Promossi&Bocciati: Argentina da sogno per Marquez e Rossi, un incubo per Iannone e Lorenzo
Magic Marc gira per 15 giri in 1'39" prima di tirare i remi in barca, solo Crutchlow e Morbidelli riescono a scendere sporadicamente sotto la barriera dell'1'40". Rossi infila Dovizioso con un sorpasso magistrale, mentre Iannone e Lorenzo litigano tutto il weekend con le proprie moto. La Yamaha ora sembra stabile in frenata ed efficace nel misto, ma in trazione paga ancora parecchio, soprattutto alla Ducati
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La MotoGP ha fatto tappa in Argentina per il secondo gran premio stagionale e arriva anche il secondo appuntamento con Promossi&Bocciati: Guido Sassi ci porta a rivedere gli aspetti salienti del weekend di gara.
Se piangi, se ridi
Scegliere il migliore della gara argentina risulta facile quanto è sembrata agevole la vittoria di Marc Marquez: il campione del mondo in carica ha mostrato una superiorità netta nei numeri prodotti, quasi senza mostrare i muscoli. Pole, giro veloce, vittoria guidando in testa dall'inizio alla fine (in Formula 1 lo chiamano Grand Chelem, traduzione francese di Grande Slam). Il 93 aveva già un secondo e mezzo di vantaggio dopo poco più di una tornata e la prova che il pilota Honda ha gestito la gara sta nell'avere stampato il giro veloce già al secondo passaggio, in 1'39”426.
Può bastare? Potrebbe, ma quando si parla della Formica Atomica non esistono mezze misure: Magic Marc è stato anche l'unico pilota a fermare il cronometro sotto il minuto e 40 (con l'eccezione di Crutchlow in tre occasioni e Morbidelli una volta soltanto) e lo ha fatto senza alcuna difficoltà per una quindicina di passaggi dopo il via. Poi Marquez ha tirato i remi in barca per sua stessa ammissione, portando a casa una vittoria che - sulla carta- potrebbe bissare più o meno con lo stesso copione tra due settimane in Texas.
Il peggiore in pista a Termas de Rio Hondo, in classifica così come impressione generale potrebbe essere invece Andrea Iannone: 17esimo al traguardo, vale a dire ultimo tra chi ha finito la gara. Il pilota di Vasto ha chiuso a quasi 3 secondi da Hafizh Syahrin, ma soprattutto a 13 dal suo compagno di squadra, Aleix Espargaro. Dopo il decimo posto in Qatar lo spagnolo ha portato a casa ancora punti buoni con una nona posizione, mentre Andrea ha sofferto tutto il fine settimana. È proprio questo l'aspetto più negativo del weekend argentino di Iannone: il feeling su questa pista con la propria RS-GP non è mai decollato, andando anzi a peggiorare di giorno in giorno. Serve raddrizzare il timone al più presto per ritrovare fiducia e punti. Tra chi ha bisogno di dimenticare il tango argentino c'è anche Jorge Lorenzo: il maiorchino deve ancora trovare la giusta posizione in sella e soffre una condizione fisica precaria. Se poi a Termas non è scesa acqua sulla pista, la nuvola di Fantozzi ha scaricato una buona dose di sfortuna sul 99, facendo sfilare una manopola in gara alla sua Rc213V e rendendola più inguidabile di quanto Jorge già non la trovasse. Se non fosse sufficiente, Lorenzo ha pure azionato per sbaglio il limitatore di giri in partenza. Lo spagnolo al via ha avuto lo spunto di un quattordicenne su un cinquantino con i fermi al motore. Meglio guardare subito avanti, anche perché qualche sorriso velocistico Lorenzo lo ha offerto e dopo un fine settimana del genere si può pensare solo a scenari migliori.
Oscar del sorpasso
Indiscutibilmente la manovra di Rossi su Dovizioso all'ultimo giro: per il peso dell'overtake nell'economia della gara, per come è arrivato al termine di un gran premio durante il quale Rossi è rimasto agganciato con grande tenacia al ducatista. Soprattutto, l'entrata del Dottore su Andrea è arrivata con una super staccata alla curva 7, una manovra profondissima e precisa al millimetro. Perché, come ha detto il 46 “se non sei perfetto Dovizioso è bravissimo a incrociare”. Rossi guadagna così un secondo posto che lo riporta sul podio, un risultato che dà morale a una Yamaha che ancora soffre molto in accelerazione. Lo si è visto dalle immagini dell'elicottero: la M1 faceva fatica anche solo a tenere la Rossa di Borgo Panigale sul dritto e Rossi si è prodigato in più di una staccata davvero al limite per recuperare le carenze di trazione. Yamaha ha comunque mostrato una buona competitività, soprattutto nelle mani di Valentino, e il sorpasso finale su Dovi premia Rossi e il suo team (Galbusera, Flamigni, Gadda) per l'ottimo lavoro svolto.
