Promossi&Bocciati: fate largo, arrivano i Marquez!
Marc domina dal sabato, ridicolizza gli avversari e vince comandando la gara dall'inizio alla fine. Suo fratello Alex lo imita in Moto2 e rende plausibile un futuro al fianco del 93. Ducati fa il possibile con Dovizioso e Miller, ma la seconda parte di stagione potrebbe rivelarsi deludente e a chi guarda non resta che fantasticare sul futuro
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MotoGP
Marc Marquez riprende la scuola come aveva interrotto prima delle ferie, vincendo la gara e dominando gli avversari: la festa è totale in famiglia con il fratello Alex che si invola nel campionato di Moto2. Agli avversari solo le briciole e la speranza che i test e il futuro portino risultati e circostnze migliori. Per ora è tempo di pagelle, con i Promossi&Bocciati del nostro Guido Sassi.
Se piangi, se ridi
63 punti di vantaggio in classifica, una gara dominata fin dal sabato quando Magic Marc aveva inflitto 2.5 secondi sotto la pioggia a Miller: Marquez non ha avuto pietà e nella domenica di Brno ha finito il lavoro iniziato castigando Dovizioso giro dopo giro. La vittoria del 93 non è mai stata in discussione perché il pilota Honda è andato via già alla prima curva: il ducatista ha provato a reggere ma dopo metà gara nulla ha potuto. Quando Marquez ha perso l’anteriore alla curva 10, ha salvato la caduta e nello stesso giro ha guadagnato margine su Andrea, tutti hanno capito che non c’era niente da fare: viene da un altro pianeta.
Se Marquez è spaziale, Yamaha torna con i piedi decisamente per terra. In particolare è Vinales a deludere: dopo aver messo insieme tra venerdì e sabato un passo decisamente buono, Maverick è tornato a soffrire degli antichi mali. Dopo una partenza a gambero - questa volta non per colpa sua, era sulla parte bagnata della pista- lo spagnolo ha faticato a trovare ritmo, invischiato nelle sabbie mobili di metà classifica. Quartararo pure ha sofferto, ma bisogna ricordarsi che Fabio è un rookie e ogni tanto un settimo posto per lui non è da buttare.
Oscar del sorpasso
Gara bruttina dal punto di vista dello spettacolo: sorpassi poco o niente, almeno là davanti. Bravo Jack Miller, che a inizio gara ha sofferto Rins, arrivato come un fulmine dalla sesta posizione per rubargli il podio. L’australiano è stato però paziente e molto costante, prendendosi la rivincita nel finale: al penultimo giro Jack ha attaccato alla curva 1 e ha passato il pilota Suzuki. L’australiano è andato lungo, Rins gli è tornato davanti ma si è dovuto arrendere definitivamente alla cinque, quando Miller si è aggrappato ai freni all’ultimo e lo ha passato all’interno. Il sorpasso non vale solo il podio ma forse anche il rinnovo con Pramac in vista della prossima stagione. Jackass e Campinoti sono ai dettagli nelle trattative e i due podi conquistati - più il settimo posto in classifica generale- dovrebbero aiutare a far guadagnare una GP20 a Miller.
Data check
6 vittorie, altrettante pole position, 63 punti di vantaggio sul secondo: tolto il 2014 questa è la miglior stagione di Marc Marquez, e come nel 2014 un anno indimenticabile per tutta la famiglia. Il fratello Alex sta dominando in Moto2, dove ha vinto 5 gare (sarebbero state 6 senza lo strike di Baldassarri ad Assen) e conta 33 punti di vantaggio su Thomas Luthi. L’impressione è che davvero quest’anno la famiglia da corsa di Cervera possa arrivare a 10 titoli mondiali: 8 per Marc e 2 per Alex. La superiorità di Marc è schiacciante e da ieri lo spagnolo ha riscritto un altro pezzo di storia: Marc ha raggiunto Mike Hailwood a quota 76 successi, il quarto pilota di tutti i tempi, ed ha fatto cifra tonda in MotoGP con 50 vittorie (solo tre piloti meglio di lui). Altri 5 successi ed avrà davanti solo Rossi e Agostini, un obiettivo alla sua portata già in questo 2019.
Meditate gente
Il trend degli ultimi anni in MotoGP per tutte le case è stato aumentare il numero di team satellite e piloti per avere più dati a disposizione, secondo l'equazione più informazioni uguale più possibilità di migliorare la moto. Ducati è stata la prima a crederci, Honda ha seguito, Yamaha è arrivata tardi ma sta cercando di recuperare terreno. Ora però Hrc ha sviluppato una moto che va bene solo per Marquez, mentre Ducati ogni domenica ruota uno o due piloti dei suoi migliori tre sul podio. Una volta la moto di Borgo Panigale era l'unica a vincere nelle mani di Stoner, oggi è Marquez è il solo pilota capace di portare la Rc213V alla vittoria. A dire il vero anche a podio non ci va più nessuno, con l'eccezione di Crutchlow che ha racimolato due terzi posti in questa annata. La direzione presa dalla Casa Alata avrà delle ripercussioni sul mercato: il valore di Marquez crescerà ulteriormente perché è l'unico pilota a sapere far funzionare la Honda, ma la moto giapponese allo stesso tempo diventa meno appetibile per i grandi nomi che diffidano di un mezzo quasi impossibile per chiunque all'infuori di MM93. Zarco ha rinunciato solo all'idea di iniziare un'avventura del genere, Lorenzo difficilmente andrà oltre il proprio contratto che scade a fine anno prossimo. Le prospettive per il futuro post 2020 aprono scenari suggestivi: un vecchio gioco televisivo si chiamava Lascia o raddoppia e a questo punto il titolo sembra adattarsi perfettamente alla storia dei Marquez (al plurale). E non per forza in Honda, vero Ducati?
