Targhe straniere per evitare tasse e multe
Si porta l’auto o la moto fuori dall’Italia, magari in Romania o in Bulgaria, la si reimmatricola e poi la si riporta a casa. Il “trucchetto” permette di risparmiare tantissimo sulle spese, sull’iva, sul bollo e sulle revisioni. In più ci si mette al riparo da multe dove manca la contestazione immediata. I disonesti in Italia sono sempre di più e allo Stato costano un mancato introito di parecchi milioni
Image
News
Evadere tasse e multe
Sono sempre di più gli automobilisti e i motociclisti che, circolando con auto immatricolate in paesi come Bulgaria o Romania, aggirano la legge italiana per evitare il pagamento di iva, multe, bollo, spese di immatricolazione e di revisione. Nella maggior parte dei casi si tratta di auto lussuose e di grossa cilindrata, per le quali i costi sarebbero molto elevati. Lo spiegano Milena Gabanelli e Alessio Ribaudo sul Corriere della Sera, evidenziando un problema noto ma di difficile risoluzione. Il trucchi preferiti dai furbetti - per usare un eufemismo - riguardano principalmente i contratti di noleggio a lungo termine o di leasing con società straniere: in rete è facile trovare diverse agenzie che, dietro corrispettivo, offrono questo tipo di servizio. In pratica: un incaricato preleva l’auto dal cliente, la porta in Bulgaria o in Romania, intesta la gestione, la reimmatricola e poi la riporta in Italia. Et voilà: “Mantenere un’auto in Bulgaria - conferma una di queste società con sede a Sofia - è molto più economico. Per una 1.800 di cilindrata a benzina del 2011, che arriva dall’Italia, si spende un massimo di 500 euro compreso il servizio di trasporto”, quando in Italia per la stessa auto si dovrebbero tirar fuori almeno 1.200 euro. Più del doppio.
Eppure la legge parla chiaro: secondo il nostro Codice della strada, se l’auto estera appartiene a cittadini residenti in Italia, è possibile circolare liberamente al massimo per un anno. Scaduto tale periodo, l’auto dev’essere necessariamente ritargata dalla nostra Motorizzazione e, quindi, cominciare a pagare le nostre tasse e le nostre polizze assicurative. Anche qui, però, c’è un problema: “dopo l’eliminazione delle frontiere - spiega Roberto Sgalla, Direttore centrale di tutte le specialità di Polizia - spesso non è più possibile accertare quando il veicolo sia entrato in Italia e questo genera un mancato introito per lo Stato di qualche milione di euro”.
C’è dell’altro, perché i vantaggi, per i disonesti, non finiscono qui: oltre alle spese di immatricolazione e bollo, con un simile trucco i proprietari dell’auto si mettono al riparo anche da multe per eccesso di velocità, divieto di sosta o transito nelle ztl: “oggi c’è una diffusa idea di impunità - continua Sgalla - perché se manca la contestazione immediata bisogna avviare la notifica all’estero e qui le cose complicano”. Nel 2017, giusto per dare qualche numero, solo la Stradale ha accertato 105.982 infrazioni commesse da veicoli stranieri (il podio in tal senso spetta alla Romania con 21.028, seguita da Svizzera con 9.222, Francia con 8.475e Bulgaria con 7.775) e, al 20 gennaio scorso, ben 30.653 risultavano ancora non pagate. A Milano, per esempio, la percentuale delle multe a targhe estere pagata è solo del 46%, a Roma del 26%, a Como del 15%. Diversamente da quanto avviene in Francia, dove il veicolo viene confiscato fino a quando non salda il conto o in Svizzera dove si rischia addirittura il carcere, in Italia riscuotere la multa per un veicolo immatricolato all’estero è infatti quasi impossibile. Qualcuno ci prova comunque: "abbiamo inventato un sistema - spiega il comandante dei vigili di Verona Luigi Altamura - che incrocia la nostra banca dati con quella europea Eucaris per risalire alla proprietà dei veicoli stranieri riguardo a otto tipi di violazioni. Ogni mese estrapoliamo una black list delle targhe con più verbali e le inseriamo sui palmari degli agenti. Così abbiamo scovato esterovestizioni con targhe romene o bulgare per sfuggire a fermi amministrativi e sequestrato carte di circolazione per mancate revisioni: speravano di fregarci con tagliandi falsi comprati a 30 euro”. Non basta, perchè a quanto detto finora si aggiunge la questione assicurativa: qui il problema è che i prezzi delle polizze sono adeguati al mercato del paese in cui vengono stipulate e non certo sufficienti per coprire milioni di mezzi che circolano all’estero. Un esempio? Secondo l’Uci, in Bulgaria il costo medio della liquidazione del danno è di 100 euro, mentre in Italia è di 3.986 euro.
