Promossi&Bocciati MotoGP: Pecco irraggiungibile, chi ferma Ducati?
Il campione del mondo al Mugello ha rimesso i conti a posto, ma sono tutte le Desmosedici a sembrare semplicemente imbattibili per gli avversari. Marquez nervoso, Quartararo "depresso": la situazione tecnica delle squadre giapponesi è critica
Pecco Bagnaia domina il weekend del Gran Premio d'Italia e ristabilisce le gerarchie in campionato su compagni di marca e avversari. Andiamo a rivedere i Promossi&Bocciati del Mugello insieme al nostro Guido Sassi.
Chi piange, chi ride
Bagnaia ha semplicemente scritto la storia di un fine settimana perfetto in Toscana: pole position, record della pista, vittoria nella Sprint e in gara. Si è pure permesso il lusso di mandare a quel paese Marc Marquez in qualifica senza perdere concentrazione e grinta durante la corsa, il suo vantaggio in campionato ora è di 21 punti su Marco Bezzecchi e 24 su Jorge Martin.
Lo spagnolo ha fatto un lavoro eccellente al Mugello, ma più in generale sembra davvero essersi completamente ristabilito dalla delusione di essere stato "scartato" l'anno scorso nella corsa per la seconda moto per il team ufficiale. È andato a podio nelle ultime 4 gare, tra Sprint e lunghe, ma soprattutto ha imparato a non forzare oltre il limite.
Non è stato un weekend particolarmente positivo per il team Mooney VR46, soprattutto per Marco Bezzecchi, che ha faticato con le gomme domenica, dopo la ottima prestazione nella Sprint. Percorso inverso per Marini, che però ha mancato il podio. Dai due piloti di Valentino non ci si può però sempre attendere la prestazione da titolo di apertura del giornale, se non altro è indice che ormai la loro reputazione è cresciuta ed è un ulteriore passo verso la maturità.
Vero e proprio disastro invece in casa Marquez, con contatti e cadute a ripetizione tanto per Alex quanto per Marc. Il pilota Honda ha provato a essere più conservativo rispetto a Le Mans, ma comunque l'errore che ha portato alla sua caduta è stato determinato da un lungo alla Bucine senza il quale sarebbe rimasto in pista. L'otto volte campione del mondo ha scaricato la responsabilità su una moto che non è comunicativa, ma almeno per domenica la sua analisi sembra viziata da una buona percentuale di soggettività. Il fratello invece dispone di una Ducati assolutamente competitiva, ma dopo il buon inizio di stagione si è lasciato prendere da una mancanza di pazienza che ha portato solo a molti incidenti.
Oscar del sorpasso
Pochi secondi dal via e Bagnaia ha messo subito la gara sui giusti binari, con un bel sorpasso su Jack Miller che lo aveva sopravanzato in rettilineo grazie all'ottimo spunto della sua KTM. Ma Pecco ha tenuto l'esterno alla San Donato e invece che accodarsi all'ex compagno di squadra, per poi forzare l'ingresso nella esse Luco-Poggio Secco. In uscita dalla variante ha preso il comando della gara e non lo ha più mollato, ma è stato con il sorpasso in partenza che ha fatto vedere quanto abbia in mano la sua Desmosedici.
Data check
Pecco Bagnaia ha fatto la pole position al Mugello in 1'44"855, tempo che vale il nuovo record della pista. Il precedente primato in prova, risalente all'anno precedente, era di Fabio Quartararo, che aveva girato nel 2021 (l'anno scorso piovve) in 1'45"187. Il francese in questa edizione si è qualificato in 1'45"755, ben 6 decimi più lento rispetto a due anni fa, mentre Pecco nel 2021 aveva marcato un 1'45"417: due anni dopo è stato 6 decimi più veloce. L'anno scorso in gara Fabio ha segnato un 1'46"868 - in una bella gara di rimonta-, quest'anno è riuscito a fare solo il 17esimo tempo tra tutti in gara, con un desolante 1'47"624, ancora una volta quasi 8 decimi più lento rispetto al passato.
Mentre gli avversari migliorano nella performance - con progressi anche piuttosto rapidi- Yamaha evidenzia un percorso di involuzione che sa tanto di confusione tecnica. È stato lo stesso Quartararo a sottolineare come la situazione sia peggiorata rispetto agli anni precedenti, con una M1 che è un caso unico sulla griglia. Unico non solo come il 4 cilindri in linea che la equipaggia, ma anche per numero di moto in griglia - appena due- e per incapacità prolungata di ritornare su buoni livelli. Insomma, non si tratta più di avere sbagliato la moto per un anno, ma di non riuscire proprio a invertire la rotta di un declino. Se Yamaha non riuscisse a vincere nemmeno una gara quest'anno, sarebbe la prima volta dal 2003: venti anni sono moltissimi, e come per Honda, che l'anno scorso ha toccato il punto più basso dal 1982, ci si rende conto che siamo di fronte a un cambiamento epocale. Mentre però la Casa Alata dichiara apertamente che si fa e si farà di tutto per tornare al vertice, e almeno nella mole di lavoro mostrata le intenzioni sono seguite dai fatti, Iwata pare ricaduta ancora una volta in uno stato di torpore tecnico. C'è da sperare che si stia lavorando su qualcosa di radicalmente innovativo (un V4 forse?) e che l'immobilismo attuale non sia solo il segnale di una resa sostanziale.
Meditate gente
Quattro Ducati ai primi quattro posti, sei moto su otto nella top ten sono la cifra di un dominio che appare sempre più sostanziale. Quest'anno nemmeno Aprilia riesce più a inserirsi tra le Desmosedici con continuità e la ricetta per andare a podio sembra solo una: avere una moto uscita dagli stabilimenti di Borgo Panigale, nel 2022 piuttosto che nel 2023, ma c'è da pensare che se Ducati mettesse in vendita anche le vecchi GP21 - cosa assolutamente impossibile- a qualche team manager verrebbe la tentazione di prenderne un paio da sostituire alle proprie moto. Campionato deciso? È ancora presto per dirlo: in calendario ora arrivano Sachsenring e Assen, due circuiti tra i meno favorevoli - per quanto possa valere oggi questa sottolineatura- di quelli in calendario. Se gli avversari riusciranno ad approfittarne bene, altrimenti il mondiale rimarrà una sfida a tre tra Bagnaia, Bezzecchi e Martin.