Data check
10 gare senza podio: un'enormità per Rossi, che solo in Ducati aveva sofferto un digiuno più lungo. Ora che l'astinenza è terminata, il Dottore ha pure recuperato un buonumore che ha trasformato il dopo gara in un siparietto di battute divertenti. La gara argentina non deve però illudere, nonostante le quattro Yamaha nei primi dieci fino al patatrac tra Morbidelli e Vinales. La M1 dello spagnolo è stata la più veloce del lotto tra le moto di Iwata, ma solo la decima tra tutte le MotoGP in gara. Come media delle migliori velocità registrate alla speed trap, la moto di Vinales scende addirittura al 14esimo posto ed è sempre la più performante delle quattro. L'accelerazione rimane il tallone d'Achille della giapponese e anche in Argentina si sono registrate alcune conferme rispetto al Qatar per quanto riguarda gli avversari.
Meditate gente
In questo inizio di stagione ci sono sempre tre Ducati a giocarsi le posizioni che contano, a cui vanno aggiunti Rins con la Suzuki e Crutchlow con la Honda (al netto della sanzione per jump start). Perfino Nakagami è una costante nei 10, a testimonianza di una Honda davvero efficace. In Yamaha bisogna lavorare sodo se si vuole evitare di tornare a lottare per dei quinti posti al margine del podio. Rossi d'altronde non si fa illusioni: benedice il telaio “In frenata siamo abbastanza a posto, la moto è stabile, mi è piaciuta. Ma il lavoro non ci manca in altre aree - ha detto ai microfoni di Sky-. Questo podio però è importante per il nuovo gruppo di lavoro, è il loro primo”. Valentino compatta il gruppo e regala caramelle, bravo come sempre a fare squadra. All'orizzonte c'è il Texas e se Marquez ad Austin ha sempre fatto primo con pole position, Yamaha non ha mai mancato la zona medaglia, 2014 a parte. Negli ultimi tre anni poi la M1 è sempre salita sul secondo gradino del podio: con Vinales, Rossi e Lorenzo, a dimostrazione che il circuito è gradito al 4 in linea di Iwata. In questa fase della stagione i circuiti sono amici della Yamaha, meglio riscuotere punti!
Se piangi, se ridi
Scegliere il migliore della gara argentina risulta facile quanto è sembrata agevole la vittoria di Marc Marquez: il campione del mondo in carica ha mostrato una superiorità netta nei numeri prodotti, quasi senza mostrare i muscoli. Pole, giro veloce, vittoria guidando in testa dall'inizio alla fine (in Formula 1 lo chiamano Grand Chelem, traduzione francese di Grande Slam). Il 93 aveva già un secondo e mezzo di vantaggio dopo poco più di una tornata e la prova che il pilota Honda ha gestito la gara sta nell'avere stampato il giro veloce già al secondo passaggio, in 1'39”426.
Può bastare? Potrebbe, ma quando si parla della Formica Atomica non esistono mezze misure: Magic Marc è stato anche l'unico pilota a fermare il cronometro sotto il minuto e 40 (con l'eccezione di Crutchlow in tre occasioni e Morbidelli una volta soltanto) e lo ha fatto senza alcuna difficoltà per una quindicina di passaggi dopo il via. Poi Marquez ha tirato i remi in barca per sua stessa ammissione, portando a casa una vittoria che - sulla carta- potrebbe bissare più o meno con lo stesso copione tra due settimane in Texas.
