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Tutor e Autovelox, Rc e revisione rimangono "esenti" dai controlli automatici

Tutor e autovelox per il controllo di revisione e regolare copertura assicurativa: non si può (ancora) fare. Contrariamente a quanto più volte “minacciato”, gli strumenti di rilevazione automatici sono ben lontani dal poter essere utilizzati anche per gli accertamenti di cui sopra. L’unico modo rimane quello “tradizionale”, cioè paletta e "documenti"

Revisione e RC, i controlli

Se opportunamente segnalati e tarati, gli Autovelox sono strumenti  indubbiamente utili - e in molti casi anche necessari - per multare chi, in auto o in moto, tende pericolosamente ad esagerare con il gas. Tuttavia, da qui all’impiego degli stessi anche per la verifica della “regolarità” in fatto di revisioni o assicurazioni di strada ne passa. Circa la possibilità di verificare la reale copertura assicurativa tramite strumenti di rilevazione automatica come tutor o autovelox se n’è infatti parlato a lungo, ma di concreto, almeno per ora, c’è ben poco, anzi, niente. 
 
Da quando è cominciato il cosiddetto processo di “digitalizzazione” dell’assicurazione, più volte automobilisti e motociclisti sono stati avvertiti dell’immanente inizio delle rilevazioni, ma la realtà è ben diversa: contrariamente a quanto spesso sostenuto, tali rilevatori automatici sono infatti impossibilitati a compiere le adeguate verifiche in merito e, quindi, tutt’altro che “autorizzati” a farlo, per lo meno in totale autonomia. 
 
Oltre al discorso privacy, il problema principale riguarda l’inaffidabilità dei database on-line, incapaci di dialogare tra loro perché facenti capo a differenti agenzie assicurative e, per di più, non sempre correttamente aggiornati. Lo spiegava lo stesso IVASS con una circolare in cui si ammetteva la fallibilità dell’intero sistema. In più, manca anche il relativo decreto attuativo. Le cose non sono cambiate: per il momento, quindi, l’unico metodo valido per i controlli di cui sopra rimane quello ”tradizionale”, cioè paletta e documenti.

Attenzione però, perchè in caso di posto di blocco, se qualcosa non dovesse tornare, la multa sarebbe, oltre che certa, anche alta: il decreto approvato lo scorso dicembre ha infatti inasprito - anzi, raddoppiato - le sanzioni per i “furbetti dell’RC”, portandole da un minimo di 1.800 euro ad un massimo di 6.800 euro (prima del 13 dicembre 2018 la multa era compresa tra gli 848 e i 3.393 euro), con, in più, la sospensione della patente di guida per un periodo da uno a tre mesi in caso di recidiva nel biennio e il fermo amministrativo del veicolo per 45 giorni, anche in caso di pagamento della sanzione in misura ridotta.
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