Intervista esclusiva Rins: “La mia Honda è bella e veloce. Con Lucio Cecchinello sta nascendo un rapporto stretto"
MotoGP news - Da quest'anno è iniziato un nuovo capitolo nella carriera di Alex Rins, dato che dopo sei anni passati con Suzuki è oggi alla guida della Honda del team LCR. Miglior pilota Honda nei due primi GP, abbiamo potuto fare una chiacchierata con lui su questa nuova esperienza, sul nuovo format con due gare e sulle altre novità che riguardano la sua vita professionale
Dal 2017 in MotoGP
Dopo l’addio di Suzuki, alla fine della stagione passata, Alex Rins ha raccolto una nuova sfida nella sua carriera e quest’anno veste i colori del team LCR alla guida di una Honda. Non è certo il momento più facile questo per la Casa alata, ma lo spagnolo sta facendo il miglior lavoro possibile con la sua RC213V ed è stato il miglior pilota Honda nelle due gare della domenica disputate finora. Se in Portogallo aveva chiuso decimo, in Argentina ha conquistato un nono posto dopo aver lottato ampiamente per la sesta posizione. Ecco cosa ci ha raccontato di questo inizio di campionato.
Questa è la tua settima stagione in MotoGP, come la vivi?
Sinceramente con la stessa gioia della prima. È una stagione speciale perché guido una moto nuova ed è un progetto nuovo, ma sono molto contento. In questi anni sono cambiato moltissimo, ho molta più esperienza, so come gestire più situazioni diverse, so come gestire meglio lo stress.
Come puoi descrivere la tua Honda con tre aggettivi?
È una moto bella, molto veloce e non mi viene un terzo aggettivo. Per stare davanti abbiamo bisogno di migliorare un po’ l’aerodinamica, siamo un passo indietro rispetto agli avversari, manca avere un po’ più di aderenza. Queste due sono le cose più importanti se facciamo una lista.
Come mai dai un nome alla tua moto?
Quella di prima la chiamavo Susie, quella di adesso è Ramhonda. Non so perché, è qualcosa che mi viene in mente in quel momento. Quando l’ho vista a novembre, nei test di Valencia, mi è venuto fuori questo nome, senza alcun motivo specifico.
Hai parlato con Marc Marquez o con gli altri piloti Honda?
No, con Marc no. Ci siamo detti qualcosa un giorno in Malesia, ma molto poco. Neanche con Joan Mir sulla moto. L’unica cosa su cui ci siamo confrontati è stata la curva 5 a Portimao, una volta mentre eravamo a cena insieme e avevamo la stessa opinione. Ma neanche in Suzuki parlavamo della moto, quando ci si incontra si parla di altro.
È un anno di molti cambiamenti per te tra moto, team e casco.
Sì, per il discorso marca sono stato obbligato con Suzuki che ha lasciato il Mondiale. Per il casco, invece, non mi sentivo molto valorizzato dov’ero prima.
Tra le cose nuova nella tua vita c’è stato anche il cambio di alimentazione.
Sì, da luglio sono vegetariano. Ho deciso di diventarlo perché volevo fare un passo in avanti nel mio rendimento. Volevo provare ed è stato uno step molto grande. Sto molto meglio, riposo meglio, quando mi alleno mi sento più forte e man mano che passa il tempo mi concentro di più sulla natura e sugli animali.
Ti ha cambiato anche la paternità?
Sono maturato molto. Diventando papà c’è una persona di cui ti devi prendere cura, ed è tuo figlio e faresti qualunque cosa per lui. Per lui, per mia moglie, per la famiglia. Prima stavo poco a casa, adesso molto di più. E Lucas mi fa sempre sorridere.
Tornando a parlare del tuo lavoro, un risultato ottenuto nella Sprint ha lo stesso sapore di quello della gara della domenica?
Per me sì, perché alla fine è sempre una gara. Anche se i giri sono la metà, però si sente sempre la stessa pressione, c’è lo stesso nervosismo e si deve fare una partenza. È una corsa breve, con pochi giri, si vive in una maniera molto intensa. Questo fa sì che i weekend siano più fisici e bisogna preparare bene il proprio corpo.
Come ti sei preparato a questo nuovo format durante l’inverno?
Ho cambiato un po’ l’allenamento fisico, mi sento più forte dell’anno scorso. Ho cambiato l’allenatore. Per quanto riguarda l’aspetto mentale, invece, sono seguito dal 2017 da una psicologa sportiva. Dall’anno scorso abbiamo iniziato a lavorare con più attenzione sul sistema nervoso, visto che è tutto così serrato.
Com’è stato il primo impatto con il nuovo team, LCR?
È stato diverso. Negli ultimi sei anni avevo sempre lavorato con le stesse persone, qui invece è tutto nuovo ed è stato un po’ strano, ma è stata solo una questione di tempo. Mi trovo molto bene con loro, è molto simile a come stavo in Suzuki. È una squadra che mi vuole, che c’è per me. Tutto quello che mi possono dare provano a farlo. Con Lucio stiamo costruendo un rapporto molto stretto, mi appoggio abbastanza su di lui ed è molto attento quando sono in pista, viene da me, mi ascolta, mi dà consigli.
Ce ne puoi raccontare uno?
Mi ha raccontato che quando correva in 125 e l’azione in pista era molto serrata, quando voleva essere più veloce in rettilineo, svuotava completamente i polmoni da tutta l’aria.
Ecco il calendario 2023 della top class e la classifica del campionato.