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MotoGP Starting Grid: si replica ad Aragon, ma sarà tutta un'altra gara

Il meteo cambierà al Motorland e nessuno sa cosa aspettarsi: le Ducati possono solo fare meglio, ma contro le Suzuki di Mir e Rins sarà dura averla vinta. Alla fine del mondiale mancano solo 4 gran premi e Dovizioso deve trovare un modo per riuscire a sfruttare meglio il match tra le Michelin e il motore V4 della sua Desmosedici
Mancano solo 4 gare al termine del motomondiale 2020 e domenica si correrà per la seconda volta ad Aragon. Andiamo allora a vedere insieme al nostro Guido Sassi quali sono le novità sulla MotoGP Starting Grid del gp di Teruel.

La novità
Domenica scorsa il Motorland ha regalato una gara soleggiata: 21 gradi nell'aria, 34 sull'asfalto. Condizioni buone, che non è detto si verifichino nuovamente. Intanto l'orario di partenza non sarà lo stesso, perché si correrà alle 13 e non alle 15: due ore di differenza fanno più di 3 gradi nell'aria, anche di più sull'asfalto. E poi il meteo dà un weekend più umido, a tratti piovoso. A oggi non si può ancora avere certezza di quello che succederà, ma la sostanza del discorso è che tutto il fine settimana potrebbe dare un feedback diverso a moto e piloti. Fino a oggi le Suzuki sono stati i prototipi che hanno fatto più fatica a scaldare le gomme, ma anche le Ducati hanno avuto i loro problemi con il freddo. Insomma, ci sono tutte le premesse affinché il gp di Teruel non sia la semplice replica della prima gara. L'unica conferma arriva da una defezione: Valentino Rossi sta ancora scontando la quarantena di dieci giorni che scadrà proprio domenica. Niente gara per il nove volte campione del mondo e nessun sostituto: Yamaha ha ufficialmente dichiarato che no porterà altri piloti nel proprio box.

Che numeri
Dopo il gp di Aragona la MotoGP ha un nuovo leader della classifica. Joan Mir è davanti a tutti con 121 punti, segue Fabio Quartararo con 115, Maverick Vinales con 109 e Andrea Dovizioso con 106. 4 piloti in 15 punti sono un pacchetto niente male in vista del rush di fine anno, e in questo poker ci sono le storie più diverse. Mir è davanti a tutti senza avere mai vinto una gara: i suoi 5 podi sono stati però sufficienti a prendere il comando, nonostante due ritiri.
Quartararo lo insegue a 6 punti di distanza: il francese di vittorie ne ha ottenute invece ben 3, e di ritiri solo uno. Ma non è mai andato a podio se non da vincente, e questo pesa enormemente sulla sua classifica.
Vinales, nonostante tutti i sui alti e bassi, è al terzo posto con solo 12 punti di ritardo sul capoclassifica. Anche Top Gun ha un solo ritiro in tabella, tra l'altro nemmeno per colpa sua: l'unico zero di Maverick risale al gp di Stiria, quando si è dovuto gettare dalla moto in corsa senza freni. Anche per lui registriamo una sola vittoria, e altri due secondi posti.
Infine Dovizioso, il pilota del quartetto che conta meno podi: solo due, compreso il successo del gran premio d'Austria. Se Zarco non avesse steso Andrea a Barcellona, DesmoDovi sarebbe per lo meno in scia a Mir, ma la situazione è questa e nelle ultime 6 gare il ducatista non è più andato a festeggiare in parco chiuso.

La sfida
Il mondiale di questa stagione non è solo una battaglia tra piloti, ma anche un vero e proprio confronto tra marche concorrenti e filosofie progettuali. Le nuove Michelin hanno riequilibrato il rapporto tra V4 e 4 in linea, tanto che Ducati e Ktm hanno portato a casa solo 4 vittorie su 10. Domenica scorsa ad Aragon si è visto in maniera netta come la percorrenza in curva possa risultare un'arma micidiale a favore di moto come la Suzuki, che non ha una grande cavalleria né una velocità impressionante, ma che tra la 16 e la 17 riusciva a rimanere molto interna in traiettoria, affiancando e superando le varie Ducati e Yamaha.
Per la casa di Borgo Panigale e Dovizioso in particolare la questione può diventare problematica nel finale di stagione: bisogna provare a fare un passo in avanti nella gara di domenica e sperare che Portimao si riveli favorevole ai colori italiani. Valencia sarà un difficile intramezzo, su una pista che non è il massimo per la Desmosedici.

Questa è storia
Aragon è entrata nel calendario del mondiale nel 2010: si sono corse undici gare e ci apprestiamo a vivere la dodicesima: la tappa al Motorland figura come un appuntamento di riserva ma non se ne è più andato da quel gran premio di dieci anni fa vinto da Casey Stoner. L'australiano della Ducati è stato l'unico non spagnolo a vincere sulla pista aragonese: dal 2012 a oggi si sono imposti Pedrosa, Lorenzo, Marquez e infine Rins. Domenica scorsa addirittura abbiamo visto un poker di iberici nelle prime quattro posizioni, un vero trionfo. Il tracciato è molto bello e in questo 2020 il calendario è stato stilato alla meno peggio, ma continuare a vedere quattro circuiti spagnoli in calendario non aiuta il movimento a internazionalizzarsi.

Hot Spot
La settimana scorsa abbiamo battezzato il curvone 16-17 come il punto più importante della pista ed ed effettivamente quasi tutti i sorpassi più importanti si sono concretizzati in quel punto: le rimonte di Rins e Marquez hanno sfruttato in pieno il tornantone, ma anche la curva 1 rimane un punto decisamente interessante. È la classica staccata con la moto che sbandiera al posteriore, dove si può forzare l'ingresso a moto dritta, impedendo all'avversario di incrociare. Occhio però a non andare lunghi, un po' come ha fatto Morbidelli in partenza domenica scorsa: ottimo spunto, senso della posizione, ingresso in chicane davanti a tutti. Ma poi Franco non è riuscito a chiudere ed è stato ampiamente ripassato dai primi.
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