Salta al contenuto principale

MotoGP, le pagelle di fine anno: Ducati, un campionato luci e ombre

La Desmosedici campione del mondo costruttori merita un discreto, e chissà dove sarebbe arrivata con una posteriore Michelin differente. La gestione del box da parte del team però non è stata all'altezza della situazione, e anche i piloti hanno le proprie mancanze in una stagione con poche vittorie
Il campionato 2020 della MotoGP si è concluso da un mese esatto: i truck delle squadre di MotoGP sono rientrati tutti alle rispettive basi, anche quelli impegnati negli ultimissimi test post stagionali. È il momento insomma del pagellone di fine anno! Andiamo a rileggere con il nostro Guido Sassi il mondiale dei protagonisti, assegnando i voti squadra per squadra. Partiamo da Ducati, che ha vinto il titolo costruttori.

I piloti
Andrea Dovizioso, voto 5. Attapirato. Ha iniziato una stagione nata sotto una cattiva stella con un terzo posto a Jerez nonostante la spalla malandata, ma poi non è più salito sul podio, a parte la vittoria in Austria. Il forlivese ha costantemente detto di non avere la velocità per lottare per il mondiale, e infatti a fine campionato i numeri gli hanno dato ragione ma è una magra consolazione: già a Valencia è arrivato fuori dai giochi per il titolo. Ha predetto fin dai test invernali la forza della Suzuki e le proprie perplessità sulla posteriore Michelin in abbinamento alla Desmosedici. Insomma, ci ha preso su tutto, ma non ci ha guadagnato nulla, nemmeno una sella per il 2021.
Danilo Petrucci, voto 6. Salvo. Gli hanno tolto la Ducati ancora prima di iniziare la stagione, ma ha avuto così il tempo di trovarsi una moto per l'anno prossimo. E che moto, la KTM vincente di Oliveira! Per il resto, il campionato è stato un calvario, eccezion fatta per la stupenda vittoria nella piscina di Le Mans. Comunque meglio così, piuttosto che una serie anonima di piazzamenti.

La squadra
Desmosedici GP20, voto 7. Incompresa. Mai in lotta per il titolo piloti eppure discreta? Sì, e ci starebbe anche un mezzo voto in più, perché la Desmosedici rimane la moto più potente ed è un concentrato di soluzioni vincenti. In questo sciagurato 2020 non ha digerito una gomma, ma la GP20 era stata progettata prima di potere davvero capire come si sarebbe comportata la nuova posteriore, cosa poteva farci Dall'Igna? La speranza per il futuro è nella nuova anteriore francese, e in una serie di piccoli aggiustamenti che permettano di riguadagnare un po' di costanza al vertice. Ah, la Ducati comunque è campione del mondo costruttori, tanto per dire.
Team ufficiale, voto 5. Nervosi. Un clima pesantuccio fin dall'inverno e il management ha la sua responsabilità nell'averlo creato. Ducati un anno fa ha sondato Vinales e Quartararo, poi anche Rins, Mir, Pol Espargaro. A quel punto la mancanza di fiducia nei propri piloti si è diffusa nel box come una malattia che ha contagiato tutto l'ambiente.
Team satellite, voto 7. Stampelle. Pramac ha portato in dote i tanti podi di Jack Miller (voto 7) e l'acuto di Francesco Bagnaia (voto 6), sufficienti a far capire che la moto non è così male. Johann Zarco (voto 6) ha seminato panico in pista ma ha lasciato intravedere anche la consueta velocità. Il transalpino ha dimostrato che, pure con una moto vecchia di un anno, si può ben figurare se assistiti da tecnici validi. Uno sprone per i prossimi rookie.
Aggiungi un commento