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MotoGP Starting Grid: Bagnaia, Quartararo e Marquez, il campionato è una corsa a tre

Alla vigilia della stagione le prime guide di Ducati, Yamaha e Honda sono i favoriti nella corsa al titolo. Gli italiani del dopo Valentino sono sette, ma c'è ancora molta strada da fare per diventare davvero competitivi al massimo livello
La MotoGP riparte dal Qatar, appuntamento di inizio campionato ormai da 15 anni a questa parte. Se il calendario conferma la tradizione, molte sono le novità della 74esima stagione del motomondiale. Andiamo a vederle in MotoGP Starting Grid insieme al nostro Guido Sassi.

La novità
La più importante, è scontato, riguarda l'assenza di Valentino Rossi. Per la prima volta, 26 anni dopo il suo debutto nel mondiale, il numero 46 non avrà un posto nei box della MotoGP, ma i suoi eredi non mancano: Pecco Bagnaia, Franco Morbidelli, Luca Marini e Marco Bezzecchi sono gli allievi dell'Academy a cui bisogna affidarsi, oltre ad Andrea Dovizioso, Enea Bastianini e Fabio Di Giannantonio, che completano lo schieramento tricolore.
La quantità c'è, la qualità è chiamata a verifiche o riscatti, perché in questi anni si è seminato bene, ma il campionato 2022 sarà più difficile di altri per molte ragioni. La prima è il calendario: mai si era corso su 21 gran premi stagionali, un numero abnorme e superfluo per lo spettacolo in sé, necessario però a Dorna per riprendere a macinare profitti dopo due stagioni fiaccate dalla pandemia.

Che numeri
8 mondiali vinti, di cui 6 in MotoGP in 9 stagioni corse, comprese le due saltate o vissute a spizzichi e bocconi per l'infortunio: a chi non ritiene sufficienti questi numeri, dalla carriera di Marc Marquez si possono pescare anche 85 vittorie in 220 gare disputate, 138 podi o 90 pole position. Chi può fermare quest'uomo? Fino a oggi si è detto: solo egli stesso. Questa stagione dovrà dire se davvero è così, o se i campioni iridati di queste due stagioni, più i nuovi talenti, hanno speso bene il loro tempo e sono cresciuti a sufficienza per dare fastidio al fenomeno di Cervera.

La sfida
Dimenticandoci per un attimo dello spagnolo, c'è una sfida in sospeso che riprenderà in Qatar: da un lato c'è il campione del mondo, Fabio Quartararo; dall'altra Pecco Bagnaia, che l'anno scorso ha vinto 4 delle ultime 6 gare stagionali. Il ducatista è partito piano nel 2021 e non è riuscito a concretizzare la propria rimonta, mentre il francese ha fatto il percorso opposto.
Alla vigilia della prima gara anche gli umori sembrano differenti: Bagnaia è entusiasta della propria Ducati, che pare cresciuta ancora di potenza e monta un nuovo variatore di assetto ancora più efficace. El Diablo invece non ha fatto mistero di ritenere la nuova Yamaha una delusione, sostanzialmente la stessa moto con cui ha corso nel 2021 o poco più.
Questo non vuol dire che in Qatar le Desmosedici partano per forza favorite: l'anno scorso Maverick Vinales e Quartararo hanno vinto entrambe le gare corse, relegando le Ducati sui gradini più bassi del podio, e in generale le M1 hanno conquistato 10 delle 18 edizioni disputate, contro i 5 successi di Borgo Panigale.

Questa è storia
Nel senso che non si potrà più ripetere...ci riferiamo all'inizio della stagione 2015, quando Valentino Rossi vinse, con Dovizioso e Andrea Iannone in sella alle Ducati a completare il podio. Di quel terzetto è rimasto solo il forlivese, che però ha una M1 privata a disposizione e non un missile rosso farcito di desmocavalli. La MotoGP da allora è cambiata moltissimo, anche se forse in maniera non troppo manifesta: non ci sono più le Bridgestone ma le Michelin, l'elettronica è unica, ma la gestione del software è diventata fondamentale nel fare lavorare al meglio le moto. Anche i protagonisti delle gare non sono più gli stessi: sono spariti Jorge Lorenzo, Dani Pedrosa, Cal Crutchlow, Danilo Petrucci, giusto per parlare di quelli che non abbiamo ancora citato e che vincevano le gare.

Hot Spot
1068 metri: è la lunghezza precisa del rettilineo del Qatar, una pista di aeroporto su cui le Ducati devono ricorrere a tutta la loro deportanza per non volare via. L'anno scorso Johann Zarco ha toccato i 362.4 chilometri orari di massima, un valore impressionante, che tuttavia non è bastato a fare dominare le Desmosedici. Se le Ducati sverniciano chiunque davanti al muretto, per vincere la gara la chiave di volta sta però nell'uscita di curva 16. Vinales l'anno scorso è riuscito a fregare tutti proprio grazie all'ottimo spunto mostrato.
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