Top10 gran premio d'Argentina: fratelli Marquez inarrestabili, dietro c'è Honda
Marc e Alex fanno il vuoto, dopo cinque Ducati - bene Morbidelli- si piazza Zarco. Yamaha non può andare peggio di così

I fratelli Marquez ancora una volta demoliscono il weekend di gara della MotoGP, mentre gli avversari si affannano a raccogliere le briciole di quanto rimane sul piatto. Fuori dalla "Ducati Cup", pollice alto per Zarco e Ogura, notte fonda per Bagnaia, KTM e Yamaha. Andiamo allora a vedere la nostra personalissima top10 del gran premio d'Argentina.
1. Marc Marquez (=)
Fino ad adesso le ha vinte tutte, Sprint comprese. Non c'è molto altro da aggiungere, se non che non ha certo amministrato: l'anteriore della sua Desmosedici lo ha quasi salutato in tre o quattro occasioni almeno. Il sorpasso sul fratello è un pezzo di bravura non indifferente, povero Alex...
2. Alex Marquez (=)
Non si può dire che non ci abbia provato, è stato velocissimo dall'inizio alla fine, o quasi. Si è scoraggiato solo dopo il sorpasso di Marc, prima ha messo insieme dei giri velocissimi. Dall'anno scorso ha fatto un passo in avanti gigantesco, merito - dice lui- di una GP24 che è tutt'altra cosa rispetto alla 2023. Di questo passo una vittoria prima o poi arriverà.
3. Franco Morbidelli (=)
75 gare dopo il suo ultimo podio è riuscito a ripetersi. Nel mentre ha cambiato moto, ha cambiato team, si è infortunato. Era da Misano dell'anno scorso che si vedevano dei miglioramenti sensibili nella prestazione, qui finalmente è riuscito a raccogliere i frutti del proprio lavoro.
4. Johann Zarco (+2)
Se fosse riuscito a mantenere almeno la quinta posizione, probabilmente lo avremmo messo un posto più avanti. Nel finale cede alla pressione delle Ducati, ma il suo weekend rimane eccellente. In due gare ha fatto gli stessi punti dell'anno scorso in 14 gran premi.
5. Ai Ogura (+3)
Supera brillantemente l'esame di una pista nuova. Sabato impara, domenica mette a frutto gli insegnamenti con una gara d'attacco. Nel finale paga un po' il fatto di avere sfruttato le gomme il più possibile, ma resta di gran lunga la migliore delle Aprilia. Poi arriva la squalifica per l'utilizzo di un software non autorizzato, ma questa è colpa (gravissima) della squadra.
6. Fabio Di Giannantonio (-1)
Brad Binder gli impone per metà gara di soffrire alle sue spalle, poi il Diggia si libera e va in rimonta, ma il tempo rimasto non è moltissimo. Gran gara comunque, che segue un sabato altrettanto buono. Ottime le sue prospettive per il resto della stagione.
7. Brad Binder (=)
Dopo che Pedro Acosta è stato indicato da tutti - noi compresi- come il più grande fenomeno degli ultimi anni, bisogna fare i conti con la realtà e il "vecchio" Brad sa qual è il limite della moto e cosa ricavarne. Non moltissimo, purtroppo per KTM che sembra piuttosto indietro.
8. Pecco Bagnaia (-4)
Manca il podio, nonostante una partenza grintosa e un primo giro all'attacco, nel quale prova a guadagnare qualcosa e invece perde abbastanza. Il resto della gara non ha moltissimo da dire, perché non riesce mai davvero a impensierire Morbidelli. Momentaccio per Pecco, che deve continuare a lavorare e forse ci riuscirà meglio ora che le aspettative sul suo conto sembrano essersi abbassate. Conosce questa Desmosedici meglio di chiunque altro, ma all'improvviso la sente un po' estranea. C'è da dire che gli altri sono cresciuti tanto.
9. Joan Mir (+1)
Va a punti sia nella Sprint che nella gara lunga, ma soprattutto non cade e conferma i progressi di Honda con una moto che non sia quella di Zarco. HRC sta lavorando sodo e il terzo posto nei costruttori aiuta a ritrovare fiducia, soprattutto in un momento piuttosto grigio per Yamaha, con Rins dodicesimo, migliore tra le moto di Iwata. La prossima gara si corre in Texas, dove Honda è sempre andata forte. Serve entusiasmo e finalmente se ne respira un po'.
10. Jack Miller (+4)
Posizione un po' generosa, vista la gara domenicale, ma nella classifica mondiale l'australiano è il miglior pilota Yamaha fino a oggi e bisogna dare atto che non sta sfigurando di fronte ai suoi più giovani colleghi. Data l'esperienza e la garra che mostra tuttora, un ottimo acquisto per gli ingegneri della casa giapponese, che dopo due round si trovano a fare i conti con una moto che non è riuscita ancora a piazzarsi in top10.