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I cinquantini dell'era d'oro: 6 modelli che (ancora) tutti sognano

Il fenomeno dei cinquantini è scoppiato negli anni '60 e '70: tantissime le case, italiane soprattutto, hanno fatto sognare schiere di giovani motociclisti. Vi portiamo indietro nel tempo con sei memorabili modelli dell'era d'oro

Oggi l'entusiasmo per i cinquantini si è spento, ma una volta, negli anni '60 e '70 e anche 80 era alle stelle. Chi vi scrive non può ricordaselo, non ero ancora nato e non ero neanche nei pensieri dei miei genitori (sono classe 1993), ma ricordo bene i racconti di mio papà che tanto sognava il mitico Caballero Regolarità. Lui poi iniziò con un Fantic Super Rocket, il mio cinquantino invece è arrivato nel 2007, una moderna Yamaha TZR 50. I modelli di una volta mi hanno sempre affascinato, ecco perché, quando Giorgio Nada Editore ci ha fatto trovare in redazione il nuovo libro "Cinquantini... due ruote in libertà" di Alberto Pasi e Vittorio Crippa, mi sono illuminato: ho selezionato sei modelli d'annata che hanno fatto sognare e continuano a far sognare tanti motociclisti.

 

Aspes Navaho

Tra i modelli da sogno della casa di Gallarate, come non citare il modello da regolarità Navaho. Presentato nel 1971, questo cinquantino si presentava con un'estetica innovativa. Linee filanti, serbatoio in fibra di vetro basso, lungo e stretto, sella piatta. La ciclistica meritava la lode, sia per il comportamento della forcella (prodotta direttamente da Aspes) sia per il robusto telaio. Il motore con raffreddamento ad aria era della Minarelli, il mitico P4-P6 con cilindro in ghisa in grado di erogare 5,5 CV circa. Negli anni a seguire il Navaho si evolve, ma continua a sorprendere per il suo design personale: la serie purtroppo finisce nel 1980, quando il costruttore è prossimo alla chiusura.

 

Fantic Motor Caballero

Presentato nel 1969, questo modello da fuoristrada della casa di Barzago è tra i più ricordati e amati di sempre. Il Caballero Regolarità P4, a quattro marce, arriva nel 1973: elegantissimo con le sue forme armoniche e filanti, esaltate dal serbatoio tondeggiante da 8,4 litri color rosso e dalla posizione di guida comoda. Sui terreni più accidentati mostrava i suoi limiti, ma era proprio nell'uso quotidiano che dava il suo meglio. Il motore monocilindrico a due tempi era supportato da un carburatore Dell'Orto SHA 14-12, ma con l'SHB 19-19 la potenza massima raggiungeva i 6 CV.

 

Malaguti Fifty

Entriamo nel mondo dei tuboni con il mitico Fifty che, non a caso, è il modello più importante nella storia di Malaguti. La prima generazione è del '74, vicina per stile e prestazioni ai concorrenti, ma due anni dopo arriva la prima versione innovativa, la HF. Pensate che l'allestimento Special montava addirittura il freno anteriore a disco, c'erano i parafanghi in plastica, ammortizzatori inclinati e sella in microfibra. Il Fifty si aggiorna costantemente e dalla sua nascita al 1980 ne furono costruiti ben 14.000. Negli anni a seguire questo tubone continua ad affascinare: arriva il monoammortizzatore, il raffreddamento a liquido e l'aspirazione lamellare. Il mezzo perfetto per l'elaborazione e il successo è garantito: in totale, fino al 1997, sono nati 250.000 esemplari.

 

Malanca Testa Rossa

In quegli anni il pallino dei giovani erano le moto da regolarità ma, delle sportive dell'epoca, la Testa Rossa è passata alla storia per essere uno dei cinquantini più veloci e ammirati. Il costruttore italiano era legato alle gare di velocità nel Mondiale e a quelle in salita: tra i giovani, infatti, questo modello era un po' come una Ferrari a due ruote. Telaio a doppia culla chiusa in tubi con triangolatura centrale, rinforzi sotto al cannotto di sterzo, motore F. Morini 4M con alcune parti prodotte direttamente da Malanca. Memorabile la testa verniciata color rosso. L'assetto era sportivo e scomodo, caratteristiche che però gli permisero di essere velocissimo: con i suoi 56 kg di peso riusciva a raggiungere i 90 km/h, numeri che permisero al Testa Rossa di essere uno degli "stesini" più gettonati di sempre, una volta come oggi.

 

Moto Guzzi Dingo Cross

Costava poco, era molto personale, andava forte ed era robusto. Il primo Dingo Cross arriva nel 1964 con telaio in lamiera stampata e motore con cilindro a canna cromata, una vera finezza per quegli anni. Nel '65 arriva già una versione aggiornata, che punta comunque su grande robustezza ed un prezzo invitante. Un ulteriore restyling è stato presentato nel '69: il cinquantino di Mandello aveva un inedito serbatoio tondeggiante, sella più corta, cassetta porta oggetti, parafanghi più filanti e tachimetro di serie. C'era anche un nuovo gruppo termico per il motore e la forcella aveva gli steli completamente a vista (scompare il soffietto in gomma). Il giallo era il colore più ambito ma c'erano anche il rosso e il verde.

 

Moto Morini Scrambler

Anche Moto Morini è stata della partita con una ricca famiglia di ciclomotori, di cui ricordiamo lo Scrambler, detto anche "il Corsarino da fuoristrada". Il modello nasce nel 1966, telaio e motore (rigorosamente a 4 tempi) sono gli stessi della versione stradale: cambiano però il serbatoio, più squadrato, parafanghi e marmitta alti, è montata una sella corta, la cassetta porta oggetti e non mancano protezioni varie. Nel 1971 questo cinquantino diventa Super Scrambler: confermate le caratteristiche da fuoristrada leggero, abbinate alla forcella Marzocchi da 28 mm e dal parafango anteriore basso. 

 

Informazioni e immagini: "Cinquantini... due ruote in libertà" di Alberto Pasi e Vittorio Crippa

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Mp13
Mar, 10/08/2024 - 08:47
Va beh, ragazzi... Ma le Guazzoni Matta cross e sport, testa radiale e 6 marce, non le volete ricordare?
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massimoprato
Mar, 10/08/2024 - 12:37
Caro Luca Frigerio La Aspes non era spagnola ma di Gallarate!!! Poi i cinquantini come da codice, dovevano avere una potenza max di 1.5 CV e non superare i 40 km/h. E ancora, come non citare Beta, Ancillotti, Gilera etc.
Esatto,poi la forcella era Ceriani montata su quasi tutte le marche dell'epoca oltre alle Marzocchi.i motorini uscivano x legge col carburatore 14 ma veniva subito sostituito con quello 18 o 19 e le prestazioni aumentavano parecchio
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rodolfoguido
Lun, 10/14/2024 - 16:29
Non dimentichiamo il Mustang Veloce Italjet e il Mondial Record !