SBK 2019, Laverty contro Rea: “Doveva rappresentarci, è senza spina dorsale”
SBK news – La giornata di sabato disputata sul circuito di San Juan Villicum, in Argentina, è stata accompagnata da molte polemiche, con sei piloti che non hanno disputato Gara1 per le condizioni della pista. Eugene Laverty, uno di questi, ha raccontato il dietro le quinte e ci è andato giù pesante soprattutto su Rea
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Il round argentino, disputato lo scorso fine settimana sul tracciato di San Juan Villicum, è stato caratterizzato da molte polemiche nella giornata del sabato. Con temperature altissime e condizioni della pista al limite dell’aderenza, ci sono stati diverse riunioni tra la direzione gara e i piloti per decidere se seguire il regolare svolgimento della giornata, correndo Gara1, e la situazione non è stata gestita nel migliore dei modi. Se nella riunione il 90% dei piloti era contrario a disputare la prima manche, in realtà poi dodici piloti, sono scesi in pista e solo sei piloti (Marco Melandri, Sandro Cortese, Leon Camier, Ryuichi Kiyonari, Chaz Davies, Eugene Laverty) si sono rifiutati di correre. Ma cos’è successo veramente? A spiegarlo ai microfono di Eurosport è stato Laverty che non ha avuto pelli sulla lingua: “Alcuni piloti che avete visto in griglia, come Rea, Lowes e Van der Mark, erano dalla nostra parte, mentre altri come Rinaldi e Bautista volevano correre lo stesso. Rea è il campione del mondo e per questo ci rappresenta. Sono deluso dal suo comportamento perché anche lui era contrario a correre e poi ha cambiato idea. È uno smidollato. So che ha ricevuto pressioni interne per schierarsi e correre, ma serviva che lui prendesse una posizione e che la mantenesse fino alla fine”. Con questo non sappiamo se le pressioni siano state interne a Kawasaki o siano arrivate addirittura dai piani alti di Dorna. Il nord-irlandese non ha risposto a queste velenose dichiarazioni, e la domenica ha vinto sia la Superpole Race sia Gara2, chiudendo al meglio il fine settimana argentino.
Il round argentino, disputato lo scorso fine settimana sul tracciato di San Juan Villicum, è stato caratterizzato da molte polemiche nella giornata del sabato. Con temperature altissime e condizioni della pista al limite dell’aderenza, ci sono stati diverse riunioni tra la direzione gara e i piloti per decidere se seguire il regolare svolgimento della giornata, correndo Gara1, e la situazione non è stata gestita nel migliore dei modi. Se nella riunione il 90% dei piloti era contrario a disputare la prima manche, in realtà poi dodici piloti, sono scesi in pista e solo sei piloti (Marco Melandri, Sandro Cortese, Leon Camier, Ryuichi Kiyonari, Chaz Davies, Eugene Laverty) si sono rifiutati di correre. Ma cos’è successo veramente? A spiegarlo ai microfono di Eurosport è stato Laverty che non ha avuto pelli sulla lingua: “Alcuni piloti che avete visto in griglia, come Rea, Lowes e Van der Mark, erano dalla nostra parte, mentre altri come Rinaldi e Bautista volevano correre lo stesso. Rea è il campione del mondo e per questo ci rappresenta. Sono deluso dal suo comportamento perché anche lui era contrario a correre e poi ha cambiato idea. È uno smidollato. So che ha ricevuto pressioni interne per schierarsi e correre, ma serviva che lui prendesse una posizione e che la mantenesse fino alla fine”. Con questo non sappiamo se le pressioni siano state interne a Kawasaki o siano arrivate addirittura dai piani alti di Dorna. Il nord-irlandese non ha risposto a queste velenose dichiarazioni, e la domenica ha vinto sia la Superpole Race sia Gara2, chiudendo al meglio il fine settimana argentino.
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