MotoGP Starting Grid: a Jerez tutti contro Quartararo per impedire la fuga
Marquez e Bagnaia hanno poco tempo per risolvere i rispettivi problemi: il francese è in testa al mondiale e correrà su una pista a lui congeniale, dove ha vinto la sua prima gara in MotoGP e ottenuto 4 pole. E quando El Diablo parte davanti diventa difficile riprenderlo
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MotoGP
Il primo back to back europeo della stagione porta il motomondiale da Portimao a Jerez de la Frontera. Vediamo le novità sulla griglia di partenza in MotoGP Starting Grid insieme al nostro Guido Sassi.
Cosa succede
Pecco Bagnaia si è sottoposto ieri a esami per chiarire se ci poteva essere stato un interessamento dei legamenti nel problema riscontrato alla spalla destra, dopo il brutto highside di sabato nel gran premio del Portogallo. La visita ha riscontrato solo un edema osseo e la partecipazione al gp di Spagna non è in discussione: dolore a parte, per il piemontese non ci saranno controindicazioni a correre. Sarà una gara cruciale per Pecco e per Marquez, entrambi staccati di 38 punti da Quartararo ed entrambi incappati in molti down e pochi up in questo inizio di campionato. Erano loro tre i pretendenti al titolo designati alla vigilia della stagione, e Fabio è stato il primo a rispondere presente.
Che numeri
Il francese di sicuro non aspetterà la concorrenza: 69 punti e la vetta della classifica alla vigilia di Jerez sono un'occasione troppo ghiotta per El Diablo. Punterà alla prima fuga, contando su una pista che gli ha regalato la prima pole position da rookie (alla quarta gara) nel 2019, la prima vittoria nel 2020 e un gp dominato l'anno scorso, perso solamente per i problemi al braccio destro che lo hanno fatto retrocedere fino alla 13esima posizione.
Nel frattempo Fabio ha portato a casa la sua nona vittoria in MotoGP: un bel regalo di compleanno per lui che ne ha fatti 23 proprio la scorsa settimana: nel box lo hanno preso a torte in faccia per festeggiarlo, ma di lì a pochi giorni è stato lui a fare la festa agli avversari. Ora arriva una pista sulla quale ha già conquistato 4 pole position e si sa che gara può fare il francese con la sua Yamaha se parte davanti.
La sfida
Come scritto sopra, Marquez e Bagnaia sono accomunati da un insolito destino di rincorsa, anche se le condizioni di partenza non sembrano poi tanto simili. L'otto volte campione del mondo ha ereditato una moto che non sente sua, e che gli sta dando parecchi grattacapi in questo avvio di stagione. A questo proposito saranno utili i test post gara che si terranno all'Angel Nieto a inizio della settimana prossima, ma intanto c'è da correre un gran premio e non ci sarebbe da sorprendersi nel vedere di nuovo Marquez al top. Tanto lo spagnolo quanto la sua Honda sono sempre andati forti da quelle parti, con la moto giapponese vincente 6 volte su 8 prima dell'ultimo biennio. A novembre la nuova RC213V si era ben comportata nei test, e un Marquez che riuscisse a partire in prima o seconda fila sarebbe sempre un cliente scomodo.
Bagnaia sembra invece avere ritrovato il feeling con la propria Desmosedici e la caduta del sabato di Portimao proprio non ci voleva. A vedere le cose da fuori sembra che in Pecco ci sia comunque un po' troppa ansia di fare bene in questo 2022: l'incidente del Qatar e la scelta di anticipare l'ingresso in pista con le slick sulla pista bagnata sabato fanno venire il dubbio, anche se l'affiatamento con l'anteriore della GP22 pare ritrovato dopo Termas e l'errore di calcolo di Portimao va perdonato. Jerez non è la pista migliore per Ducati, e la doppietta dell'anno scorso non deve trarre in inganno: andare ancora a podio sarebbe già un ottimo risultato per Pecco, che non deve perdere più troppo terreno da Quartararo ma nemmeno essere ossessionato dalla rimonta.
Questa è storia
L'anno scorso a Jerez si è scritta una pagina davvero storica per la storia di Ducati, che è tornata a vincere su una pista dove era riuscita solo una volta – nel 2006 con Capirossi- a imporsi e dove anche il podio è stato solo sporadico (gli ultimi due a firma Dovizioso nel 2020 e Lorenzo nel 2017). Il risultato era stato favorito dai problemi di Quartararo e dalle difficoltà di Honda e Suzuki, ma una doppietta è comunque una doppietta: primo successo sull'asciutto di Jack Miller, secondo posto di un Bagnaia sempre vicino e veloce. Quella vittoria placò qualche residuo malumore degli addetti ai lavori, che ancora avevano giudicato azzardata la scelta della “linea verde” operata da Gigi Dall'Igna. Oggi nessuno più rimpiange il nuovo corso e – nonostante sia immutata la percezione dell'ottimo lavoro di Dovizioso e Petrucci- si può dire che Borgo Panigale abbia fatto più che bene a guardare avanti.
Hot spot
Jerez è una di quelle piste che non ha più segreti: ci si corre dal 1989 e si svolgono anche diversi test, a inizio come a fine anno. Proprio questa abbondanza di prove spesso manda fuori strada piloti e progettisti: le moto si comportano splendidamente sul tracciato perfettamente gommato e quando arrivano i circuiti meno rodati, i nodi vengono al pettine.
