Il futuro a idrogeno inizia da Napoli
All'European Fuel Cell Conference, svoltasi nella città partenopea, è stato presentato il Piano Nazionale per lo sviluppo della mobilità sostenibile ad impatto zero basata sull’idrogeno e le strategie per favorirne la diffusione. In programma l'estensione della rete e sistemi “green” per la produzione dell'idrogeno
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Green Planet
Hybike, la bici ad H2
C'erano pure un biga e una bici a pedalata assistita ad H2 gli Stati generali dell'idrogeno che si sono svolti a Napoli dal 15 al 18 dicembre nell'ambito dell'European Fuel Cell Conference “Piero Lunghi”. Una rassegna organizzata da Atena Scarl e supportata da Enea, Università Parthenope di Napoli e Università degli Studi di Perugia per fare il punto sullo stato della mobilità H2 e sulle sue prospettive per il futuro. Convegno dal quale è emersa una realtà odierna desolante, fatta di una normativa carente e di una rete di rifornimento, di fatto, costituita dal solo impianto di Bolzano. Una situazione arretrata rispetto ad altri Paesi, come la Germania che prevede di passare dagli attuali 50 distributori a 1.000 entro il 2030, e che rischia di pesare sul futuro nazionale. L'impiego dell'idrogeno, infatti, è auspicato per ragioni ambientali ed economiche. Le emissioni zero allo scarico possono contribuire alla drastica riduzione del rilascio di CO2 imposto dalla firma dell'accordo tra i rappresentanti dei 195 paesi alla Conferenza sul clima di Parigi e a rendere l'aria delle città più respirabile. In tema monetario, lo sviluppo della mobilità a idrogeno favorirebbe la crescita economica e la creazione di nuovi posti di lavoro. Una serie di vantaggi realizzabili grazie alla direttiva 2014/94/UE sui carburanti alternativi che prevede finanziamenti per i Paesi che presentano un piano strategico entro il 18 novembre 2016. Un progetto elaborato dai promotori del convegno, denominato Piano nazionale per lo sviluppo della mobilità sostenibile ad impatto zero basata sull’idrogeno, e consegnato al Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti. La proposta si basa soprattutto sull'espansione dell'infrastruttura con lo sviluppo di 10 impianti entro il 2020 destinati al rifornimento di autobus urbani e di piccole flotte di veicoli. Una rete minimale che dovrebbe arrivare a 95 stazioni di servizio H2 nel 2025 in modo da favorire la diffusione dei modelli a celle combustibili. Meno dettagliata è la previsione per gli anni successivi con una rete di circa 3.000 punti di rifornimento nel 2040 e 8.000 nel 2050. Impianti che negli intenti dei promotori servirebbero a rifornire un'ampia gamma di veicoli, come auto, furgoni, autobus, veicoli industriali e pure navi, treni e tram. Ma spazio ci dovrebbe essere pure per le motociclette (esistono vari progetti in merito) e per le biciclette come il prototipo citato all'inizio. Si tratta delle Hybike realizzata dal consorzio Atena nei laboratori dell’università Parthenope e nell’ambito del progetto FCLab. Un modello pensato per percorrere oltre 150 km con una carica di idrogeno che può essere prodotto con un elettrolizzatore collegato a un mini impianto fotovoltaico domestico. Più sofisticati gli impianti per generare l'idrogeno destinato alle stazioni di servizio: reforming del gas naturale e del biogas, elettrolisi dell'acqua con energia proveniente da fonti rinnovabili e altre strutture innovative come la gassificazione di biomasse, alghe o batteri.
C'erano pure un biga e una bici a pedalata assistita ad H2 gli Stati generali dell'idrogeno che si sono svolti a Napoli dal 15 al 18 dicembre nell'ambito dell'European Fuel Cell Conference “Piero Lunghi”. Una rassegna organizzata da Atena Scarl e supportata da Enea, Università Parthenope di Napoli e Università degli Studi di Perugia per fare il punto sullo stato della mobilità H2 e sulle sue prospettive per il futuro. Convegno dal quale è emersa una realtà odierna desolante, fatta di una normativa carente e di una rete di rifornimento, di fatto, costituita dal solo impianto di Bolzano. Una situazione arretrata rispetto ad altri Paesi, come la Germania che prevede di passare dagli attuali 50 distributori a 1.000 entro il 2030, e che rischia di pesare sul futuro nazionale. L'impiego dell'idrogeno, infatti, è auspicato per ragioni ambientali ed economiche. Le emissioni zero allo scarico possono contribuire alla drastica riduzione del rilascio di CO2 imposto dalla firma dell'accordo tra i rappresentanti dei 195 paesi alla Conferenza sul clima di Parigi e a rendere l'aria delle città più respirabile. In tema monetario, lo sviluppo della mobilità a idrogeno favorirebbe la crescita economica e la creazione di nuovi posti di lavoro. Una serie di vantaggi realizzabili grazie alla direttiva 2014/94/UE sui carburanti alternativi che prevede finanziamenti per i Paesi che presentano un piano strategico entro il 18 novembre 2016. Un progetto elaborato dai promotori del convegno, denominato Piano nazionale per lo sviluppo della mobilità sostenibile ad impatto zero basata sull’idrogeno, e consegnato al Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti. La proposta si basa soprattutto sull'espansione dell'infrastruttura con lo sviluppo di 10 impianti entro il 2020 destinati al rifornimento di autobus urbani e di piccole flotte di veicoli. Una rete minimale che dovrebbe arrivare a 95 stazioni di servizio H2 nel 2025 in modo da favorire la diffusione dei modelli a celle combustibili. Meno dettagliata è la previsione per gli anni successivi con una rete di circa 3.000 punti di rifornimento nel 2040 e 8.000 nel 2050. Impianti che negli intenti dei promotori servirebbero a rifornire un'ampia gamma di veicoli, come auto, furgoni, autobus, veicoli industriali e pure navi, treni e tram. Ma spazio ci dovrebbe essere pure per le motociclette (esistono vari progetti in merito) e per le biciclette come il prototipo citato all'inizio. Si tratta delle Hybike realizzata dal consorzio Atena nei laboratori dell’università Parthenope e nell’ambito del progetto FCLab. Un modello pensato per percorrere oltre 150 km con una carica di idrogeno che può essere prodotto con un elettrolizzatore collegato a un mini impianto fotovoltaico domestico. Più sofisticati gli impianti per generare l'idrogeno destinato alle stazioni di servizio: reforming del gas naturale e del biogas, elettrolisi dell'acqua con energia proveniente da fonti rinnovabili e altre strutture innovative come la gassificazione di biomasse, alghe o batteri.
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