MotoGP Starting Grid: la Ducati si affida al talismano austriaco
Domenica si corre a Spielberg: sul Red Bull Ring dal 2016 ha sempre vinto la Rossa di Borgo Panigale, ma Marquez diventa ogni anno più pericoloso. Le Yamaha sembrano fuori causa e a Iwata si pensa già al 2020 con i test di Brno
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MotoGP
Le settimane di back to back sono impegnative ma, se ai due gran premi in fila aggiungi anche il test del lunedì, il calendario della MotoGP diventa addirittura frenetico. Il Gp d’Austria si avvicina a grandi passi e da domani le valigie saranno già in viaggio verso Spielberg, con Guido Sassi che ci presenta l’undicesimo appuntamento stagionale.
La novità
A Brno la Yamaha ha portato un nuovo motore, la pietra angolare su cu poggiare il progetto per la M1 2020. La moto di Iwata è particolarmente carente proprio nel propulsore e per il futuro serviranno più cavalli, oltre a una soluzione sia meccanica che elettronica appropriata per gestirli. A chi si entusiasma per il passo in avanti tentato dai tecnici giapponesi è bene ricordare che Honda ha iniziato a portare in pista il nuovo propulsore già ad aprile, Ducati ci sta lavorando, Ktm ha le concessioni e ogni tot mesi porta un upgrade in pista. Yamaha ha mostrato anche un nuovo codone che potrebbe significare una diversa distribuzione dei pesi sulla moto e un telaio che mostra per lo meno un diverso alloggiamento del motore. L’impressione però è che a Iwata si continui ad inseguire e imitare, piuttosto che tentare un balzo in avanti. Basterà? Lo sapremo solo l’anno prossimo, per ora c’è l’Austria che con i suoi lunghi rettilinei in salita rischia di diventare uno dei gran premi più difficili per Valentino&Co.
Che numeri
Le statistiche fanno sembrare il Gp d’Austria riserva di caccia della Ducati: tre edizioni, tre vittorie con tre piloti diversi (Iannone, Dovizioso, Lorenzo). Eppure, già negli ultimi due anni, Marc Marquez ha conquistato la pole position, dimostrando che la Honda non soffre sul piano della prestazione pura. A maggior ragione, in questo 2019 che fa sembrare tutto facile per il 93, le sirene d’allarme in casa Ducati si sono accese da un pezzo. Con Marc distante 63 punti da Dovizioso il mondiale piloti si allontana sempre di più, ma anche il titolo costruttori rischia di diventare un miraggio di questo passo: Honda conta su un +39 rispetto alla Rossa di Borgo Panigale, il conto delle vittorie è 6-2. Vincere a Spielberg per Ducati suona un po’ come l’ultima spiaggia, ma sarà comunque difficilissimo.
La sfida
Abortita a Brno per distanza, contenuta ma invalicabile, la contesa tra Marquez e Dovizioso dovrebbe trovare terreno fertile finalmente al Red Bull Ring. I due non incrociano le armi da parecchio tempo, sostanzialmente dal gran premio d’Italia del Mugello. Il confronto serve più ad Andrea che a Marc, con il forlivese che affronta un digiuno di successi che si protrae dal Qatar: il periodo più lungo da quando ha incominciato a vincere con la Ducati. L’anno scorso Dovi rimase fuori dal duello tra Lorenzo e Marquez, l’occasione per riscattarsi è troppo importante: vietato accontentarsi di un altro piazzamento.
Questa è storia
Una storia breve, eppure la MotoGP degli attuali valori iniziò tre anni fa con la prima vittoria di Ducati nel dopo Stoner: 6 anni di digiuno, quindi nell’agosto 2016 finalmente la lunga rincorsa della moto italiana raggiunse nuovamente il successo. La vittoria era nell’aria da un po’ di tempo, ma alla moto di Dall’Igna mancava sempre la situazione perfetta per mettere a frutto il potenziale delle Desmosedici. La GP16 era un mezzo che ancora si portava dietro il dna marcato dii un motore potentissimo e una certa difficoltà a girare. In quel weekend tutto andò come ci si aspettava e Iannone riuscì, grazie anche alla giusta scelta di gomme, nel battere Dovizioso per quella che fu comunque una incredibile doppietta. Il forlivese si sarebbe preso poi la propria rivincita in Malesia, ma nel giro di pochi gran premi tutto era già cambiato: fu l’inizio di una nuova era, nella quale il pacchetto motore-elettronica-gomme doveva funzionare alla perfezione per puntare alla vittoria, con Honda e Ducati a spartisi il bottino e Yamaha relegata al ruolo di terzo incomodo.
