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Promossi&Bocciati: Dovizioso si traveste da Marquez e dipinge un capolavoro

Il ducatista vince con un sorpasso memorabile, al termine di una gara aggressiva e spietata. La Yamaha si consola con un Quartararo da podio, mentre il suo connazionale Zarco divorzia da KTM in una stagione da incubo
Una gara vietata ai deboli di cuore, un Dovizioso da record, le gioie di Quartararo e i dolori di Zarco. L’Austria ci restituisce un mondiale spumeggiante, che riviviamo con Promossi&Bocciati insieme a Guido Sassi.

Se piangi, se ridi
Forse non è mai stato così facile scegliere il migliore in gara, ma Dovizioso in versione Red Bull Ring 2019 è anche uno dei migliori avversari di sempre per Marquez. DesmoDovi è stato superlativo per tre motivi: ha risposto con un’aggressività mai vista al solito Marc, è rimasto appeso al codone della Honda quando il 93 ha impresso un ritmo furibondo alla gara e ha azzardato un sorpasso alla Marquez proprio all’ultima curva. Basta questo a rendere indimenticabile il gran premio di Spielberg e la vittoria è più bella anche rispetto al successo del 2017, quando Andrea si impose sì all’ultimo metro con un incrocio da favola, ma aveva la superiorità di una moto che gli dava non pochi vantaggidi motore.
Chi ha toccato il fondo della propria esperienza in MotoGP è invece Johann Zarco: nel giorno in cui Quartararo si insedia sul terzo gradino del podio - primo delle Yamaha- il suo connazionale sprofonda definitivamente e annuncia la risoluzione di contratto con KTM. Il feeling tra il francese e la moto di Mattighofen non è mai sbocciato, le dichiarazioni di Zarco sul prototipo austriaco non hanno risparmiato critiche fin dall'inizio dell'avventura insieme. La RC16 è una moto che sta lentamente migliorando, l’ottava posizione di ieri al traguardo per Miguel Oliveira lo testimonia. Eppure la KTM va guidata con forza, è una moto difficile, l’esatto opposto di quanto chiede Johann in sella. Il due volte campione del mondo Moto2 ha uno stile morbido e compassato, questo matrimonio aveva poche possibilità di durare fin dal principio. “…KTM ha provato continuamente ad andare incontro alle esigenze di Zarco modificando la moto, mentre il suo compagno di squadra Pol Espargaro si classificava regolarmente entro le prime dieci posizioni…” E’ un estratto del comunicato stampa di Mattighofen a evidenziare l’insanabile frattura tra le parti.

Oscar del sorpasso
La manovra di Dovizioso su Marquez che vale la vittoria nel GP d’Austria è da antologia per vari motivi: innanzitutto Dovizioso la prepara con una frenata perfetta alla curva 9, che gli permette di rimanere vicino a Marquez. In secondo luogo Dovi si butta dentro alla 10 dove c’è poco spazio, sapendo che entrando così stretto farà fatica a chiudere la manovra. Per ultimo, e più importante, chiude davvero bene la curva, arrivando addirittura a toccare con la gomma posteriore la Honda sull’anteriore, per poi lasciare scorrere la Desmosedici fino alla linea bianca, senza però eccedere. Una manovra al millimetro, un sorpasso disegnato con il compasso che rivaleggia in bellezza con quanto fece all’ultima curva di Barcellona Rossi nel 2009, quando passò Lorenzo dove era quasi impossibile. Quasi, per l’appunto.

Data check
Dopo i primi cinque giri con Quartararo in testa, Dovizioso ha fatto segnare il giro più veloce in gara con il tempo di 1’23”827. Da lì in poi però Marquez ha impresso alla gara un ritmo infernale, conducendola per 11 giri consecutivi. Tempi sempre sotto l’125”, anche abbondantemente. Dovi è riuscito a replicarli, pur con fatica, prima di approfittare del calo della gomma dell’avversario. Nelle curve a destra Marc aveva iniziato a soffrire, e per Andrea è stato possibile riavvicinarsi ed attaccare.
In tutto questo le Yamaha non hanno sfigurato: Quartararo ha firmato un 1’24”448 che è stato anche il miglior tempo Yamaha, Rossi è stato più lento di 59 millesimi, Vinales di 102. Il francese ha chiuso la gara con 6 secondi di distacco da Dovizioso, 7.7 per Valentino. Rispetto al 2018 la gara è stata più veloce di 6 secondi, con il tempo fatto registrare da Fabio il pilota del team Petronas si sarebbe giocato virtualmente la vittoria. Un bel passo in avanti per Yamaha, considerando che l’anno scorso Rossi era arrivato sesto addirittura a 14 secondi da Lorenzo. Se il motore rimane il punto debole della M1, il problema della gestione elettronica si sente meno.

Meditate gente
Se Dovi ha vinto, la Honda con Marquez ha fatto capire di avere una moto ormai superiore alla Ducati perfino in Austria, almeno in termini di prestazione assoluta. Motore e accelerazione sono il riferimento per la categoria, unite a una guidabilità che rende la Rc213V molto agile nei cambi di direzione. Marc ha vinto da solo 6 gare, più di tutti i suoi avversari messi insieme, e la seconda parte di stagione potrebbe diventare problematica per tutti. L’antidoto allo spagnolo è il Dovi in versione “incazzata”: un pilota che, sarà una caso, dà il massimo ogni volta che il fantasma di Lorenzo aleggia su Borgo Panigale. Così come Danilo ha garantito i risultati migliori prima del rinnovo contrattuale, Andrea ha reso al meglio nel bienno con Jorge e ora che Dall’Igna ha ipotizzato un suo ritorno in Ducati. Se chiedeste ai piloti cosa ne pensano dissentirebbero su tutta la linea, per cui il tutto rimarrà solo una particolare coincidenza…
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