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MotoGP 2022 - KTM: i "segreti" di un inizio vincente

La nuova RC16 è stata affinata parecchio nell'aerodinamica ed è migliorata dal punto di vista del grip meccanico al posteriore. Gli austriaci sono in testa al mondiale costruttori e hanno tecnici - anche italiani- di primissimo livello
KTM ha ottenuto una vittoria a Mandalika e un secondo posto in Qatar: i risultati di Oliveira e Binder garantiscono per ora la leadership di Mattighofen nel mondiale costruttori e una bella iniezione di fiducia per un mondiale che si preannuncia interessante. Ma quali sono le ragioni del ritorno al successo degli austriaci?

Una strada impervia
Le vittorie di KTM in MotoGP, al sesto anno di partecipazione alla MotoGP, fino alla vigilia dell'Indonesia si contavano ancora sulle dita di una mano: 5, con 3 successi di Miguel Oliveira che domenica ha aggiunto una ulteriore perla alla sua collezione. Verrebbe da pensare che si tratta di un bottino piuttosto scarno, ma d'altronde anche Suzuki non è andata oltre le 5 vittorie dal 2015 in poi e Aprilia sta cercando ancora la prima affermazione.
Volendo invece vedere il lato positivo, è vero che Mattighofen si sta strutturando sempre più per diventare davvero il costruttore di riferimento dell'intero paddock. Negli ultimi anni al progetto austriaco si sono uniti ingegneri elettronici e tecnici delle sospensioni tra i più qualificati della concorrenza, a cui da qualche mese va aggiunto anche Fabiano Sterlacchini, il nuovo direttore tecnico di provenienza Ducati. La RC16 negli anni ha trovato prima una configurazione di motore più simile alla concorrenza, stringendo la V dei quattro cilindri e adottando un albero contro rotante, oltre a un telaio che da tubi in traliccio è diventato un misto. Elettronica e ciclistica hanno beneficiato di know-how esterni, ma la squadra si è arricchita parecchio anche dal lato umano.

L'ingrediente in più
Daniel Pedrosa ormai da tre anni dà il suo prezioso contributo allo sviluppo della moto, e da questa stagione al muretto c'è un professionista eccellente che risponde al nome di Francesco Guidotti. Il team Tech3 è diretto dall'ottimo Hervé Poncharal, che gestisce i giovani talenti con l'obiettivo di farli crescere in un sistema che parte dalla Red Bull Rookies Cup e arriva fino alla classe regina.
KTM, che ha spesso dato l'impressione di avere un'organizzazione eccellente ma di essere carente in fantasia e capacità di adattamento, pare insomma avere corretto il tiro: non solo soldi (tanti), ma anche più flessibilità.

Una moto che va
In fin dei conti però le gare si vincono se le moto vanno forte almeno quasi quanto gli altri, e KTM in questa stagione sembra avere trovato la giusta quadra, puntando su un aspetto in particolare. Il project leader Sebastien Risse, dopo l'esordio in Qatar, ha sottolineato che la nuova RC16 è stata pensata soprattutto in funzione dell'aerodinamica, ma forse anche le dimensioni del prototipo sono cresciute, seguendo un trend generale. Una moto più lunga aiuta a spostare il peso dietro, ovvero a sfruttare al meglio la ruota – e la gomma posteriore-. Stiamo parlando di alchimie, difficili da verificare in appena due gare, ma il buon grip mostrato dalle KTM sul bagnato di Mandalika potrebbe suggerire che già dal punto di vista meccanico la RC16 lavora bene.
 
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