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Le Ducati da gran premio che hanno fatto storia: GP12, l'incubo di Rossi

Il ritorno alla cilindrata 1000 non si traduce in risultati positivi per il team di Borgo Panigale. La Desmosedici monta un telaio in alluminio, ma continua a non comunicare all'anteriore e fatica a curvare. La sofrtunata esperienza del Dottore porterà alla rinascita tecnica con Gigi Dall'Igna

Tra le moto che hanno fatto la storia della Ducati non ci sono solo creature fortunate e vincenti, ma nella nostra rassegna abbiamo voluto inserire anche un “flop” che ha fatto comunque parlare tanto e più di altre Desmosedici. In molti ricordano il biennio di Valentino in rosso: un periodo decisamente sfortunato, caotico e in qualche modo comunque portatore di diverse novità tecniche e di impostazione del progetto.

 

Le mille e una moto

L'avventura del Dottore parte subito male: il 2011 è l'ultimo anno della cilindrata 800cc, ma già dai test di Valencia i tempi non arrivano, il feeling tra moto e pilota nemmeno. Nel corso della stagione vengono proposti diversi nuovi telai in carbonio, ma niente sembra funzionare. Ad Assen arriva addirittura una GP11.1, nata sulla base del prototipo che inizierà a correre l'anno successivo. Il regolamento 2012 prevede infatti il ritorno alla cilindrata 1000, così Ducati prende il nuovo motore, accorcia la corsa e lo trasforma in un 800. Dal punto di vista della ciclistica, viene introdotto un nuovo forcellone, che ricorda quello della M1. La GP11.1 acquisisce anche il nuovo cambio seamless destinato alla GP12. La seconda parte del campionato si rivela però persino peggiore della prima: I pompaggi diminuiscono, ma la moto continua a non curvare. Nemmeno l'introduzione di un telaio in alluminio risolve i problemi. La Desmosedici in versione 800cc - per la prima volta in cinque anni- chiude il campionato senza nemmeno una vittoria.

 

Pochi progressi

La moto 2012 nasce già con il telaio in alluminio che ospita il motore Desmo, ora a 1000cc di cilindrata. Viene poi ridisegnata la coppa, in modo da potere alloggiare il propulsore con una disposizione a V, piuttosto che a L. Dopo alcune gare il volano viene montato esternamente, in modo da testare alberi con diversi valori di inerzia. I progressi non sono significativi e Rossi chiede maggiore accelerazione, ma riesce solo ad avere un po' più di allungo. Si vede anche un nuovo forcellone ma, dato l'aumento del chatter, la soluzione viene accantonata dopo un paio di gare. Fino alla gara di Misano, ormai nella seconda parte di stagione, i risultati sono persino peggio dell'anno precedente, con l'eccezione del secondo posto di Le Mans. Al Marco Simoncelli World Circuit si prova anche l'ennesimo nuovo telaio, ma ormai l'avventura di Rossi è agli sgoccioli, il pesarese ha già comunicato il suo ritorno in Yamaha. La GP12 ora se non altro offre maggiore grip all'anteriore piuttosto che al posteriore, e Rossi riesce a “sentire” meglio la moto in staccata.

 

Un nuovo corso

A metà 2012 Audi rileva Ducati e Filippo Preziosi viene sostituito da Bernhard Gobmeier, proveniente dal reparto corse superbike di BMW. Paolo Ciabatti diventa direttore del team in pista. La casa degli anelli ristruttura profondamente l'azienda, processo che andrà avanti anche nel 2013, quando in pista ci saranno Andrea Dovizioso e Nicky Hayden. Dal punto di vista tecnico tuttavia permangono grossissime difficoltà a recuperare il gap dai rivali. Nel corso dello stesso anno verrà perciò assoldato Gigi Dall'Igna e l'ingegnere veneto inizierà a lavorare sulla moto 2014, con un lungo percorso verso la rinascita sportiva.

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