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L'Africano vola in cielo: Hubert Auriol ci ha lasciato

Il francese aveva 68 anni e da tempo era malato, il coronavirus ha fatto peggiorare le sue condizioni. Auriol aveva vinto tre Dakar, di cui due in moto, negli anni in cui la gara aveva ancora una dimensione eroica
L'Africain se ne è andato. Hubert Auriol si è spento a 68 anni, proprio nei giorni della “sua” gara, anche se il Dakar non si corre più in Africa e il francese ormai da tempo aveva preso una rotta diversa, rispetto a quella del raid più famoso e celebrato al mondo. Auriol non è sopravvissuto all'attacco del coronavirus, un male che si è aggiunto a condizioni di salute già difficili, compromettendo definitivamente la resistenza del campione.

Un pioniere indomito
Hubert era al via della prima Parigi-Dakar e si può dire senza ombra di dubbio che abbia contribuito ad alimentarne il mito. Motociclista e avventuriero, con la sua BMW R80 GS vinse le edizioni 1981 e 1983 del rally, ma in quel periodo non era tanto o solo il successo agonistico a determinare la popolarità dei rallysti. In una maratona inventata da un transalpino, che partiva da Parigi e si correva in un'Africa per molti versi ancora francese, Auriol diventò un po' italiano firmando per la Ligier-Cagiva nel 1985 e ci corse fino al 1987, quando la Elefant vestiva i colori Lucky Explorer. Proprio in quella edizione si fratturò entrambe le caviglie in una caduta, quando era in testa alla gara, alla penultima giornata. Riuscì tra le lacrime a rimontare in sella e a portare a termine la tappa in preda a dolori lancinanti, ma fu costretto ad abbandonare quella che sarebbe rimasta la sua ultima apparizione in sella a una moto. Fu una sofferenza fisica e agonistica, perché l'incidente avvenne a soli 20 chilometri dalla fine della prova, e Auriol dovette cedere il successo al suo più grande rivale – ma anche amico- Cyril Neveu.

Da due a quattro ruote
Auriol fu il primo a trasformare in una vittoria il passaggio dalla due alle quattro ruote. Continuò a correre la Parigi Dakar in macchina, prima con un buggy monoposto, poi nel team ufficiale Mitsubishi Ralliart, al volante della mitica Pajero. Hubert vinse una delle edizioni più particolari della corsa: era il 1992 e la maratona - iniziata a Parigi- attraversò l'intero continente africano: da nord a sud, fino a Città del Capo.
Sono passati trent'anni, ma non sono poi molti i piloti che sono riusciti a imitarlo nell'impresa di vincere con entrambi i mezzi: uno è Nani Roma, l'altro è Stephane Peterhansel, che ai 6 successi con le moto ne ha aggiunti altri 7 in auto ed è in testa anche in questa edizione 2021. Mr. Dakar tra l'altro ha iniziato a correre quando ancora Auriol era in attività in moto.

Dirigente sul campo
Chiusa la carriera di pilota, l'Africain venne scelto come direttore di gara dall'ASO fino al 2004. Hubert era un uomo sorridente ed elegante di natura, qualità apprezzata fin dagli anni in cui correva e che portò nel nuovo ruolo. Auriol era un professionista serio, ma pur sempre animato dalla voglia di avventura: si invento così l'Africa Race, la cui prima edizione si corse nel 2009, quando il Dakar era migrato in Sudamerica. 
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