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Honda Transalp, storia della prima vera tuttofare

La bicilindrica giapponese è rimsta in produzione 26 anni e negli anni si è orientata sempre di più verso l'asfalto. Nata per viaggiare, è ancora oggi una moto molto affidabile. Attenzione solo alla centralina sulle versioni più vecchie

La Honda Transalp è stata forse la prima vera “endurona” da viaggio, nata come sorella della più fuoristradistica Africa Twin e votata a un utilizzo maggiormente orientato all'asfalto. È rimasta in produzione quasi trent'anni ed è stata riproposta solo recentemente sul mercato, ma con una cilindrata di 750cc e una configurazione dei cilindri in linea, a differenza della sua antenata. La Transalp XL 600V è una moto ancora molto attuale, capace di adattarsi ai più diversi utilizzi, una dual che in Italia conta diversi appassionati.


Nascita di un mito

Il progetto iniziale della Transalp prevede un motore di mezzo litro di cilindrata, ma nel 1986, al salone di Parigi, viene presentata già con un propulsore di 583cc (75mmx66mm) a V, con distribuzione monoalbero e 3 valvole per cilindro. Viene accreditata di 55 cavalli di potenza a 8.000 giri/min (in realtà meno di 50 alla ruota), 53Nm di coppia a 6.000 giri/min. A vuoto pesa 183 chilogrammi, monta una ruota da 21” - con freno a disco- all'anteriore e da 17” al posteriore. Non c'è elettronica, il propulsore è robusto, la posizione in sella buona, anche per due. Il nome evoca un rally degli anni '70, che partiva da Graz per arrivare fino al Principato di Monaco, la voglia di avventura è insita nel mezzo.

Prodotta in Giappone e distribuita nel resto del mondo, convince subito i motociclisti europei e nei primi sei mesi di commercializzazione raggiunge già le 5mila consegne. Dopo due anni, nel 1989 viene proposto un lieve aggiornamento: la nuova taratura della forcella e del link posteriore riduce gli ondeggiamenti, la strumentazione guadagna alcune spie, il cupolino è leggermente più avvolgente. Ma la moto in buona sostanza è la stessa. Nel 1991 arriva anche il freno a disco al posteriore e il motore non è più verniciato nero, ma alluminio. Calano i consumi d'olio.


Un passo alla volta

Nel 1994 c'è un nuovo aggiornamento: per alcuni si tratta di poca cosa, altri lo considerano sufficiente a identificare una nuova serie. Il cupolino è più filante, seguendo il trend dell'epoca, il faro non è più quadrato e le colorazioni più moderne, con tinte sempre bicolore. Dal 1996 viene introdotta finalmente la centralina unica (prima è sdoppiata, una per cilindro), montata in posizione differente e meno soggetta a rotture causate dalle vibrazioni.


Sbarco in Italia

Dal 1997 la Transalp viene prodotta nello stabilimento di Atessa, in Abruzzo. A dieci anni dal lancio – con 100mila esemplari venduti- ci sono importanti aggiornamenti: all'anteriore compare finalmente il doppio disco da 256mm, per una moto che a tutti gli effetti viene principalmente usata su asfalto. Lo pneumatico posteriore passa alla misura 120/90 (come la Dominator). Nel 1999, ultimo anno di produzione del 600, viene realizzata la versione “unicorno”, che celebra i 50 anni del marchio giapponese. Prodotta in soli mille esemplari, si tratta sostanzialmente solo di un aggiornamento grafico, con l'animale stilizzato all'interno di uno scudetto e colorazioni che rimandano alla prima versione.

 

Che ne sai dei Duemila

Il nuovo millennio si apre con una versione totalmente rinnovata, a partire dalla cilindrata. Il layout è sempre lo stesso, ma il telaio a doppio trave è nuovo così come l'estetica - più morbida e avvolgente- mentre il motore 3 valvole (euro 1) è lo stesso montato sulla Deauville: riceve un aumento di cubatura e potenza, raggiungendo 647cc e 55CV dichiarati (circa 45 rilevati alla ruota). Gli elementi riconoscitivi come lo scarico alto a doppia uscita, le frecce integrate sulle fiancatine e la linea da tuttofare non mancano. La sella viene abbassata (841mm), la sospensione posteriore è nuova, il peso sale a 196 chilogrammi. L'impostazione insomma è marcatamente stradale, anche se rimane una moto capace di digerire lo sterrato leggero.


L'ultima Transalp

La 650 rimane in produzione fino al 2007 (aggiornata euro 2), riconoscibile dallo scarico che perde la sua linea iconica. A vent'anni dal lancio la Transalp viene ulteriormente cambiata, per non dire stravolta. Già a un primo sguardo la linea è di rottura, con il grande faro rotondeggiante; la ruota anteriore da 19”, il manubrio basso e la ridotta luce a terra sono una dichiarazione di resa allo sterrato. Il motore della XL700V cresce fino a 680cc e 60 cavalli (53 alla ruota), la V rimane di 52°, ma la testa è nuova, ci sono 4 valvole per cilindro e l'alimentazione è affidata all'iniezione elettronica. Il peso cresce fino alla ragguardevole cifra di 214 cavalli, è disponibile l'ABS come optional. La 700 viene prodotta fino al 2013, quando viene ritirata, per la verità senza avere mai riscontrato un grande successo di pubblico, per lo meno da parte dei veri appassionati del modello.


La Transalp oggi

La Transalp è tornata in produzione nel 2023, con un progetto molto differente anche nelle sue caratteristiche principali, come cilindrata e architettura del motore. La “vecchia” moto è però un mezzo che vanta ancora un buon mercato, e con quotazioni più che buone, visto l'elevato numero di esemplari in circolazione

Nell'acquisto di un esemplare usato, non deve spaventare l'elevato consumo d'olio delle prime versioni, che è tipico dei motori prodotti fino ai primi anni '90, mentre bisognerà con ogni probabilità mettere in contro problemi alla centralina sui modelli fino al 1995. L'inconveniente provoca il funzionamento a un solo cilindro della moto, ed è risolvibile con la sostituzione della centralina stessa (sdoppiata) e la sua disposizione in verticale con l'opportuno kit di modifica. Per il resto la Transalp è una moto molto affidabile, ancora oggi buona per viaggiare (meglio nelle versioni a doppio disco) e adatta anche all'utilizzo off-road leggero (meglio le prime versioni, più leggere).

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