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Pagelle MotoGP: troppi alti e bassi per Yamaha. Morbido top, Rossi, Vinales e Quartararo flop

La M1 è una moto velocissima e vincente, ma i successi arrivano solo partendo dalla prima fila. Il team Petronas ha messo in imbarazzo gli ufficiali: sei successi contro uno, c'è molto da lavorare sia in Giappone che nel box
L’anno più incredibile della MotoGP si avvia a conclusione, ma mancano ancora le ultime pagelle del nostro Guido Sassi prima di mandarlo in archivio. Dopo Ducati e Suzuki, è la volta delle case che non hanno ottenuto uno dei tre titoli in palio. Iniziamo da Yamaha, che se non altro ha vinto più gare di tutti: ben 7, la metà del totale.

I piloti
Valentino Rossi, voto 5. Convalescente. La sufficienza sarebbe ipocrita, e non perché Rossi non sia più all’altezza di questa MotoGP, ma perché sono i risultati del 2020 a non valere quanto il pilota. Valentino ha iniziato il campionato ben indirizzato sulla strada di una ritrovata competitività, ma successivamente è incappato prima in una triplice serie di errori, poi nella seccatura del Covid. Quando è tornato in pista, è rimasto fregato da una M1 poco affidabile, e pure negli ultimi due gp ha raccolto pochino, spiccioli di punti. Meglio dimenticarsi questa annata e ripartire da zero. In questo senso il team nuovo potrebbe aiutarlo a voltare pagina.
Maverick Vinales, voto 6. Incompiuto. Era partito per la stagione con due secondi posti che sembravano un discreto inizio, ma che in realtà lo soddisfacevano a metà: lo spagnolo si era mostrato solido, ma inferiore a Quartararo. Il prosieguo però è stato peggio: nel resto della stagione è naufragato con il francese, diventato improvvisamente compagno di sventure, e si è ripreso solo a Misano, dove ha approfittato della caduta di Bagnaia per conquistare l’unica vittoria del 2020. Nella seconda parte del mondiale è addirittura scomparso, segnando meno di 50 punti in metà campionato e non è salito nemmeno più sul podio. Ormai Maverick si mostra fiducioso solo al giovedì, nemmeno al sabato mostra più sprazzi di ottimismo. Lui dice che la moto non va, ma fatica a dare indicazioni chiare ai tecnici.

La squadra
M1, voto 7. Altalenante. Il voto vale come il numero di vittorie conquistate, e forse è un po’ strettino. Se guardiamo il numero delle pole position, sono addirittura 9, ma parte del problema è proprio lì: la Yamaha è una moto eccezionale sul giro secco, ma quando non può fare le proprie linee o si trova nel traffico, diventa inefficace e scalda troppo le gomme. Difatti tutti i successi dei suoi piloti sono arrivati con fughe dal primo giro. Più della carenza di motore – un problema in comune con Suzuki- c’è da risolvere l’altalena di prestazioni e la sensibilità alle temperature della M1.
Team ufficiale, voto 4. Ormai è il terzo anno di fila che Yamaha parte per la stagione con un moderato ottimismo che si spegne assai rapidamente. Le novità tecniche sono poche, con un impatto limitato sulle prestazioni: forse la M1 migliora anche con il passare dei campionati, ma gli avversari di più. C’è stato qualche cambio nel gruppo di lavoro ma gli effetti non si vedono, almeno per ora.
Team satellite, voto 8. Visto come era iniziata la stagione del team Petronas, un minimo di delusione per la conclusione in calando non manca, ma se durante la scorsa primavera avessero detto a Razali che la sua squadra avrebbe portato a casa 6 vittorie nel 2020, forse non ci avrebbe creduto nemmeno il malese. Nel complesso meglio Morbido (voto 9) rispetto a El Diablo (voto 6); non tanto per il secondo posto in campionato dell'allievo di Rossi, ma per un approccio più solido alla stagione, che fa ben sperare anche per il futuro.
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