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La mossa di Dall'Igna: aggiungi un Marquez nel motore

Riprendendo il claim di un noto spot di diversi anni fa, non c'è migliore addittivo per la Desmosedici del prossimo biennio. Lo sviluppo tecnico non può proseguire all'infinito, anche per via delle nuove regole, e Ducati è corsa ai ripari

Del passaggio di Marc Marquez in Ducati ufficiale si è scritto molto, così come delle motivazioni che hanno portato il management di Borgo Panigale a firmare l'otto volte campione del mondo: per toglierlo alla concorrenza, per gratificare gli sponsor con un ingaggio che porterà moltissima attenzione sul team rosso. Ma ci sono probabilmente anche altre ragioni, che hanno convinto in particolare il direttore generale di Ducati Corse Gigi Dall'Igna.


La questione tecnica

È vero che i soldi contano molto nella MotoGP di oggi e il direttore sportivo Mauro Grassilli ha ben spiegato come la figura di Marc Marquez sia importante sotto diversi punti di vista. Il manager di Borgo Panigale d'altronde ha una formazione che viene dal mondo della gestione contratti: meglio di chiunque altro è stato in grado di valutare pro e contro di un'operazione che è stata sia un investimento sul fronte sportivo - inteso come Marquez atleta- che sul marketing. Ma bisogna sempre ricordare che in Ducati il peso di Dall'Igna non è certo trascurabile. Non solo perché da dieci anni ormai guida le operazioni all'interno del box rosso, ma anche e soprattutto perché è il “papà” della Desmosedici in senso moderno, una moto che ha rivoluzionato e costantemente evoluto.

E non si tratta di un cammino breve: nel 2014 la moto ha beneficiato delle regole Open ed è stata impostata su una base di sviluppo che ha rivisto sia le quote telaistiche che il miglioramento sul fronte dell'elettronica. Il progresso sul fronte motoristico è stato costante – anche se partendo da una posizione di vantaggio- lo studio aerodinamico una novità su cui si è puntato con decisione e che ha dato i primi riscontri già a partire dal 2016. Ormai si può dire che sono tre-quattro anni che la Desmosedici si dimostra la migliore moto del lotto, ma non è scontato che debba sempre essere così.


Le nuove regole

Nel 2027 la MotoGP andrà incontro a una piccola rivoluzione tecnica: la diminuzione della cilindrata da 1000 a 850 porterà a riprogettare le moto in larga parte ed è qualcosa che non potrà iniziare solo nei 12 mesi precedenti. I reparti tecnici sono in questo momento nella difficile situazione per cui da un lato devono lavorare sulle moto attuali per i prossimi due anni, ma dall'altro devono anche pensare a un futuro che si fa sempre più vicino.

E allora – al di là della stima che Dall'Igna ha di Marquez come talento sportivo- ci potrebbe essere stata un'altra considerazione da parte del manager veneto: in un'ottica di gestione delle risorse umane ed economiche, avere Marc significa acquisire un vantaggio competitivo da aggiungere all'attuale Desmosedici, senza dovere insistere troppo su una linea di sviluppo forse già molto matura.


La fantasia ha un limite

Dopo avere introdotto ogni diavoleria sulla sua Desmosedici, Dall'Igna potrebbe anche essere arrivato al punto di potere aggiungere poco. Ha senso spendere tanto per avere miglioramenti irrisori? Non è meglio e più semplice forse assumere un pilota che ti permette di guadagnare decimi senza andare a cercare dove c'è poco da trovare? Anche perché gli avversari non stanno fermi: KTM continua a investire, Aprilia è vicina, Yamaha continua a buttare carbone nella caldaia e prima o poi un po' di vapore verrà pure su...

Insomma: dopo il triplano, il cucchiaio, gli abbassatori e il mass damper, quale altra diavoleria può essere migliore di un diavolo fatto e finito, in formato pilota, da aggiungere alla Desmosedici?

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