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SBK intervista Michael Rinaldi: “Bisogna essere all’altezza del team Ducati"

SBK intervista esclusiva - Al quarto posto in campionato, in una posizione sempre più consolidata, c'è Michael Ruben Rinaldi, per il secondo anno consecutivo pilota ufficiale dell'Aruba.it Racing Ducati. Il pilota italo-venezuelano ci ha raccontato questa stagione, ha parlato dei tre round restanti, di cosa vuol dire essere compagno di squadra di Alvaro Bautista e ha detto la sua sulla stagione di Francesco Bagnaia in MotoGP
"Andrea Dovizioso mi fa da fratello maggiore"
La stagione 2022 non è iniziata come sperava Michael Rinaldi, pilota ufficiale dell'Aruba.it Racing Ducati, che ha però ritrovato la giusta direzione per stare davanti. A suo nome finora ci sono quattro podi, numero che punta ad aumentare nei prossimi tre round in programma. La nostra Serena Zunino l'ha intervistato prima che partisse alla volta dell'Argentina e con lei ha fatto un bilancio del campionato, ha parlato dell'importante ruolo che ha essendo un portacolori della Casa di Borgo Panigale, ha commentato i suoi rivali in pista, finendo per parlare dell'amico  Francesco Bagnaia, nuovo leader in MotoGP.

Che bilancio facciamo di questo 2022?
Escluso il round di Aragon, dove c'è stata una partenza abbastanza positiva, nel resto delle gare abbiamo un po’ faticato fino a Misano. Quindi abbiamo dovuto metterci a posto per trovare quella velocità che poi di fatto abbiamo avuto negli ultimi round. È stato un inizio un po’ troppo complicato e questo mi ha tagliato fuori dalla lotta per la top 3. Anche perché i primi tre hanno fatto un lavoro incredibile, scambiandosi sempre tra di loro le posizioni del podio principalmente, quindi se non si è a posto con degli avversari così, poi ne paghi il conto.

Cosa ti aspetti ora dai tre ultimi round: Argentina, Indonesia e Australia?
L’Argentina mi piace particolarmente, l’anno scorso sono andato a podio e lì abbiamo una bella velocità. L’Indonesia sarà un punto interrogativo per tutti: piove ogni giorno con piogge torrenziali e poi mezz’ora dopo fa caldissimo. Bisognerà sapersi adattare alle condizioni. Quella di Phillip Island è una pista che mi piace tanto, anche lì possiamo dire la nostra. Saranno tre gare interessanti.

Su che cosa avete lavorato per tornare a stare davanti?
Non abbiamo stravolto quello che era la base, abbiamo cercato semplicemente di ottimizzarla perché quella precedente funzionava in alcune piste ma non in altre. Avevamo quindi bisogno di più stabilità in frenata e anche sull’uscita delle curve. Ora abbiamo una base ottima, da dopo Misano è stata toccata veramente poco.

Sei confermato per il prossimo anno in Aruba, a livello umano cosa significa questo rinnovo per te?
Noi piloti siamo sempre sotto esame, è importante avere buone prestazioni soprattutto quando sei in un team ufficiale. Aver iniziato il campionato con il piede sbagliato ha fatto sì che il rinnovo non fosse più certo. Ho dovuto cercare di non pensare al futuro, ma concentrarmi sull’ottenere i risultati. Solo quello alla fine conta. Ci siamo riusciti, perché la squadra mi ha aiutato tanto, abbiamo lavorato sodo. Così ho mostrato velocità durante gli ultimi round, guadagnando la fiducia per il prossimo anno.

Tra l’altro anche Bautista mi disse, in un’intervista, che sperava venissi rinnovato.
Con Alvaro ho un bellissimo rapporto. Ha undici anni più di me e cerca di aiutarmi dandomi a volte dei consigli. All’interno del team c’è un ottimo ambiente. In più è un pilota che ha tanta esperienza soprattutto nel lavoro al box e per questo durante l’anno ho appreso da lui alcuni aspetti. In più abbiamo uno stile di guida molto simile e il team può lavorare in un’unica direzione. È buono sia per me sia per lui.

Tu che lo vivi da dentro, com'è Alvaro?
A livello umano è molto determinato e “tedesco”, molto preciso. Io sono più come Homer Simpson, tutto un po’ casinaro, che non ha mai la stessa routine, lui invece ha tutto programmato. Come pilota martella sempre dall’ultimo al primo giro, questo fa di lui un avversario tosto, ma essendo mio compagno di squadra lo posso guardare per crescere.

Come descriveresti con un aggettivo Jonathan Rea e Toprak Razgatlioglu?
Toprak è uno staccatore, ha un talento incredibile ed è uno stuntman. Rea è freddo, veloce e sempre affamato.

Sei un grande amico di Andrea Dovizioso, che consigli ti dà lui?
Con Andrea c’è un rapporto molto bello, quasi da fratello maggiore. Tutto è iniziato quando sono arrivato in Ducati nel 2016. Parliamo tanto, anche se abbiamo due caratteri molto diversi, riesce a dirmi quelle cose che poi io riesco a elaborare e far sì che possano essermi d’aiuto. Non sono una persona facile a cui dare consigli, ma Andrea è un buon comunicatore. Riesce sempre a dirmi le parole giuste al momento giusto.

Vi allenate insieme?
Sì, spesso, con il cross soprattutto o con dei mezzi a motore.

Parlando di Andrea hai scritto in una storia su Instagram: “Adesso può farmi da coach”.
Sì, è un po’ che glielo dico, ma ha altri progetti e non può seguirmi al 100%. Andrea nelle mie scelte è presente, mi è d’aiuto nella mia crescita professionale.

Cosa significa per te essere un pilota Aruba-Ducati?
Siamo una squadra tutta italiana e da pilota italiano questo è molto bello. Allo stesso tempo Ducati è un brand al quale i tifosi si legano molto e quindi devi anche ben figurare soprattutto per i tifosi, bisogna essere all’altezza. È bello, c’è tanto orgoglio, ho dei doveri, però il calore dei ducatisti è incredibile.

Sei italiano e venezuelano, cosa pensi di avere della cultura venezuelana?
Sono nato qui e ho sempre vissuto qui. Mia mamma è venezuelana, parlo spagnolo, ma non ci vado mai. Il mio istinto romagnolo misto al sangue "caliente" venezuelano quando si uniscono creano una bomba atomica (ride). Di sicuro non ho ereditato le buone capacità nel ballo: tutti i latino americani ballano bene, credo di essere l’unico a non esserne in grado.

Chi vince il titolo in MotoGP e in SBK?
Ci sono buone possibilità per noi, ma mancano ancora diverse gare e bisogna stare con la testa bassa e lavorare tanto, senza farsi coinvolgere dalle emozioni e dalle circostanze.

Come commenti la stagione di Francesco Bagnaia?
È il pilota che si merita il campionato perché è stato il più veloce quest’anno, basti pensare alla sua rimonta. Oggettivamente credo che sia il più competitivo. Sta facendo un campionato incredibile ed è riuscito a svoltare, questo gli da tanto credito.

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