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Che storia! Il Ducati Monster versione per versione, dal 1993 a oggi

Nato come meraviglia di pura essenzialità, il Monster ha per anni nel segmento delle naked, di cui è stato, tra l'altro, il capostipite indiscusso. Ecco tutte le sue evoluzioni

Il nome dice tutto: Monster, dal latino Monstrum, “prodigio”, “segno divino,”, qualcosa di “eccezionale”. Prima ed indiscussa regina tra le naked, il Monster segnò una vera e propria rivoluzione. Disegnato dall’estro sudamericano di Miguel Galluzzi, altro non era che un bellissimo bicilindrico a L “incastrato” in un altrettanto bellissimo telaio in tubi d’acciaio. Poi le ruote e il serbatoio. Nient’altro. Sì, il manubrio, il faro e un contachilometri il più minimal possibile, ma il concetto appariva chiaro fin da subito: essenzialità. D’altra parte, perché nascondere con inutili plastiche la meraviglia desmodromica immaginata da Fabio Taglioni?

Ecco uno dei primi bozzetti del Ducati Monster

Declinato in una moltitudine di modelli e versioni speciali, alcune meglio riuscite di altre, dal 1993 ad oggi, di strada il Monster ne ha fatta parecchia. Proviamo a ripercorrerla…

Monster 900

Nel 1993 nasce il primo Monster, il 900, con motore bicilindrico Desmodromico a L rigorosamente raffreddato ad aria, derivato dalla Supersport 900. Capace di una potenza massima di 73 CV a 7.250 giri/min e una coppia di 70 Nm a 6.500 giri/min, era alimentato dai carburatori, che rimasero sul Monster fino agli inizi degli anni 2000. Caratteristico ed immutato fino al 696 del 2008, il telaio era invece il mitico traliccio in acciaio. Con un peso di 185 kg, il Monster 900 inaugurò una nuova era per Ducati, dando il via al segmento delle naked che sarebbe poi esploso negli anni successivi. Basti pensare che, ad oggi, ne sono usciti dalle linee di Borgo Panigale più di 250 mila esemplari…

Monster 600 e 750

Nel 1994, Ducati ampliò la gamma Monster con la versione 600, seguita nel 1996 dalla 750. Il Monster 600, con motore bicilindrico da 583 cm³, erogava 51 CV a 8.000 giri/min, mentre il 750, con 748 cm³, offriva 62 CV a 7.500 giri/min. Entrambi i modelli, più accessibili e meno impegnativi, rendevano il Monster ancora più appetibile per un pubblico più vasto, considerato anche il prezzo che, per essere più competitivo, costrinse al singolo disco all’anteriore - seppur da 320 mm - e al forcellone, anzichè in alluminio, in acciaio.  Sebbene meno potenti rispetto alla 900, le versioni più piccole mantenevano infatti intatto il fascino e l'agilità del modello di punta, garantendo tuttavia prestazioni più in linea per chi cercava una moto versatile e facile da gestire. La versione Dark in particolare introdusse un stile tutto suo e svettò nelle classifiche di vendita.

Il Monster 400

Ducati introdusse agli inizi del 2000  il Monster 400, dotato di motore da 400 cm³, in grado di erogare 43 CV a 10.000 giri/min. Il modello prodotto nello stabilimento tailandese era destinato ai mercati orientali e in particolare a quello giapponese. L’esperimento in Italia, pensato principalmente per i neopatentati, non riuscì a convincere il mercato a causa della piccola differenza di prezzo rispetto ai modelli di cilindrata maggiore.

Arriva il Monster S4

Nel 2001 Ducati fece un passo epocale con la presentazione del primo Monster a quattro valvole. Il Monster S4, concepito come una Superbike nuda, era in realtà una versione derivata dalla ST4. Equipaggiato con il motore Desmoquattro da 916 cm3 e 101 CV di potenza originariamente progettato per la Sport Touring, l’S4 sfoggiava un telaio più simile al classico traliccio discendente, rinforzato però  con tubi di sezione maggiorata ed abbinato ad una nuova sospensione posteriore a leveraggi progressivi, ereditata dalla 916. L’S4 vantava anche cerchi a cinque razze leggeri e un nuovo layout, con semimanubri in fusione a sostituire il classico manubrio largo. Preziosa la versione Fogarty Replica, che aggiunse al già ricco modello ulteriore fascino. 

Il Monster 620 i.e. 

Nel 2002 fu la volta del 620 i.e., “monsterino”da 620 cm3 basato sul 750 ma con alesaggio ridotto e, ecco la novità, alimentazione a iniezione elettronica, fino ad allora riservata alle sole 900 ma che in breve tempo si sostituì ai vecchi  carburatori. Disponibile nelle versioni Base ed S, il 620 offriva prestazioni vicine a quelle del 750, ma con una fasatura migliorata, valvole maggiorate e una centralina Marelli 5.9 più avanzata. La versione S si distingueva inoltre per il forcellone in alluminio, i particolari in fibra di carbonio e un potente - se non sovradimensionato - impianto frenante a doppio disco con pinze Brembo Serie Oro (presente su tutte le 620 i.e ma non sulla Dark, che lo acquisì solo in seguito).