Per quanto riguarda i punti in cui sorpassare, a parte la curva 13 con le note vicende di sportellate diventate ormai leggenda, è la Dry Sac a farla da padrona: presenta un rettilineo lungo più o meno quanto quello di partenza e ci si arriva da un curvone molto più veloce rispetto al cambio di direzione dedicato a Jorge Lorenzo. I 4 in linea come Yamaha e Suzuki, ottimi in percorrenza, in quel punto riescono perciò a reggere piuttosto bene il confronto anche con i motori più aggressivi, come Honda e Ducati.
Cosa succede
Pecco Bagnaia si è sottoposto ieri a esami per chiarire se ci poteva essere stato un interessamento dei legamenti nel problema riscontrato alla spalla destra, dopo il brutto highside di sabato nel gran premio del Portogallo. La visita ha riscontrato solo un edema osseo e la partecipazione al gp di Spagna non è in discussione: dolore a parte, per il piemontese non ci saranno controindicazioni a correre. Sarà una gara cruciale per Pecco e per Marquez, entrambi staccati di 38 punti da Quartararo ed entrambi incappati in molti down e pochi up in questo inizio di campionato. Erano loro tre i pretendenti al titolo designati alla vigilia della stagione, e Fabio è stato il primo a rispondere presente.
Che numeri
Il francese di sicuro non aspetterà la concorrenza: 69 punti e la vetta della classifica alla vigilia di Jerez sono un'occasione troppo ghiotta per El Diablo. Punterà alla prima fuga, contando su una pista che gli ha regalato la prima pole position da rookie (alla quarta gara) nel 2019, la prima vittoria nel 2020 e un gp dominato l'anno scorso, perso solamente per i problemi al braccio destro che lo hanno fatto retrocedere fino alla 13esima posizione.
Nel frattempo Fabio ha portato a casa la sua nona vittoria in MotoGP: un bel regalo di compleanno per lui che ne ha fatti 23 proprio la scorsa settimana: nel box lo hanno preso a torte in faccia per festeggiarlo, ma di lì a pochi giorni è stato lui a fare la festa agli avversari. Ora arriva una pista sulla quale ha già conquistato 4 pole position e si sa che gara può fare il francese con la sua Yamaha se parte davanti.
La sfida
Come scritto sopra, Marquez e Bagnaia sono accomunati da un insolito destino di rincorsa, anche se le condizioni di partenza non sembrano poi tanto simili. L'otto volte campione del mondo ha ereditato una moto che non sente sua, e che gli sta dando parecchi grattacapi in questo avvio di stagione. A questo proposito saranno utili i test post gara che si terranno all'Angel Nieto a inizio della settimana prossima, ma intanto c'è da correre un gran premio e non ci sarebbe da sorprendersi nel vedere di nuovo Marquez al top. Tanto lo spagnolo quanto la sua Honda sono sempre andati forti da quelle parti, con la moto giapponese vincente 6 volte su 8 prima dell'ultimo biennio. A novembre la nuova RC213V si era ben comportata nei test, e un Marquez che riuscisse a partire in prima o seconda fila sarebbe sempre un cliente scomodo.
Bagnaia sembra invece avere ritrovato il feeling con la propria Desmosedici e la caduta del sabato di Portimao proprio non ci voleva. A vedere le cose da fuori sembra che in Pecco ci sia comunque un po' troppa ansia di fare bene in questo 2022: l'incidente del Qatar e la scelta di anticipare l'ingresso in pista con le slick sulla pista bagnata sabato fanno venire il dubbio, anche se l'affiatamento con l'anteriore della GP22 pare ritrovato dopo Termas e l'errore di calcolo di Portimao va perdonato. Jerez non è la pista migliore per Ducati, e la doppietta dell'anno scorso non deve trarre in inganno: andare ancora a podio sarebbe già un ottimo risultato per Pecco, che non deve perdere più troppo terreno da Quartararo ma nemmeno essere ossessionato dalla rimonta.
Questa è storia
L'anno scorso a Jerez si è scritta una pagina davvero storica per la storia di Ducati, che è tornata a vincere su una pista dove era riuscita solo una volta – nel 2006 con Capirossi- a imporsi e dove anche il podio è stato solo sporadico (gli ultimi due a firma Dovizioso nel 2020 e Lorenzo nel 2017). Il risultato era stato favorito dai problemi di Quartararo e dalle difficoltà di Honda e Suzuki, ma una doppietta è comunque una doppietta: primo successo sull'asciutto di Jack Miller, secondo posto di un Bagnaia sempre vicino e veloce. Quella vittoria placò qualche residuo malumore degli addetti ai lavori, che ancora avevano giudicato azzardata la scelta della “linea verde” operata da Gigi Dall'Igna. Oggi nessuno più rimpiange il nuovo corso e – nonostante sia immutata la percezione dell'ottimo lavoro di Dovizioso e Petrucci- si può dire che Borgo Panigale abbia fatto più che bene a guardare avanti.
Hot spot
Jerez è una di quelle piste che non ha più segreti: ci si corre dal 1989 e si svolgono anche diversi test, a inizio come a fine anno. Proprio questa abbondanza di prove spesso manda fuori strada piloti e progettisti: le moto si comportano splendidamente sul tracciato perfettamente gommato e quando arrivano i circuiti meno rodati, i nodi vengono al pettine.
Per quanto riguarda i punti in cui sorpassare, a parte la curva 13 con le note vicende di sportellate diventate ormai leggenda, è la Dry Sac a farla da padrona: presenta un rettilineo lungo più o meno quanto quello di partenza e ci si arriva da un curvone molto più veloce rispetto al cambio di direzione dedicato a Jorge Lorenzo. I 4 in linea come Yamaha e Suzuki, ottimi in percorrenza, in quel punto riescono perciò a reggere piuttosto bene il confronto anche con i motori più aggressivi, come Honda e Ducati.
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