Personal mover: uso a rischio perché il Codice non li riconosce
L’Inail non vuole risarcire un’operatrice socio-sanitaria caduta da un monopattino elettrico mentre si recava al lavoro. Riemerge così il problema del mancato inquadramento di monopattini, hoverboard e skateboard nel Codice della Strada, che espone gli utilizzatori al rischio di pesanti sanzioni e blocca di fatto la diffusioni di questi veicoli molto utilizzati all'estero per la mobilità sostenibile in città
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Green Planet
Una petizione per cambiare
Cade da un monopattino mentre si sposta per lavoro, ma l’Inail rifiuta il risarcimento. È accaduto a Milano nei giorni scorsi a un’operatrice socio-sanitaria impiegata a tempo determinato in una fondazione che si occupa di assistenza domiciliare ad anziani e malati. La donna si è fratturata la caviglia destra, con una prognosi di 35 giorni, ma si è vista rifiutare l’indennizzo dall’istituto di assicurazione per gli infortuni sul lavoro poiché l’incidente non sarebbe avvenuto “per rischio lavorativo, bensì per il verificarsi di rischio generico” perché “il mezzo utilizzato non è consentito dal codice della strada”. Si tratta dell’ennesimo episodio che mette in luce il vuoto normativo esistente in materia di monopattini, hoverboard e skateboard , generando numerose situazioni di disagio per gli utilizzatori. Nel 2017 a Trento era salita alle cronache la severa sanzione affibbiata dalle forze dell’ordine a una donna che viaggiava su strada su un hoverboard (cioè un monopattino con le ruote parallele): multa di 1.200 euro, decurtazione di 5 punti dalla patente e sequestro del mezzo. Non è andata meglio a Salerno dove a inizio estate in un mese e mezzo la polizia locale ha sequestrato 30 tra monopattini e hoverboard ed elevato sanzioni fino a 7.000 euro. Il problema è sempre il medesimo: non essendo riconosciuti in modo chiaro dal Codice della Strada , questi "personal mover" sono soggetti a norme che vengono di volta in volta interpretate in modo diverso. una circolare ministeriale del Dipartimento Trasporti Terrestri del 2003 per esempio li equipara di fatto ai ciclomotori con tanto di obbligo di patentino, assicurazione, targa, casco e dispositivi di illuminazione. Interpretazioni più benevole prevedono soltanto una sanzione fino a 99 euro, come da articolo 190 del Codice della Strada, qualora creano pericolo per gli altri utenti nelle aree pedonali. Rimane il fatto che l’incertezza normativa crea comprensibili problemi alle vendite di veicoli e che in realtà sarebbero una valida alternativa per muoversi velocemente in città in combinazione con i mezzi pubblici. Una problematica rimarcata dal patronato Inca Cgil, difensore della donna infortunatosi a Milano, che attraverso il direttore Francesco Castellotti ha chiesto che si intervenga per modificare il Codice aggiungendo il monopattino e gli altri personal mover all’elenco dei mezzi di trasporto.
Cade da un monopattino mentre si sposta per lavoro, ma l’Inail rifiuta il risarcimento. È accaduto a Milano nei giorni scorsi a un’operatrice socio-sanitaria impiegata a tempo determinato in una fondazione che si occupa di assistenza domiciliare ad anziani e malati. La donna si è fratturata la caviglia destra, con una prognosi di 35 giorni, ma si è vista rifiutare l’indennizzo dall’istituto di assicurazione per gli infortuni sul lavoro poiché l’incidente non sarebbe avvenuto “per rischio lavorativo, bensì per il verificarsi di rischio generico” perché “il mezzo utilizzato non è consentito dal codice della strada”. Si tratta dell’ennesimo episodio che mette in luce il vuoto normativo esistente in materia di monopattini, hoverboard e skateboard , generando numerose situazioni di disagio per gli utilizzatori. Nel 2017 a Trento era salita alle cronache la severa sanzione affibbiata dalle forze dell’ordine a una donna che viaggiava su strada su un hoverboard (cioè un monopattino con le ruote parallele): multa di 1.200 euro, decurtazione di 5 punti dalla patente e sequestro del mezzo. Non è andata meglio a Salerno dove a inizio estate in un mese e mezzo la polizia locale ha sequestrato 30 tra monopattini e hoverboard ed elevato sanzioni fino a 7.000 euro. Il problema è sempre il medesimo: non essendo riconosciuti in modo chiaro dal Codice della Strada , questi "personal mover" sono soggetti a norme che vengono di volta in volta interpretate in modo diverso. una circolare ministeriale del Dipartimento Trasporti Terrestri del 2003 per esempio li equipara di fatto ai ciclomotori con tanto di obbligo di patentino, assicurazione, targa, casco e dispositivi di illuminazione. Interpretazioni più benevole prevedono soltanto una sanzione fino a 99 euro, come da articolo 190 del Codice della Strada, qualora creano pericolo per gli altri utenti nelle aree pedonali. Rimane il fatto che l’incertezza normativa crea comprensibili problemi alle vendite di veicoli e che in realtà sarebbero una valida alternativa per muoversi velocemente in città in combinazione con i mezzi pubblici. Una problematica rimarcata dal patronato Inca Cgil, difensore della donna infortunatosi a Milano, che attraverso il direttore Francesco Castellotti ha chiesto che si intervenga per modificare il Codice aggiungendo il monopattino e gli altri personal mover all’elenco dei mezzi di trasporto.
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