San Valentino in MotoGP: le storie d'amore da ricordare
Nel giorno degli innamorati ricordiamo i binomi di maggiore successo e fedeltà tra piloti e moto: Giacomo Agostini fu il primo, Mick Doohan il più vincente. Daniel Pedrosa ha avuto il matrimonio più lungo. Valentino Rossi rinnova ancora oggi la promessa alla sua M1, resa famosa dal "bacio di Welkom". Ma ci sono stati anche tanti tradimenti eccellenti
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San Valentino è la festa degli innamorati e questo vale anche per i motociclisti e lo sport. La storia del motomondiale racconta di grandi amori e tradimenti non occasionali, ma la fedeltà a un marchio è stata spesso ripagata da successi importanti.
Quanti anni insieme
Giacomo Agostini divise 9 anni della propria carriera con la MV Agusta, prima di passare in Yamaha. Furono 13 i titoli e più di cento le vittorie. Kenny Roberts e Wayne Rainey non hanno mai tradito le loro YZR, lo stesso si può dire di Kevin Schwantz con la Suzuki. E Mick Doohan? Rispetto ai suoi predecessori è stato quello con i numeri più importanti: 5 titoli mondiali consecutivi, un'intera carriera nel motomondiale con Honda. L'australiano lasciò Yamaha dopo la superbike, ancora prima del debutto in 500: il suo binomio resta immacolato.
Tempi moderni
Ricreare certe magie al giorno d'oggi sembra più difficile: Daniel Pedrosa ci è riuscito per ben 18 anni, senza mai tradire Honda. Il risultato sono stati tre titoli mondiali, 54 vittorie e un divorzio che è arrivato solo per volontà del management. Lo spagnolo sarebbe rimasto anche solo a fare il tester, ma in KTM ha trovato presto qualcuno capace di valorizzarlo, incarnando la versione motociclistica della nota canzone “I will survive”.
Valentino Rossi del conquistatore ha anche il nome, e nella sua carriera ha passato ben 4 marchi diversi. Con tre di questi ha vinto dei titoli mondiali, ma la sua storia con Yamaha non è la principale solo per una questione di numeri. I 4 titoli vinti con Iwata sono iniziati con il famoso “bacio di Welkom” alla sua M1: dopo la vittoria al debutto, la scintilla d'amore ha acceso un fuoco che – parentesi Ducati a parte- va avanti da 17 anni.
I “fedifraghi”
All'opposto ci sono stati piloti che, pur con successo, hanno cambiato molto o in maniera clamorosa nel corso della loro carriera: Eddie Lawson fu vincente con Yamaha e con Honda, dopo il gran divorzio da Iwata, Max Biaggi divenne il Corsaro in Aprilia ma raggiunse l'apice del successo in classe 250 con Honda. Da lì iniziò il periodo buio, diviso tra Honda, Yamaha e Suzuki – in superbike-, fino al ritorno al successo con il suo primo amore, l'Aprilia in SBK. Jorge Lorenzo, solo in MotoGP, ha corso con i tre marchi principali, Andrea Dovizioso pure.
La superbike
Tra le derivate di serie Ducati ha avuto almeno un paio di icone come Carl Fogarty e Troy Bayliss che hanno legato il loro nome a un marchio con modalità quasi esclusive, e attualmente il campione in carica è un esempio di fedeltà. Jonathan Rea si appresta a correre “solo” per il settimo anno di fila con Kawasaki, ma il bottino di 6 titoli consecutivi in altrettante stagioni con la verdona non ha eguali nella storia della categoria.
E il futuro?
Al giorno d'oggi la fedeltà non sembra essere passata comunque di moda, almeno nel motomondiale: Marc Marquez, con l'ultimo contratto, ha legato il proprio destino a quello di Honda per quattro anni che porteranno le stagioni in Honda in doppia cifra. Un po' tutti i marchi inoltre cercano di accaparrarsi i migliori talenti fin dall'infanzia. KTM ne è l'esempio più lampante: Brad Binder e Miguel Oliveira sono i casi più eclatanti, ma la tendenza ormai viene seguita anche da Ducati. Ovviamente non è una questione di romanticismo: strappare un pilota fatto e finito alla concorrenza costa molti soldi, e crescere in casa il proprio talento permette anche di conservare meglio i segreti tecnici.