Il peggiore in pista a Termas de Rio Hondo, in classifica così come impressione generale potrebbe essere invece Andrea Iannone: 17esimo al traguardo, vale a dire ultimo tra chi ha finito la gara. Il pilota di Vasto ha chiuso a quasi 3 secondi da Hafizh Syahrin, ma soprattutto a 13 dal suo compagno di squadra, Aleix Espargaro. Dopo il decimo posto in Qatar lo spagnolo ha portato a casa ancora punti buoni con una nona posizione, mentre Andrea ha sofferto tutto il fine settimana. È proprio questo l'aspetto più negativo del weekend argentino di Iannone: il feeling su questa pista con la propria RS-GP non è mai decollato, andando anzi a peggiorare di giorno in giorno. Serve raddrizzare il timone al più presto per ritrovare fiducia e punti. Tra chi ha bisogno di dimenticare il tango argentino c'è anche Jorge Lorenzo: il maiorchino deve ancora trovare la giusta posizione in sella e soffre una condizione fisica precaria. Se poi a Termas non è scesa acqua sulla pista, la nuvola di Fantozzi ha scaricato una buona dose di sfortuna sul 99, facendo sfilare una manopola in gara alla sua Rc213V e rendendola più inguidabile di quanto Jorge già non la trovasse. Se non fosse sufficiente, Lorenzo ha pure azionato per sbaglio il limitatore di giri in partenza. Lo spagnolo al via ha avuto lo spunto di un quattordicenne su un cinquantino con i fermi al motore. Meglio guardare subito avanti, anche perché qualche sorriso velocistico Lorenzo lo ha offerto e dopo un fine settimana del genere si può pensare solo a scenari migliori.
Oscar del sorpasso
Indiscutibilmente la manovra di Rossi su Dovizioso all'ultimo giro: per il peso dell'overtake nell'economia della gara, per come è arrivato al termine di un gran premio durante il quale Rossi è rimasto agganciato con grande tenacia al ducatista. Soprattutto, l'entrata del Dottore su Andrea è arrivata con una super staccata alla curva 7, una manovra profondissima e precisa al millimetro. Perché, come ha detto il 46 “se non sei perfetto Dovizioso è bravissimo a incrociare”. Rossi guadagna così un secondo posto che lo riporta sul podio, un risultato che dà morale a una Yamaha che ancora soffre molto in accelerazione. Lo si è visto dalle immagini dell'elicottero: la M1 faceva fatica anche solo a tenere la Rossa di Borgo Panigale sul dritto e Rossi si è prodigato in più di una staccata davvero al limite per recuperare le carenze di trazione. Yamaha ha comunque mostrato una buona competitività, soprattutto nelle mani di Valentino, e il sorpasso finale su Dovi premia Rossi e il suo team (Galbusera, Flamigni, Gadda) per l'ottimo lavoro svolto.
Data check
10 gare senza podio: un'enormità per Rossi, che solo in Ducati aveva sofferto un digiuno più lungo. Ora che l'astinenza è terminata, il Dottore ha pure recuperato un buonumore che ha trasformato il dopo gara in un siparietto di battute divertenti. La gara argentina non deve però illudere, nonostante le quattro Yamaha nei primi dieci fino al patatrac tra Morbidelli e Vinales. La M1 dello spagnolo è stata la più veloce del lotto tra le moto di Iwata, ma solo la decima tra tutte le MotoGP in gara. Come media delle migliori velocità registrate alla speed trap, la moto di Vinales scende addirittura al 14esimo posto ed è sempre la più performante delle quattro. L'accelerazione rimane il tallone d'Achille della giapponese e anche in Argentina si sono registrate alcune conferme rispetto al Qatar per quanto riguarda gli avversari.
Meditate gente
In questo inizio di stagione ci sono sempre tre Ducati a giocarsi le posizioni che contano, a cui vanno aggiunti Rins con la Suzuki e Crutchlow con la Honda (al netto della sanzione per jump start). Perfino Nakagami è una costante nei 10, a testimonianza di una Honda davvero efficace. In Yamaha bisogna lavorare sodo se si vuole evitare di tornare a lottare per dei quinti posti al margine del podio. Rossi d'altronde non si fa illusioni: benedice il telaio “In frenata siamo abbastanza a posto, la moto è stabile, mi è piaciuta. Ma il lavoro non ci manca in altre aree - ha detto ai microfoni di Sky-. Questo podio però è importante per il nuovo gruppo di lavoro, è il loro primo”. Valentino compatta il gruppo e regala caramelle, bravo come sempre a fare squadra. All'orizzonte c'è il Texas e se Marquez ad Austin ha sempre fatto primo con pole position, Yamaha non ha mai mancato la zona medaglia, 2014 a parte. Negli ultimi tre anni poi la M1 è sempre salita sul secondo gradino del podio: con Vinales, Rossi e Lorenzo, a dimostrazione che il circuito è gradito al 4 in linea di Iwata. In questa fase della stagione i circuiti sono amici della Yamaha, meglio riscuotere punti!
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