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SBK 2014, intervista esclusiva a Davide Giugliano: “In Ducati è tutta un'altra storia”

SBK news – Classe 1989, Davide Giugliano sta vivendo l'opportunità della sua carriera nel team ufficiale Ducati. Dallo stile di guida irruento e aggressivo, l'anno scorso è stato il miglior pilota privato, in questa stagione non ha ancora raccolto i risultati sperati, ma è solo questione di tempo. A Misano ci ha concesso una lunga chiacchierata, in cui ha parlato delle ultime moto con cui ha corso (Aprilia e Ducati), di cosa significa essere un pilota ufficiale, del suo rapporto con Chaz Davies e delle possibili somiglianze con Max Biaggi...
Un romano a Bologna
La prima parte della stagione che Davide Giugliano ha corso con il Ducati Team ufficiale non è andata come ci si sarebbe aspettati a causa di una serie di sfortunate coincidenze. Il romano ha intenzione di fare incetta di podi e buoni risultati nelle gare mancanti, sfruttando anche i vantaggi che gli dà essere un pilota ufficiale. 

L'anno scorso sei stato il miglior pilota privato e quest'anno hai avuto questa grande opportunità con Ducati, sei soddisfatto finora della tua stagione?
Sì e no, sono abbastanza soddisfatto ma anche amareggiato. Con tutti i bei risultati che potevamo fare, in tante situazioni non ci siamo riusciti per sfortuna a concretizzare tutto quello che abbiamo "messo in cantiere". Siamo quasi al giro di boa e speriamo di invertire la rotta. Non so esattamente cosa mi manca, ma siamo vicini a capirlo. Non abbiamo fatto “risultatoni”, ma qualche risultato piccolino l'abbiamo portato a casa. Di certo non riesco ad accontentarmi. Sono uno di quelli che pensa che quando hai il primo pilota davanti a te di solo mezzo decimo, ci devi provare. Di certo quello che manca veramente è il fatto di non capire dov'è perfettamente il limite, e questa è una mia pecca che sto cercando di curare.

Hai guidato la Ducati 1198 due anni fa, l'Aprilia l'anno scorso e la Ducati 1199 quest'anno, come ti sei trovato con le tre moto?
Più o meno bene con tutte tre. La 1198 era la moto che fino al 2011 era da battere e poi nel 2012 gli altri hanno fatto uno step importante e noi abbiamo faticato. Nel 2013 avevo a disposizione un'Aprilia clienti che non era niente male e ho fatto dei buoni risultati con moto e team privati. Nel 2014 finalmente è arrivata l'opportunità del team ufficiale dove è cambiato tutto. Con la Panigale mi sono trovato meglio in assoluto, già al primo test eravamo sotto il record di un secondo. Descrivevano questa moto come qualcosa di brutto, sia io che il mio compagno di squadra ci siamo saliti e sinceramente tutto quello di cui parlavano non lo abbiamo notato. Siamo andati subito molto più forti dei piloti che la guidavano prima e abbiamo fatto dei buoni risultati. C'è da dire che la Ducati dell'anno scorso non è stata la Factory più fortunata nel mondiale Superbike. I piloti hanno avuto delle disgrazie vere e proprie.

Ora sei in un team ufficiale, nella casa di Ducati Corse, com'è la situazione?
Prima ero in Althea, un team privato d'elite, però contro i Factory non puoi fare tantissimo. Da quando sono entrato a Bologna è stata tutta un'altra cosa: qui ti costruiscono la tua moto, le piccole cose che chiedi dopo trenta secondi le hai, sicuramente è diverso a livello tecnico. Oggi che, purtroppo e per fortuna l'elettronica la fa da padrone, qua abbiamo i nostri ingegneri che ci fanno tutto quello che vogliono.

In che rapporti sei con il tuo compagno di squadra Chaz Davies?
Sia io che Chaz siamo focalizzati sul nostro lavoro. Lui va forte e io vado forte, siamo sempre molto vicini e ci spingiamo a vicenda. Non ce lo diciamo, ma è il bello di avere due piloti molto veloci e con due caratteri molto diversi. Parliamo tranquillamente e non abbiamo nessun problema, questo facilita anche le cose.

Max Biaggi è romano come te, quanto ti ha stimolato la sua storia sportiva?
Tanto perché è partito dal nulla come sono partito io. Ci sono delle piccole cose che possono essere comparate. Partire e costruirsi è molto molto più difficile che entrare fin dai 125, 250 nei team ufficiali e avere sponsor. È sicuramente impegnativo anche quello, perché se ti mettono a disposizione una moto ufficiale e non sei veloce è inutile, ne abbiamo visti tanti. Mi piace pensare che c'è questa similitudine con Max, io posso solo sperare di fare la metà delle cose che ha fatto lui, andrebbe già bene.

A quale pilota del passato ti ispiri?
Sicuramente col mio numero a Kevin Schwantz. Penso anche che un pochino si veda, ahimè, nei risultati. Preferisco fare qualcosa di cui il lunedì ne parla qualcuno, piuttosto che fare un quarto posto scialbo. Di certo devo migliorare su questo, devo incominciare a vincere e portare qualche risultato a casa, però sicuramente Bologna e la Ducati mi stanno aiutando tanto in questo.

Che persona sei?
Dopo il week end di gara sono un po' un bradipo, poi ritorno a essere un pilota professionista con allenamenti e tutto il resto. Sono un ragazzo molto casalingo, mi piace stare a casa con la mia ragazza. Abbiamo la nostra cerchia di amici, non sono uno che esce tantissimo.

Come ti vedi tra dieci anni?
Questo è un mondo stressante, viverlo da pilota non è sicuramente facile da una parte ed è bellissimo dall'altra. Siamo dei ragazzi tutti molto giovani, come lavoro facciamo quello che ci piace e di certo non guadagnamo mille euro al mese. Siamo già molto fortunati, possiamo pagare un affitto e stare tranquilli, riuscire a creare qualcosa. Non so come mi vedo in futuro, mi piace di più vedermi adesso come un ragazzo fortunato, con tanti sogni magari da qui a breve realizzarne qualcuno.
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