MotoGP Starting Grid: Marquez salta Valencia, il weekend è tutto per Valentino
I problemi alla vista dello spagnolo gli impediscono di partecipare all'ultima gara della stagione, che diventerà un lungo addio a Rossi. Per la gara fari puntati sui soliti noti: il Ricardo Tormo è una pista che piace a Yamaha, ma con un Bagnaia così c'è da aspettarsi di tutto
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News
Valencia si prepara a celebrare l'addio di Valentino Rossi al motomondiale e l'ultima gara della stagione 2021; allo stesso tempo sulla pista andalusa arriverà una Ducati fresca di titolo nel campionato costruttori e reduce dalla magnifica vittoria di Pecco Bagnaia a Portimao. Ci sarà Marc Marquez? Andiamo a vedere tutte le novità del gp insieme al nostro Guido Sassi in MotoGP Starting Grid.
La novità
Marquez salterà l'ultimo gran premio stagionale e anche i test di Jerez, nei quali solitamente si inizia a provare la nuova moto in vista dell'anno che verrà. L'otto volte campione del mondo ha problemi alla vista e i medici hanno rilevato un “nuovo episodio di diplodia” come conseguenza dell'incidente patito con la moto da enduro ormai dieci giorni fa. Sostanzialmente Marc ci vede doppio, a causa della paralisi del quarto nervo destro con interessamento del muscolo obliquo superiore. Si tratta dello stesso nervo ferito nell'incidente del 2011 in Malesia, quando a Sepang andò a sbattere violentemente in prova.
Un infortunio di questo tipo al momento è difficile da valutare: è possibile che il problema rientri semplicemente curandolo con degli antinfiammatori, come potrebbe rendersi necessaria una operazione. In questo secondo caso, tuttavia, bisognerà comunque aspettare che l'infiammazione rientri.
Che numeri
431 partenze – 432 con Valencia- nelle tre classi, 26 stagioni di carriera, 9 titoli mondiali con 115 vittorie e 235 podi: i numeri di Rossi in carriera sono incredibili e ancora più importanti se ci limitiamo a guardare la classe regina: 89 vittorie, 199 podi, 65 pole position e 96 giri veloci, per un totale di 7 titoli iridati. Valentino è al momento il pilota più vincente della storia della top class per successi conseguiti, secondo solo a Giacomo Agostini per numero di campionati vinti. E se Marc Marquez sembra ormai avergli preso la scia, Rossi si può ritirare senza essere stato raggiunto dal rivale più sentito. Le ultime due stagioni del Dottore non sono state all'altezza della sua storia, ma Rossi è stato capace di regalare attenzione e amore per questo sport anche senza essere più capace di rendere in pista quanto prima.
Ora per Valentino inizia una nuova vita e una carriera a quattro ruote di cui abbiamo visto alcune possibili anteprime in questi anni: sarà ovviamente impossibile ripetere le performance viste in moto, ma sarà comunque bello seguirlo per vedere nuove sfaccettature di una passione declinata sulle automobili.
La sfida
Senza Rossi in pista l'Italia perde il pilota centro dell'attenzione mediatica, ma nel frattempo sono cresciuti alcuni piloti che possono raccoglierne l'eredità sportiva, almeno in parte. Francesco Bagnaia e Franco Morbidelli al momento si dividono il titolo di principale erede al trono, con differenze sostanziali nei rispettivi modi di stare in pista.
Il Morbido è stato il ragazzo che Valentino ha cresciuto come primo “esperimento” dell'Academy, e ora corre con la sua stessa moto nel team ufficiale Yamaha. È un pilota maturo: ha 26 anni, in curriculum una carriera non lineare, fortunata e “spianata” come molti suoi colleghi. Franco però ha già dimostrato di meritare il posto che ricopre: è stato campione del mondo Moto2 nel 2017, vicecampione del mondo MotoGP l'anno scorso, quando ha conquistato 3 successi in stagione. Ora deve recuperare da un fastidiosissimo infortunio al ginocchio, l'inverno ci dirà se le cose procedono nel verso giusto.
