacco ad appena 23 millesimi. Era stato un campanello d'allarme che aveva suonato ben chiaro per gli avversari: raramente la Honda si era mostrata così veloce su una pista tradizionalmente poco favorevole, e infatti poi lo spagnolo aveva poi vinto 12 gare delle rimanenti 18, senza fare mai peggio di secondo al traguardo (eccezion fatta per il gp delle Americhe, dove si era ritirato).
Hot Spot
La curva 16 abbiamo visto essere stata spesso teatro di “incroci pericolosi”, ma i punti caldi nella parte conclusiva del circuito non limitano a questo spot. Il rettilineo che segue l'ultima a destra porta infatti alla finish line, spostata piuttosto in avanti. Dei ben 1068 metri del dritto da oltre 350 chilometri orari, anche all'ultimo giro se ne possono sfruttare comunque parecchi. Motore e una buona accelerazione insomma possono risultare decisivi nell'ottica di portare a casa un buon risultato, e l'ordine d'arrivo in Qatar non è mai scontato, fino all'ultimo metro. Certo, Ducati ha primeggiato alla speed trap durante i test, ma in un arrivo al fotofinish più che la velocità assoluta conterà il miglior spunto.
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