Promossi&Bocciati: Marquez batte il futuro e conquista Misano, incubo Ducati
Lo spagnolo supera Quartararo all'ultimo giro e riconferma la propria superiorità sulla nuova generazione. Le Yamaha crescono, le Rosse di Borgo Panigale affondano nella mancanza di grip. Dove potrà arrivare la nuova M1 con un motore che spinge di più?
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Un Marquez più adrenalinico del solito regola Quartararo all'ultimo giro. La Yamaha risorge, la Ducati sprofonda: tutte le sentenze del Gp di San Marino e della Riviera di Rimini nei Promossi&Bocciati del nostro Guido Sassi.
Chi piange, chi ride
Il settebello stagionale di Marquez ha il sapore forte di una gara vinta all'ultimo giro dopo due sconfitte all'ultima curva. Non solo: Marc manda un segnale a quello che in molti considerano il suo degno erede e ricorda che i suoi sette – ormai quasi otto- titoli mondiali non sono un numero da consegnare alle statistiche, ma piuttosto un dato da aggiornare ancora a lungo. Tra i promossi del weekend romagnolo non può mancare ovviamente il francese, che ha condotto la gara dal terzo all'ultimo giro e che si è arreso a Marquez solo al Carro, a poche centinaia di metri dal traguardo. Bene in generale le Yamaha, così come le KTM nella gara “degli altri”.
Tra i bocciati del weekend entra di diritto la Ducati, che si salva parzialmente solo con Dovizioso, ancora una volta il migliore a Borgo Panigale quando la situazione si fa critica. Purtroppo il sesto posto di Andrea è anche il peggiore risultato stagionale per il forlivese, al netto dei gran premi nei quali è stato eliminato con incidenti di cui non ha avuto colpa. Petrucci ha sofferto di più, ma anche per lui il decimo posto al traguardo ricalca la peggiore prestazione stagionale; identico discorso per Miller in nona piazza. Pare che sulle piste con poco grip la Desmosedici non lavori bene, ma non riuscire a portare nemmeno una moto in top5 è davvero un limite per chi vuole combattere per il campionato. A svanire non è solo il titolo piloti, ma anche quello riservato ai costruttori: con la regola che premia il miglior risultato al traguardo per ogni marca - e un Marquez mai peggiore del secondo posto- ci sono 59 punti da recuperare in 6 gare. Decisamente troppi.
Oscar del sorpasso
Marquez all'ultimo giro ha prodotto una staccata poderosa alla Quercia e ha passato di forza Quartararo. A onor del vero non solo è riuscito a mettere la su Rc213V in curva in condizioni limite di aderenza dell'anteriore, ma ha potuto scegliere una buona linea in virtù dell'eccellente accelerazione che lo ha portato fuori dalla curva 6. Il francese ha elogiato pubblicamente il motore della Honda, dopo avere preso atto che già a metà rettilineo dell'ultimo giro lo spagnolo era affiancato. Dal canto suo El Diablo ha provato a incrociare, girando largo per tagliare all'interno, ma Marquez è stato perfetto in percorrenza di curva e non ha concesso tempo e spazio per la risposta.
Data check
La gara è stata più lenta di 20 secondi rispetto al 2018, in virtù del minor grip offerto dall'asfalto. Vinales però ha concluso i 27 giri con soli 5 secondi in più nei confronti della propria prestazione dell'anno passato, mentre Rossi ne ha pagati 13. 33 sono stati invece i secondi in più sul groppone di Dovizioso. Pur considerando una partenza dalla sesta piazza che non ha agevolato la fase iniziale di gara, la sua Ducati ha pagato più di un secondo al giro rispetto all'anno passato. Dovi nell'analisi post gara ai microfoni di Sky Sport ha allargato il discorso, ammettendo che la marca bolognese deve pensare allo sviluppo “non tanto guardando a Marquez, dal momento che non lo vediamo più, quanto piuttosto nell'ottica di non farci raggiungere da chi è dietro”. La Yamaha ha ancora un grosso punto debole nella velocità: nessuno dei suoi 4 piloti ha toccato i 290 orari di punta. Sono 10km/h in meno di Dovizioso, 5 rispetto a Marquez su una pista non propriamente di motore. Per tutto il 2019 la casa di Iwata non potrà toccare il propulsore, ma in prospettiva 2020 la musica potrebbe cambiare. Se nei box di Jarvis e Zeelenberg arriverà un motore più performante, il divario potrebbe anche annullarsi nell'arco di un campionato.
Meditate gente
Quartararo è un classe 1999, Marquez un 1993. I sei anni che li separano sono la stessa distanza che a suo tempo divideva Rossi da Stoner, non molto di più rispetto alla differenza di età che c'è tra Valentino e Lorenzo. La prossima grande sfida di Marc sarà proprio confrontarsi con la next generation. Il pilota di Cervera entra così ufficialmente nella fase matura della propria carriera. È lui il riferimento assoluto e quasi unico nella contemporaneità: Pedrosa si è ritirato, Rossi stesso rappresenta un mondo precedente e non è al top con la moto. Lorenzo è in difficoltà, Vinales vive di fiammate ma manca in costanza di rendimento. Quartararo può diventare non solo un rivale nuovo, ma profondamente diverso da tutti gli altri: è un talento che Marquez non ha emulato come il riferimento Rossi, contro cui non ha combattuto alla pari o con cui è cresciuto insieme (si vedano Jorge e Maverick). Il francese viene dal futuro, ma c'è da scommettere che Marquez troverà solo ulteriori stimoli in questa nuova sfida.