Se piangi, se ridi
63 punti di vantaggio in classifica, una gara dominata fin dal sabato quando Magic Marc aveva inflitto 2.5 secondi sotto la pioggia a Miller: Marquez non ha avuto pietà e nella domenica di Brno ha finito il lavoro iniziato castigando Dovizioso giro dopo giro. La vittoria del 93 non è mai stata in discussione perché il pilota Honda è andato via già alla prima curva: il ducatista ha provato a reggere ma dopo metà gara nulla ha potuto. Quando Marquez ha perso l’anteriore alla curva 10, ha salvato la caduta e nello stesso giro ha guadagnato margine su Andrea, tutti hanno capito che non c’era niente da fare: viene da un altro pianeta.
Se Marquez è spaziale, Yamaha torna con i piedi decisamente per terra. In particolare è Vinales a deludere: dopo aver messo insieme tra venerdì e sabato un passo decisamente buono, Maverick è tornato a soffrire degli antichi mali. Dopo una partenza a gambero - questa volta non per colpa sua, era sulla parte bagnata della pista- lo spagnolo ha faticato a trovare ritmo, invischiato nelle sabbie mobili di metà classifica. Quartararo pure ha sofferto, ma bisogna ricordarsi che Fabio è un rookie e ogni tanto un settimo posto per lui non è da buttare.
Oscar del sorpasso
Gara bruttina dal punto di vista dello spettacolo: sorpassi poco o niente, almeno là davanti. Bravo Jack Miller, che a inizio gara ha sofferto Rins, arrivato come un fulmine dalla sesta posizione per rubargli il podio. L’australiano è stato però paziente e molto costante, prendendosi la rivincita nel finale: al penultimo giro Jack ha attaccato alla curva 1 e ha passato il pilota Suzuki. L’australiano è andato lungo, Rins gli è tornato davanti ma si è dovuto arrendere definitivamente alla cinque, quando Miller si è aggrappato ai freni all’ultimo e lo ha passato all’interno. Il sorpasso non vale solo il podio ma forse anche il rinnovo con Pramac in vista della prossima stagione. Jackass e Campinoti sono ai dettagli nelle trattative e i due podi conquistati - più il settimo posto in classifica generale- dovrebbero aiutare a far guadagnare una GP20 a Miller.
Data check
6 vittorie, altrettante pole position, 63 punti di vantaggio sul secondo: tolto il 2014 questa è la miglior stagione di Marc Marquez, e come nel 2014 un anno indimenticabile per tutta la famiglia. Il fratello Alex sta dominando in Moto2, dove ha vinto 5 gare (sarebbero state 6 senza lo strike di Baldassarri ad Assen) e conta 33 punti di vantaggio su Thomas Luthi. L’impressione è che davvero quest’anno la famiglia da corsa di Cervera possa arrivare a 10 titoli mondiali: 8 per Marc e 2 per Alex. La superiorità di Marc è schiacciante e da ieri lo spagnolo ha riscritto un altro pezzo di storia: Marc ha raggiunto Mike Hailwood a quota 76 successi, il quarto pilota di tutti i tempi, ed ha fatto cifra tonda in MotoGP con 50 vittorie (solo tre piloti meglio di lui). Altri 5 successi ed avrà davanti solo Rossi e Agostini, un obiettivo alla sua portata già in questo 2019.
Meditate gente
Il trend degli ultimi anni in MotoGP per tutte le case è stato aumentare il numero di team satellite e piloti per avere più dati a disposizione, secondo l'equazione più informazioni uguale più possibilità di migliorare la moto. Ducati è stata la prima a crederci, Honda ha seguito, Yamaha è arrivata tardi ma sta cercando di recuperare terreno. Ora però Hrc ha sviluppato una moto che va bene solo per Marquez, mentre Ducati ogni domenica ruota uno o due piloti dei suoi migliori tre sul podio. Una volta la moto di Borgo Panigale era l'unica a vincere nelle mani di Stoner, oggi è Marquez è il solo pilota capace di portare la Rc213V alla vittoria. A dire il vero anche a podio non ci va più nessuno, con l'eccezione di Crutchlow che ha racimolato due terzi posti in questa annata. La direzione presa dalla Casa Alata avrà delle ripercussioni sul mercato: il valore di Marquez crescerà ulteriormente perché è l'unico pilota a sapere far funzionare la Honda, ma la moto giapponese allo stesso tempo diventa meno appetibile per i grandi nomi che diffidano di un mezzo quasi impossibile per chiunque all'infuori di MM93. Zarco ha rinunciato solo all'idea di iniziare un'avventura del genere, Lorenzo difficilmente andrà oltre il proprio contratto che scade a fine anno prossimo. Le prospettive per il futuro post 2020 aprono scenari suggestivi: un vecchio gioco televisivo si chiamava Lascia o raddoppia e a questo punto il titolo sembra adattarsi perfettamente alla storia dei Marquez (al plurale). E non per forza in Honda, vero Ducati?
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