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Bagnaia o Bastianini? I dubbi di Ducati sulle priorità del parco piloti

Borgo Panigale ha molti piloti competitivi, ma non è ancora chiaro chi sia il cavallo buono su cui puntare. Oltre a Pecco ed Enea, anche Jorge Martin e Jack Miller hanno già vinto con la Desmosedici 
Avere otto Ducati in griglia è sicuramente un buon vantaggio per Ducati, che può raccogliere più dati e contare su molte frecce al proprio arco in ottica risultato. Allo stesso tempo, gestire così tante moto e piloti implica un rischio di dispersione delle risorse economiche, tecniche e umane. È il classico dilemma: puntare tutto su un cavallo buono o contare su una scuderia ben fornita?

Le cose cambiano in fretta
La recente vittoria di Enea Bastianini in Qatar riporta l'argomento d'attualità. Proprio quando un po' tutti si erano convinti che fosse Pecco Bagnaia la prima guida designata, la Bestia ha scombussolato le carte in tavola, con una vittoria d'autorità, costruita bene e portata a casa con grande determinazione. Il tutto, tra l'altro, nella domenica più nera del torinese del team factory, che è caduto mentre era intruppato a centro gruppo, travolgendo anche l'incolpevole Jorge Martin. Questa concatenazione di eventi è bastata a scatenare il dibattito nell'opinione pubblica: meglio Pecco o Enea, per puntare al titolo piloti?

Una scelta necessaria, o forse no
Intanto bisogna ricordare un paio di cose: la prima è che, delle otto Ducati in pista, cinque sono GP22 e tre sono GP21. Bastianini guida una di quelle vecchie (gli altri due piloti sono Fabio Di Giannantonio e Marco Bezzecchi), anche se la sua moto ha già alcune componenti che la rendono più vicina alla versione più recente della Desmosedici. I due rookie sono quindi doppiamente fuori gioco in un ipotetico conteggio dei rider su cui puntare, e anche Luca Marini e Johann Zarco non hanno le possibilità di lottare per qualcosa di importante. Entrambi, per quanto fatto vedere fino a oggi, hanno difficoltà a concretizzare le proprie qualità. Il fratello di Valentino appare ancora acerbo, il francese invece è regredito parecchio nel confronto con il compagno di squadra, Martinator.

I fantastici quattro
Rimane quindi un poker di piloti per puntare in alto e sono quelli che sono già riusciti a vincere almeno una gara con la Desmosedici. Jack Miller l'anno scorso è stato abile a sfruttare un paio di situazioni a proprio favore (i guai di Quartararo in Spagna e la pioggia in Francia), ma per il resto sembra più un pilota da podio che un leader in ottica campionato. Jorge Martin invece sa essere velocissimo (le due pole lo dimostrano), ma spesso in passato ha dimostrato di esagerare, con cadute e infortuni che gli hanno fatto perdere più di una occasione. Lo spagnolo, se vuole davvero giocarsi il titolo, dovrà fare un passo in avanti nella direzione della costanza.
Rimangono quindi Bastianini e Bagnaia. Pecco non deve dimostrare di essere all'altezza della contesa: l'anno scorso ha vinto quattro gare ed è stato pure molto consistente, anche se i suoi acuti sono arrivati a campionato quasi o del tutto compromesso. Il piemontese non deve lasciarsi prendere dall'ansia di essere perfetto e accettare che il team ufficiale porta delle grandi responsabilità: più lavoro nei test, più interviste, più pressione.
Bastianini, dal canto suo, è partito benissimo: sfruttando una moto già collaudata, ha centrato la vittoria alla prima gara della sua seconda stagione. Se guardiamo all'anno da rookie, ha fatto anche meglio di Bagnaia, con due podi e il doppio dei punti in classifica.

Il confronto
Entrambi i ducatisti hanno vinto un titolo in Moto2 al secondo anno nella categoria e dopo una gavetta in Moto3 non proprio lineare. Tutti e due sono ragazzi di cuore, ma le analogie forse si fermano qui. Bastianini sembra più un talento istintivo, e la sua “costruzione” come pilota pare legata soprattutto alla capacità di non avere mai cali di rendimento. Il riminese ancora va molto forte su alcune piste e molto meno su altre, dovrà trovare una quadra. Bagnaia invece sembra più strutturato di suo, solido nell'imparare e perfezionista nel dettaglio, una qualità importante per lavorare sulla moto. Il timore è però che possa “rompersi” una volta che i pianeti non sono tutti allineati.
Ma davvero poi Ducati deve scegliere su cui puntare? È vero che avere tanti piloti competitivi rischia di essere dispersivo, ma in fondo persino Honda ha scelto di affiancare a Marquez un rider solido come Pol Espargaro. D'altronde, se davvero uno dei ducatisti fosse molto più forte rispetto agli altri, le differenze salirebbero a galla. La realtà è che al momento la situazione è molto fluida, e all'incertezza sul parco piloti si sommano perplessità di natura tecnica sulla bontà delle novità introdotte da Borgo Panigale. Serve tempo, ma in questo senso non è un grosso problema: mancano ancora 20 gare al termine della stagione!
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