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Marquez, prendere o lasciare: la Race of Champions è solo l'inizio

Il contatto tra Marc e Bulega fa parte del modo di correre dello spagnolo. Ducati ha firmato l'otto volte campione del mondo consapevole dei suoi pregi e difetti: riuscire a dargli nuovi limiti sarà la sfida del 2025

Claudio Domenicali e Gigi Dall'Igna lo avevano detto a più riprese, scherzando ma non troppo, alla vigilia della Race of Champions: "Non esagerate con l'agonismo, che ci sono due mondiali (MotoGP e SBK, ndr) da correre". Ma si sa che i piloti, una volta che abbassano la visiera entrano in un altro mondo e una gara è una gara, a prescindere dal premio in palio. Se poi aggiungi il fatto che uno dei piloti in questione è Marc Marquez, puoi stare certo che il suo approccio non cambierà: comanda l'istinto ed è qualcosa che si può controllare fino a un certo punto.

Fatti e parole

All'ultimo giro della Lenovo Race of Champions, Bagnaia era in testa con un vantaggio di assoluta tranquillità sugli inseguitori. Iannone era al suo limite e Bulega gli era abbastanza vicino da mettergli pressione fino all'ultimo. Ma Nicolò, a sua volta, era braccato da Marc Marquez, che sentiva il podio alla sua portata. Un sorpasso alla Misano 2 difficilmente può riuscire, perché la traiettoria è sostanzialmente obbligata e per chi segue è difficile trovare il tempo di infilarsi all'interno e passare. A meno che l'obiettivo non sia semplicemente infilarsi, ed è un po' quello che ha fatto Marc. Il contatto c'è stato: "Non ho visto, ho sentito un rumore, tipo ssshhh, come che è caduto, probabilmente ci siamo toccati" è stato il commento di Marc quando è arrivato in parco chiuso, che come al solito ha saputo spiegare le "sue" ragioni. "È una gara, siamo qua per gareggiare, anche alla prima curva c'è stata battaglia, è normale che sia così". Si può controbattere qualsiasi cosa, ma Nicolò ha scelto di non commentare. Pare che la botta non abbia fatto grossi danni, non fisici per lo meno.

Equilibri impossibili?

Ducati ha fatto una scelta ben precisa prendendo Marc Marquez: ha puntato sul presente, ha messo insieme il classico Dream Team. Nel motorsport questo termine però non ha mai avuto molta fortuna: nel migliore dei casi il box dei sogni si è trasformato in un fallimento sportivo, vedi Marquez-Lorenzo in Honda come ultimo esempio. Altre volte i risultati sono arrivati, ma con attriti piuttosto importanti: Rossi-Lorenzo in Yamaha, Hamilton-Alonso in Formula1 sponda McLaren, senza andare sul più classico e abusato Senna-Prost.
Come andrà la convivenza tra Bagnaia e Marquez non si può sapere adesso; probabilmente dipenderà in buona parte da quanto il campione del mondo in carica riuscirà a isolarsi dal compagno all’interno del box. Per quanto riguarda la pista invece, sembra che Pecco abbia già preso le misure a Marc abbastanza bene nelle occasioni in cui si sono trovati a stretto contatto. 

Per il resto sarà compito di Ducati dare dei limiti a Marquez, il management dovrà essere abile a fargli capire che non andrà a inserirsi in un ambiente dove lui è il centro intorno a cui orbita tutto. In Ducati, un po’ come nella Ferrari che fu, viene prima il marchio, poi i piloti. Fino a oggi senza eccezioni, da domani vedremo.

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