Arriva il 1000 DS

Nel 2003, Ducati introdusse il Monster 1000 DS, modello equipaggiato con un motore completamente rinnovato da 1000 cm³, con distribuzione Desmodromica a due valvole per cilindro. Denominato "Dual Spark" (DS) grazie alle due candele per cilindro, garantiva una migliore combustione e maggiore efficienza. Valvole maggiorate e numerosi aggiornamenti meccanici ottimizzarono le prestazioni, arrivando a 84 CV a 8.000 giri/min e una coppia massima di 84 Nm a 6.000 giri/min. Le opzioni comprendevano il Monster 1000 Dark, il Monster 1000 Special e il 1000 Cromo in edizione limitata, ognuno con dettagli stilistici distintivi. Fu anche il modello che introdusse la più sobria colorazione grigio metallizzato. 

Monster S4R, S2R e S4RS

Poco dopo, a cavallo tra il 2003 e il 2004 arrivo il Monster S4R, top di gamma con il possente “Pompone” da 996 cm³ rubato alla ST4 e capace di ben 113 CV a 8.750 giri/min e raffreddamento a liquido. Saliva però il peso, che si assestava a 200 kg a secco. Dotato di componenti di alta qualità come il monobraccio posteriore e i doppi silenziatori, l’S4R alzava l'asticella nel segmento naked. Nel 2005, fu affiancato dal “fratellino” S2R, che manteneva il design ispirato all’S4R con monobraccio posteriore e doppi silenziatori, ma equipaggiato con il più modesto, si fa per dire, bicilindrico da 803 cm³, capace di 95 CV a 7.700 giri/min. A completare la famiglia degli S arrivò nel 2006 l’S4Rs,  modello ancor più performante grazie al Testastretta da 998 cm³ capace di sviluppare ben 130 CV a 9.500 giri/min per un peso a secco di soli 177 kg. Oltre alle prestazioni eccezionali, era abbinato a un equipaggiamento di altissimo livello, composto da forcella Öhlins completamente regolabile e un sistema frenante radiale Brembo. 

Monster 695: addio 620

Nel 2006, quasi a sorpresa, il 620 cedette il posto al nuovo Monster 695, modello simile ma caratterizzato, tra le altre cose, dal telaio a traliccio più snello e dall'eliminazione di cablaggi e fascette a vista. Il motore, con cilindrata aumentata, guadagnava 10 CV, raggiungendo quota 73 CV ed avvicinandosi alle prestazioni del primo 900 raffreddato ad aria, sebbene la coppia rimanesse inferiore (61 Nm). L’anteriore conservò il doppio disco Brembo, non più da 320, com’era sul 620, ma da 300 mm. Disponibile in nero e rosso con traliccio rosso, il 695 venne presto affiancato dalla versione Dark.

Cambio look, arriva il Monster 696

Nel 2008, Ducati lanciò il nuovo Monster 696, modello voluto per “rinfrescare” un design vecchio di ormai 15 anni (ma di cui nessuno, in realtà, s’era detto stufo). In ogni caso,  nonostante il nuovo look, si tentò di mantenere l'identità Monster migliorando al contempo maneggevolezza e prestazioni. Oltre al nuovo telaio, più tozzo e più corto, l’elemento distintivo fu certamente il nuovo serbatoio con cover intercambiabili. La potenza crebbe fino a raggiungere gli 80 CV a 8.250 g/m e i dischi anteriori tornarono alla dimensione di 320 mm. Il 696 vide anche il debutto di un nuovo fanale anteriore a LED, specchietti ridisegnati per una migliore visibilità e un impianto di scarico dal design più compatto, con terminali sottosella doppi. 
 

Monster 1100

Evoluzione del 696, il Monster 1100 introdusse l’anno seguente significative  differenze che lo resero di fatto il modello più potente della gamma naked di quegli anni (se si escludono gli S4R). Ultimo Monster equipaggiato con il Desmodromico a L raffreddato ad aria da 1078 cm³ e 95 CV a 7500 giri/min, il 1100 si avvantaggiava di una geometria del telaio rivista, sospensioni aggiornate e pneumatici più larghi, che miglioravano la stabilità e la tenuta di strada. La forcella Showa da 43 mm completamente regolabile, associata al monoammortizzatore posteriore Sachs, permetteva una configurazione personalizzata per vari stili di guida. Ciliegina sulla torta il peso a secco, fermo a 169 kg. 