Quanti anni insieme
Giacomo Agostini divise 9 anni della propria carriera con la MV Agusta, prima di passare in Yamaha. Furono 13 i titoli e più di cento le vittorie. Kenny Roberts e Wayne Rainey non hanno mai tradito le loro YZR, lo stesso si può dire di Kevin Schwantz con la Suzuki. E Mick Doohan? Rispetto ai suoi predecessori è stato quello con i numeri più importanti: 5 titoli mondiali consecutivi, un'intera carriera nel motomondiale con Honda. L'australiano lasciò Yamaha dopo la superbike, ancora prima del debutto in 500: il suo binomio resta immacolato.
Tempi moderni
Ricreare certe magie al giorno d'oggi sembra più difficile: Daniel Pedrosa ci è riuscito per ben 18 anni, senza mai tradire Honda. Il risultato sono stati tre titoli mondiali, 54 vittorie e un divorzio che è arrivato solo per volontà del management. Lo spagnolo sarebbe rimasto anche solo a fare il tester, ma in KTM ha trovato presto qualcuno capace di valorizzarlo, incarnando la versione motociclistica della nota canzone “I will survive”.
Valentino Rossi del conquistatore ha anche il nome, e nella sua carriera ha passato ben 4 marchi diversi. Con tre di questi ha vinto dei titoli mondiali, ma la sua storia con Yamaha non è la principale solo per una questione di numeri. I 4 titoli vinti con Iwata sono iniziati con il famoso “bacio di Welkom” alla sua M1: dopo la vittoria al debutto, la scintilla d'amore ha acceso un fuoco che – parentesi Ducati a parte- va avanti da 17 anni.
I “fedifraghi”
All'opposto ci sono stati piloti che, pur con successo, hanno cambiato molto o in maniera clamorosa nel corso della loro carriera: Eddie Lawson fu vincente con Yamaha e con Honda, dopo il gran divorzio da Iwata, Max Biaggi divenne il Corsaro in Aprilia ma raggiunse l'apice del successo in classe 250 con Honda. Da lì iniziò il periodo buio, diviso tra Honda, Yamaha e Suzuki – in superbike-, fino al ritorno al successo con il suo primo amore, l'Aprilia in SBK. Jorge Lorenzo, solo in MotoGP, ha corso con i tre marchi principali, Andrea Dovizioso pure.
La superbike
Tra le derivate di serie Ducati ha avuto almeno un paio di icone come Carl Fogarty e Troy Bayliss che hanno legato il loro nome a un marchio con modalità quasi esclusive, e attualmente il campione in carica è un esempio di fedeltà. Jonathan Rea si appresta a correre “solo” per il settimo anno di fila con Kawasaki, ma il bottino di 6 titoli consecutivi in altrettante stagioni con la verdona non ha eguali nella storia della categoria.
E il futuro?
Al giorno d'oggi la fedeltà non sembra essere passata comunque di moda, almeno nel motomondiale: Marc Marquez, con l'ultimo contratto, ha legato il proprio destino a quello di Honda per quattro anni che porteranno le stagioni in Honda in doppia cifra. Un po' tutti i marchi inoltre cercano di accaparrarsi i migliori talenti fin dall'infanzia. KTM ne è l'esempio più lampante: Brad Binder e Miguel Oliveira sono i casi più eclatanti, ma la tendenza ormai viene seguita anche da Ducati. Ovviamente non è una questione di romanticismo: strappare un pilota fatto e finito alla concorrenza costa molti soldi, e crescere in casa il proprio talento permette anche di conservare meglio i segreti tecnici.
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