L’Associazione Nazionale delle Imprese Assicuratrici non ha dubbi: “se ne parlerà in Europa: se per i troppi sinistri fallisse più di una compagnia bulgara si innescherebbe una reazione a catena perché se il loro Fondo di garanzia non potesse più far fronte ai risarcimenti, a quel punto dovrà pagarli il Fondo di garanzia italiano per le vittime della strada”.
Eppure la legge parla chiaro: secondo il nostro Codice della strada, se l’auto estera appartiene a cittadini residenti in Italia, è possibile circolare liberamente al massimo per un anno. Scaduto tale periodo, l’auto dev’essere necessariamente ritargata dalla nostra Motorizzazione e, quindi, cominciare a pagare le nostre tasse e le nostre polizze assicurative. Anche qui, però, c’è un problema: “dopo l’eliminazione delle frontiere - spiega Roberto Sgalla, Direttore centrale di tutte le specialità di Polizia - spesso non è più possibile accertare quando il veicolo sia entrato in Italia e questo genera un mancato introito per lo Stato di qualche milione di euro”.
C’è dell’altro, perché i vantaggi, per i disonesti, non finiscono qui: oltre alle spese di immatricolazione e bollo, con un simile trucco i proprietari dell’auto si mettono al riparo anche da multe per eccesso di velocità, divieto di sosta o transito nelle ztl: “oggi c’è una diffusa idea di impunità - continua Sgalla - perché se manca la contestazione immediata bisogna avviare la notifica all’estero e qui le cose complicano”. Nel 2017, giusto per dare qualche numero, solo la Stradale ha accertato 105.982 infrazioni commesse da veicoli stranieri (il podio in tal senso spetta alla Romania con 21.028, seguita da Svizzera con 9.222, Francia con 8.475e Bulgaria con 7.775) e, al 20 gennaio scorso, ben 30.653 risultavano ancora non pagate. A Milano, per esempio, la percentuale delle multe a targhe estere pagata è solo del 46%, a Roma del 26%, a Como del 15%. Diversamente da quanto avviene in Francia, dove il veicolo viene confiscato fino a quando non salda il conto o in Svizzera dove si rischia addirittura il carcere, in Italia riscuotere la multa per un veicolo immatricolato all’estero è infatti quasi impossibile. Qualcuno ci prova comunque: "abbiamo inventato un sistema - spiega il comandante dei vigili di Verona Luigi Altamura - che incrocia la nostra banca dati con quella europea Eucaris per risalire alla proprietà dei veicoli stranieri riguardo a otto tipi di violazioni. Ogni mese estrapoliamo una black list delle targhe con più verbali e le inseriamo sui palmari degli agenti. Così abbiamo scovato esterovestizioni con targhe romene o bulgare per sfuggire a fermi amministrativi e sequestrato carte di circolazione per mancate revisioni: speravano di fregarci con tagliandi falsi comprati a 30 euro”. Non basta, perchè a quanto detto finora si aggiunge la questione assicurativa: qui il problema è che i prezzi delle polizze sono adeguati al mercato del paese in cui vengono stipulate e non certo sufficienti per coprire milioni di mezzi che circolano all’estero. Un esempio? Secondo l’Uci, in Bulgaria il costo medio della liquidazione del danno è di 100 euro, mentre in Italia è di 3.986 euro.
L’Associazione Nazionale delle Imprese Assicuratrici non ha dubbi: “se ne parlerà in Europa: se per i troppi sinistri fallisse più di una compagnia bulgara si innescherebbe una reazione a catena perché se il loro Fondo di garanzia non potesse più far fronte ai risarcimenti, a quel punto dovrà pagarli il Fondo di garanzia italiano per le vittime della strada”.
Aggiungi un commento