Monster 796

Lanciato nel 2010, il Monster 796 si posizionava a metà strada tra il 696 e il 1100, combinando elementi di entrambi i modelli. Il motore, un bicilindrico Desmodromico a L da 803 cm³, sviluppava 87 CV a 8.250 giri/min e una coppia massima di 78 Nm a 6250 giri/min. Una delle caratteristiche più apprezzate fu l'introduzione del forcellone monobraccio, ripreso dal 1100, che offriva maggiore rigidità e migliorava l'estetica. La frizione APTC, presa in prestito dal 696, assicurava una migliore gestione della trasmissione con un'azione più leggera e il sistema antisaltellamento una guida decisamente più fluida. Inalterata l’estetica introdotta due anni prima dal fratellino: telaio corto e tozzo, cover sul serbatoio, scarichi alti…

Monster 1100 Evo

Progettato per esaltare la sportività, il Monster 1100 Evo, arrivato nel 2011, sfoggiava alcuni significativi miglioramenti come una sola candela per cilindro e pistoni più leggeri derivati dall’848. La frizione passava in bagno d’olio, il nuovo impianto di scarico si configurava 2 in 1 in 2 e le sospensioni -  forcella Marzocchi da 43 mm completamente regolabile - ne aumentavano il valore.  Il sistema frenante conservò i due dischi anteriori da 320 mm ed il singolo posteriore da 245 mm, mentre l’ABS Brembo-Bosch era di serie col Ducati Safety Pack. Il peso a secco rimaneva invece di pochissimo al sotto dei 170 kg

Monster 1200

Nel 2014, Ducati presentò il Monster 1200, caratterizzato dal motore Testastretta 11° DS da 1198 cm³, capace di erogare 135 CV a 8750 giri/min e 118 Nm di coppia. La frizione era a bagno d'olio con sistema di antisaltellamento, mentre i condotti di scarico, con una sezione di 50–52 mm, facevano parte di un impianto di tipo 2-1-2. Elettronicamente, la moto veniva dotata dei Riding Mode Ducati (Urban, Touring e Sport), sviluppati in collaborazione con l'azienda Bosch, che gestivano l'ABS a tre livelli e il DTC (Ducati Traction Control) a otto livelli. Tramite i Riding Mode si poteva anche regolare la potenza erogata dal propulsore. Il peso a secco era di circa 182 kg, e il modello era disponibile anche in una versione S, con componenti di alta gamma come sospensioni Öhlins e freni radiali Brembo.

Monster 821

Nelo stesso anno, cioè nel 2014, arrivava anche il Monster 821, per mezzo del quale Ducati cercò di attrarre un pubblico ancora più ampio. L’821 prendeva alcune soluzioni del 1200, come il telaio collegato direttamente alle testate del motore, in modo analogo alla Panigale, ma mantenendo il telaio a traliccio. Per quanto riguardava il forcellone, si passava al bibraccio, mentre rispetto al vecchio 796, il raffreddamento passava a liquido e l'albero motore veniva montato su bronzine, invece che su cuscinetti a rulli. La potenza di 112 CV a 9250 giri/min e la coppia di 89 Nm a 7750 giri/min era perfetta per chi cercava prestazioni di livello senza però scontrarsi con i problemi e le difficoltà di una moto troppo impegnativa. 

Monster 797

Presentato nel 2017 in risposta alle normative Euro 4, il nuovo Monster 797 sacrificò parte della potenza, fermandosi a 73 CV a 8250 giri/min, con una coppia massima di 69 Nm a 5750 giri/min. La forcella Kayaba da 43 mm, pur accusando un settaggio che alcuni consideravano troppo rigido, offriva un buon feedback ai motociclisti più esperti. Il peso a secco si attestava sui 169 kg, rendendolo una scelta interessante per chi cercava una moto naked più accessibile, ma comunque divertente da guidare. 

Monster 937 “Nuovo Monster”

Arrivato nel 2021 e, va detto, da molti criticato, specialmente dai più affezionati della famiglia, il Monster 937 abbandonò per la prima volta le linee storiche e il telaio a traliccio in favore del nuovo telaio Front Frame in fusione di alluminio. Una novità rivoluzionaria, nonchè una rottura significativa rispetto ai modelli precedenti, incluso il 696. Al di là dei gusti, le soluzioni tecniche avanzate introdotte col nuovo modello sono numerose. Il motore è il Testastretta 11° da 937 cm3 montato sulla SuperSport in versione Euro 5, molto più leggero del precedente 821 (e ovviamente anche dei vari 1200), con una potenza massima di 111 CV a 9.250 giri/minuto e un valore di coppia massima di ben 93 Nm a soli 6.500 giri. Grazie alla cilindrata superiore, la coppia è vigorosa a tutti i regimi, in particolare a quelli medio-bassi, quelli cioè più utilizzati normalmente su strada, tra le curve e in città. Il nuovo Monster sfoggia anche una piattaforma inerziale collegata ai vari sistemi elettronici: di serie ci sono tre riding mode (Sport e Touring a potenza piena, Urban "depotenziato" a 75 CV), ABS e Traction Control di tipo Cornering, nonché il Wheelie Control (anti-impennata) tutti regolabili su diversi livelli. Per sottolineare il carattere sportivo della moto, Ducati offre di serie anche il Launch Control che assicura partenze fulminee.

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