Chi piange, chi ride
Il settebello stagionale di Marquez ha il sapore forte di una gara vinta all'ultimo giro dopo due sconfitte all'ultima curva. Non solo: Marc manda un segnale a quello che in molti considerano il suo degno erede e ricorda che i suoi sette – ormai quasi otto- titoli mondiali non sono un numero da consegnare alle statistiche, ma piuttosto un dato da aggiornare ancora a lungo. Tra i promossi del weekend romagnolo non può mancare ovviamente il francese, che ha condotto la gara dal terzo all'ultimo giro e che si è arreso a Marquez solo al Carro, a poche centinaia di metri dal traguardo. Bene in generale le Yamaha, così come le KTM nella gara “degli altri”.
Tra i bocciati del weekend entra di diritto la Ducati, che si salva parzialmente solo con Dovizioso, ancora una volta il migliore a Borgo Panigale quando la situazione si fa critica. Purtroppo il sesto posto di Andrea è anche il peggiore risultato stagionale per il forlivese, al netto dei gran premi nei quali è stato eliminato con incidenti di cui non ha avuto colpa. Petrucci ha sofferto di più, ma anche per lui il decimo posto al traguardo ricalca la peggiore prestazione stagionale; identico discorso per Miller in nona piazza. Pare che sulle piste con poco grip la Desmosedici non lavori bene, ma non riuscire a portare nemmeno una moto in top5 è davvero un limite per chi vuole combattere per il campionato. A svanire non è solo il titolo piloti, ma anche quello riservato ai costruttori: con la regola che premia il miglior risultato al traguardo per ogni marca - e un Marquez mai peggiore del secondo posto- ci sono 59 punti da recuperare in 6 gare. Decisamente troppi.
Oscar del sorpasso
Marquez all'ultimo giro ha prodotto una staccata poderosa alla Quercia e ha passato di forza Quartararo. A onor del vero non solo è riuscito a mettere la su Rc213V in curva in condizioni limite di aderenza dell'anteriore, ma ha potuto scegliere una buona linea in virtù dell'eccellente accelerazione che lo ha portato fuori dalla curva 6. Il francese ha elogiato pubblicamente il motore della Honda, dopo avere preso atto che già a metà rettilineo dell'ultimo giro lo spagnolo era affiancato. Dal canto suo El Diablo ha provato a incrociare, girando largo per tagliare all'interno, ma Marquez è stato perfetto in percorrenza di curva e non ha concesso tempo e spazio per la risposta.
Data check
La gara è stata più lenta di 20 secondi rispetto al 2018, in virtù del minor grip offerto dall'asfalto. Vinales però ha concluso i 27 giri con soli 5 secondi in più nei confronti della propria prestazione dell'anno passato, mentre Rossi ne ha pagati 13. 33 sono stati invece i secondi in più sul groppone di Dovizioso. Pur considerando una partenza dalla sesta piazza che non ha agevolato la fase iniziale di gara, la sua Ducati ha pagato più di un secondo al giro rispetto all'anno passato. Dovi nell'analisi post gara ai microfoni di Sky Sport ha allargato il discorso, ammettendo che la marca bolognese deve pensare allo sviluppo “non tanto guardando a Marquez, dal momento che non lo vediamo più, quanto piuttosto nell'ottica di non farci raggiungere da chi è dietro”. La Yamaha ha ancora un grosso punto debole nella velocità: nessuno dei suoi 4 piloti ha toccato i 290 orari di punta. Sono 10km/h in meno di Dovizioso, 5 rispetto a Marquez su una pista non propriamente di motore. Per tutto il 2019 la casa di Iwata non potrà toccare il propulsore, ma in prospettiva 2020 la musica potrebbe cambiare. Se nei box di Jarvis e Zeelenberg arriverà un motore più performante, il divario potrebbe anche annullarsi nell'arco di un campionato.
Meditate gente
Quartararo è un classe 1999, Marquez un 1993. I sei anni che li separano sono la stessa distanza che a suo tempo divideva Rossi da Stoner, non molto di più rispetto alla differenza di età che c'è tra Valentino e Lorenzo. La prossima grande sfida di Marc sarà proprio confrontarsi con la next generation. Il pilota di Cervera entra così ufficialmente nella fase matura della propria carriera. È lui il riferimento assoluto e quasi unico nella contemporaneità: Pedrosa si è ritirato, Rossi stesso rappresenta un mondo precedente e non è al top con la moto. Lorenzo è in difficoltà, Vinales vive di fiammate ma manca in costanza di rendimento. Quartararo può diventare non solo un rivale nuovo, ma profondamente diverso da tutti gli altri: è un talento che Marquez non ha emulato come il riferimento Rossi, contro cui non ha combattuto alla pari o con cui è cresciuto insieme (si vedano Jorge e Maverick). Il francese viene dal futuro, ma c'è da scommettere che Marquez troverà solo ulteriori stimoli in questa nuova sfida.
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