Pecco è più giovane di Franco di tre anni, ha appena conquistato la sua terza vittoria in MotoGP ed è la speranza “rossa” di questo presente. È già riuscito a non fare rimpiangere Dovizioso, mostrando una capacità straordinaria di sfruttare al meglio la Desmosedici e ha in bacheca anche lui un mondiale Moto2, come Morbidelli.
Entrambi su moto ufficiali, entrambi maturi e riflessivi, i due italiani hanno ormai tutto quello che serve per dare l'assalto al mondiale. Gli avversari sono fortissimi, ma questi ragazzi ormai si sono fatti uomini.
Che storia
Valencia non è certo la pista preferita di Rossi: deve attendere il 2003 per la prima vittoria, a cui ne aggiunge solo un'altra l'anno successivo. Nel 2005 arriva un memorabile terzo posto in rimonta, partendo 15esimo in griglia, ma poi il Ricardo Tormo inizia a mostragli il proprio lato avverso: il mondiale perso nel 2006 contro Nicky Hayden, quello del 2015, ancora una ferita aperta, lasciato a Jorge Lorenzo al termine di una stagione avvelenata dal confronto con Marc Marquez. Alla fine di quella gara ci fu uno spontaneo giro d'onore per Rossi, con quasi tutti i colleghi a mostrargli la propria solidarietà. C'è da immaginarsi qualcosa di simile anche in questa occasione, un modo per salutare degnamente il grande campione e rendere meno antipatica la pista spagnola a Valentino.
Hot spot
Il Ricardo Tormo è un tracciato stretto e corto, dove è difficile superare. Il toboga spagnolo misura appena 4mila metri lenti e tortuosi, mentre l'ultimo curvone non ha niente a che vedere con il resto del layout. La combinazione delle curve 13-14 è difficile da interpretare e particolarmente importante per il tempo sul giro: serve una moto ben settata per affrontare al meglio la lunga curva a sinistra e arrivare alla Campos con qualche possibilità di attaccare. Passare alla 14 è davvero complicato perché lo spazio è poco e non è facile fermare la moto. Il rischio di un incrocio anche a manovra riuscita è concreto. Yamaha e Honda si sono divise la maggior parte delle vittorie sull'asciutto, pur essendo moto all'opposto come concezione: agile e reattiva la RC213V, fluida e stabile la M1.
La novità
Marquez salterà l'ultimo gran premio stagionale e anche i test di Jerez, nei quali solitamente si inizia a provare la nuova moto in vista dell'anno che verrà. L'otto volte campione del mondo ha problemi alla vista e i medici hanno rilevato un “nuovo episodio di diplodia” come conseguenza dell'incidente patito con la moto da enduro ormai dieci giorni fa. Sostanzialmente Marc ci vede doppio, a causa della paralisi del quarto nervo destro con interessamento del muscolo obliquo superiore. Si tratta dello stesso nervo ferito nell'incidente del 2011 in Malesia, quando a Sepang andò a sbattere violentemente in prova.
Un infortunio di questo tipo al momento è difficile da valutare: è possibile che il problema rientri semplicemente curandolo con degli antinfiammatori, come potrebbe rendersi necessaria una operazione. In questo secondo caso, tuttavia, bisognerà comunque aspettare che l'infiammazione rientri.
Che numeri
431 partenze – 432 con Valencia- nelle tre classi, 26 stagioni di carriera, 9 titoli mondiali con 115 vittorie e 235 podi: i numeri di Rossi in carriera sono incredibili e ancora più importanti se ci limitiamo a guardare la classe regina: 89 vittorie, 199 podi, 65 pole position e 96 giri veloci, per un totale di 7 titoli iridati. Valentino è al momento il pilota più vincente della storia della top class per successi conseguiti, secondo solo a Giacomo Agostini per numero di campionati vinti. E se Marc Marquez sembra ormai avergli preso la scia, Rossi si può ritirare senza essere stato raggiunto dal rivale più sentito. Le ultime due stagioni del Dottore non sono state all'altezza della sua storia, ma Rossi è stato capace di regalare attenzione e amore per questo sport anche senza essere più capace di rendere in pista quanto prima.
