La storia di Kaming Ko, ex Ducati che si è comprato la GP11 di Rossi
La passione non ha prezzo e quella di Kaming Ko, ex collaboratore di Ducati Corse tra il 2003 e il 2007, è di quelle decisamente “onerose”. Evidentemente dotato di un ricco conto in banca è riuscito ad accaparrarsi ben due GP11, una utilizzata da Nicky Hayden e la seconda appartenuta a Valentino Rossi. Ecco la sua storia
Image
News
Una collezione in divenire
La storia di Kaming Ko è quella di chi fa del collezionismo una vera e propria ragione di vita. La sua passione per le moto da corsa lo ha portato a farne prima un lavoro (ha collaborato con Ducati Corse per 4 anni) e poi un costoso passatempo. Quest'anno infatti ha potuto acquistare ben due Ducati Desmosedici GP11, appartenute a Nicky Hayden e a Valentino Rossi. La trafila per averle è stata piuttosto complicata: “Anche se hai dei contatti, non è facile ottenere le moto Ducati da MotoGP. L’ufficio legale è sempre restio a mettere moto da corsa come la Desmosedici nella mani di uno sconosciuto. Ci sono enormi responsabilità, e devono prima controllare chi sei…” Dopo un'attesa di circa 7 mesi (Ko ha fatto richiesta delle moto ad agosto 2013) nel marzo del 2014 Ducati ha dato l'ok all'operazione, non pirma però di stilare un contratto zeppo di limitazioni. Spiega Ko: “C’era un documento legale di otto pagine in cui si dichiarava che le moto erano solo da esposizione, non per la circolazione su strada o per qualsiasi altro tipo di competizione. In più ogni volta che vuoi partecipare con la moto a un evento devi compilare un modulo di richiesta di tre pagine…”. Nel collezionismo si sa, se un cimelio è firmato dal suo celebre proprietario, il valore s'impenna ed ecco perché Ko, una volta ottenute le moto si è attivato per avere anche la firma del Dottore sulle carene. Tutto è nato per caso. Lo scorso GP di Indianapolis, infatti, Ko ha portato le moto a fare un controllo presso i tecnici Ducati MotoGP (le mani su una Desmosedici, per contratto, ce le possono mettere solo i tecnici Ducati) e, grazie ad alcune conoscenze è riuscito ad avvicinare Valentino. Ecco il suo racconto: “Mi sono sentito subito addosso gli occhi di tutti, i fan non capivano perché la moto fosse lì, dal momento che Rossi oggi corre con la Yamaha. Sono diventato una piccola ‘star’, anche tra i piloti. Non riuscivano a capacitarsi che qualcuno potesse portare due moto da MotoGP in pista, farsi fare il ‘tagliando’ e poi tornare a casa… Rossi l'ho incontrato grazie a un'altra persona, Non avevo i pass per entrare nel paddock, così ci siamo incontrati fuori. Il Dottore era al corrente di tutto, quindi per lui non è stata una sorpresa: si è limitato a mettere una firma… È stato molto cordiale, ma si capiva che era sotto pressione. Il mio amico Chris Nugent gli ha chiesto, in tono scherzoso, se avesse voluto fare un giro sulla Ducati. Rossi si è limitato a un sorriso, poi è andato via”. Ko, da buon collezionsita, non è certo intenzionato a fermarsi qui: “Mi piacerebbe avere la Ducati MotoGP 2015, se saranno così gentili da vendermela. Di certo non gli ridarò indietro quella di Valentino perché è sicuramente un ottimo investimento. A mio figlio ho detto: ‘quando sarai grande, questa moto varrà milioni’. Mi ha chiesto perché, e io gli ho detto solo di ricordarsi il nome di Rossi”.
La storia di Kaming Ko è quella di chi fa del collezionismo una vera e propria ragione di vita. La sua passione per le moto da corsa lo ha portato a farne prima un lavoro (ha collaborato con Ducati Corse per 4 anni) e poi un costoso passatempo. Quest'anno infatti ha potuto acquistare ben due Ducati Desmosedici GP11, appartenute a Nicky Hayden e a Valentino Rossi. La trafila per averle è stata piuttosto complicata: “Anche se hai dei contatti, non è facile ottenere le moto Ducati da MotoGP. L’ufficio legale è sempre restio a mettere moto da corsa come la Desmosedici nella mani di uno sconosciuto. Ci sono enormi responsabilità, e devono prima controllare chi sei…” Dopo un'attesa di circa 7 mesi (Ko ha fatto richiesta delle moto ad agosto 2013) nel marzo del 2014 Ducati ha dato l'ok all'operazione, non pirma però di stilare un contratto zeppo di limitazioni. Spiega Ko: “C’era un documento legale di otto pagine in cui si dichiarava che le moto erano solo da esposizione, non per la circolazione su strada o per qualsiasi altro tipo di competizione. In più ogni volta che vuoi partecipare con la moto a un evento devi compilare un modulo di richiesta di tre pagine…”. Nel collezionismo si sa, se un cimelio è firmato dal suo celebre proprietario, il valore s'impenna ed ecco perché Ko, una volta ottenute le moto si è attivato per avere anche la firma del Dottore sulle carene. Tutto è nato per caso. Lo scorso GP di Indianapolis, infatti, Ko ha portato le moto a fare un controllo presso i tecnici Ducati MotoGP (le mani su una Desmosedici, per contratto, ce le possono mettere solo i tecnici Ducati) e, grazie ad alcune conoscenze è riuscito ad avvicinare Valentino. Ecco il suo racconto: “Mi sono sentito subito addosso gli occhi di tutti, i fan non capivano perché la moto fosse lì, dal momento che Rossi oggi corre con la Yamaha. Sono diventato una piccola ‘star’, anche tra i piloti. Non riuscivano a capacitarsi che qualcuno potesse portare due moto da MotoGP in pista, farsi fare il ‘tagliando’ e poi tornare a casa… Rossi l'ho incontrato grazie a un'altra persona, Non avevo i pass per entrare nel paddock, così ci siamo incontrati fuori. Il Dottore era al corrente di tutto, quindi per lui non è stata una sorpresa: si è limitato a mettere una firma… È stato molto cordiale, ma si capiva che era sotto pressione. Il mio amico Chris Nugent gli ha chiesto, in tono scherzoso, se avesse voluto fare un giro sulla Ducati. Rossi si è limitato a un sorriso, poi è andato via”. Ko, da buon collezionsita, non è certo intenzionato a fermarsi qui: “Mi piacerebbe avere la Ducati MotoGP 2015, se saranno così gentili da vendermela. Di certo non gli ridarò indietro quella di Valentino perché è sicuramente un ottimo investimento. A mio figlio ho detto: ‘quando sarai grande, questa moto varrà milioni’. Mi ha chiesto perché, e io gli ho detto solo di ricordarsi il nome di Rossi”.
Aggiungi un commento