Ora per Valentino inizia una nuova vita e una carriera a quattro ruote di cui abbiamo visto alcune possibili anteprime in questi anni: sarà ovviamente impossibile ripetere le performance viste in moto, ma sarà comunque bello seguirlo per vedere nuove sfaccettature di una passione declinata sulle automobili.
La sfida
Senza Rossi in pista l'Italia perde il pilota centro dell'attenzione mediatica, ma nel frattempo sono cresciuti alcuni piloti che possono raccoglierne l'eredità sportiva, almeno in parte. Francesco Bagnaia e Franco Morbidelli al momento si dividono il titolo di principale erede al trono, con differenze sostanziali nei rispettivi modi di stare in pista.
Il Morbido è stato il ragazzo che Valentino ha cresciuto come primo “esperimento” dell'Academy, e ora corre con la sua stessa moto nel team ufficiale Yamaha. È un pilota maturo: ha 26 anni, in curriculum una carriera non lineare, fortunata e “spianata” come molti suoi colleghi. Franco però ha già dimostrato di meritare il posto che ricopre: è stato campione del mondo Moto2 nel 2017, vicecampione del mondo MotoGP l'anno scorso, quando ha conquistato 3 successi in stagione. Ora deve recuperare da un fastidiosissimo infortunio al ginocchio, l'inverno ci dirà se le cose procedono nel verso giusto.
Pecco è più giovane di Franco di tre anni, ha appena conquistato la sua terza vittoria in MotoGP ed è la speranza “rossa” di questo presente. È già riuscito a non fare rimpiangere Dovizioso, mostrando una capacità straordinaria di sfruttare al meglio la Desmosedici e ha in bacheca anche lui un mondiale Moto2, come Morbidelli.
Entrambi su moto ufficiali, entrambi maturi e riflessivi, i due italiani hanno ormai tutto quello che serve per dare l'assalto al mondiale. Gli avversari sono fortissimi, ma questi ragazzi ormai si sono fatti uomini.
Che storia
Valencia non è certo la pista preferita di Rossi: deve attendere il 2003 per la prima vittoria, a cui ne aggiunge solo un'altra l'anno successivo. Nel 2005 arriva un memorabile terzo posto in rimonta, partendo 15esimo in griglia, ma poi il Ricardo Tormo inizia a mostragli il proprio lato avverso: il mondiale perso nel 2006 contro Nicky Hayden, quello del 2015, ancora una ferita aperta, lasciato a Jorge Lorenzo al termine di una stagione avvelenata dal confronto con Marc Marquez. Alla fine di quella gara ci fu uno spontaneo giro d'onore per Rossi, con quasi tutti i colleghi a mostrargli la propria solidarietà. C'è da immaginarsi qualcosa di simile anche in questa occasione, un modo per salutare degnamente il grande campione e rendere meno antipatica la pista spagnola a Valentino.
Hot spot
Il Ricardo Tormo è un tracciato stretto e corto, dove è difficile superare. Il toboga spagnolo misura appena 4mila metri lenti e tortuosi, mentre l'ultimo curvone non ha niente a che vedere con il resto del layout. La combinazione delle curve 13-14 è difficile da interpretare e particolarmente importante per il tempo sul giro: serve una moto ben settata per affrontare al meglio la lunga curva a sinistra e arrivare alla Campos con qualche possibilità di attaccare. Passare alla 14 è davvero complicato perché lo spazio è poco e non è facile fermare la moto. Il rischio di un incrocio anche a manovra riuscita è concreto. Yamaha e Honda si sono divise la maggior parte delle vittorie sull'asciutto, pur essendo moto all'opposto come concezione: agile e reattiva la RC213V, fluida e stabile la M1.
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