Hot spot
La curva 3 è sicuramente uno dei punti più spettacolari di Spielberg: l’attacco va portato all’interno, ma se l’avversario eccede nel proteggere l’ingresso, a quel punto si può anche provare a girare all’esterno. Allo stesso tempo chi si fa sorprendere all’interno, se obbliga l’avversario a frenare lungo, può provare ad incrociare. L’esempio più recente di sorpasso da tramandare ai posteri riguarda l’ultimo gp di Formula1 (con Verstappen che ha infilato Leclerc), ma tornando alle moto l’anno scorso è stato Marquez a punire Lorenzo al termine del lungo rettilineo in salita, salvo poi subire la risposta del maiorchino.
La novità
A Brno la Yamaha ha portato un nuovo motore, la pietra angolare su cu poggiare il progetto per la M1 2020. La moto di Iwata è particolarmente carente proprio nel propulsore e per il futuro serviranno più cavalli, oltre a una soluzione sia meccanica che elettronica appropriata per gestirli. A chi si entusiasma per il passo in avanti tentato dai tecnici giapponesi è bene ricordare che Honda ha iniziato a portare in pista il nuovo propulsore già ad aprile, Ducati ci sta lavorando, Ktm ha le concessioni e ogni tot mesi porta un upgrade in pista. Yamaha ha mostrato anche un nuovo codone che potrebbe significare una diversa distribuzione dei pesi sulla moto e un telaio che mostra per lo meno un diverso alloggiamento del motore. L’impressione però è che a Iwata si continui ad inseguire e imitare, piuttosto che tentare un balzo in avanti. Basterà? Lo sapremo solo l’anno prossimo, per ora c’è l’Austria che con i suoi lunghi rettilinei in salita rischia di diventare uno dei gran premi più difficili per Valentino&Co.
Che numeri
Le statistiche fanno sembrare il Gp d’Austria riserva di caccia della Ducati: tre edizioni, tre vittorie con tre piloti diversi (Iannone, Dovizioso, Lorenzo). Eppure, già negli ultimi due anni, Marc Marquez ha conquistato la pole position, dimostrando che la Honda non soffre sul piano della prestazione pura. A maggior ragione, in questo 2019 che fa sembrare tutto facile per il 93, le sirene d’allarme in casa Ducati si sono accese da un pezzo. Con Marc distante 63 punti da Dovizioso il mondiale piloti si allontana sempre di più, ma anche il titolo costruttori rischia di diventare un miraggio di questo passo: Honda conta su un +39 rispetto alla Rossa di Borgo Panigale, il conto delle vittorie è 6-2. Vincere a Spielberg per Ducati suona un po’ come l’ultima spiaggia, ma sarà comunque difficilissimo.
La sfida
Abortita a Brno per distanza, contenuta ma invalicabile, la contesa tra Marquez e Dovizioso dovrebbe trovare terreno fertile finalmente al Red Bull Ring. I due non incrociano le armi da parecchio tempo, sostanzialmente dal gran premio d’Italia del Mugello. Il confronto serve più ad Andrea che a Marc, con il forlivese che affronta un digiuno di successi che si protrae dal Qatar: il periodo più lungo da quando ha incominciato a vincere con la Ducati. L’anno scorso Dovi rimase fuori dal duello tra Lorenzo e Marquez, l’occasione per riscattarsi è troppo importante: vietato accontentarsi di un altro piazzamento.
Questa è storia
Una storia breve, eppure la MotoGP degli attuali valori iniziò tre anni fa con la prima vittoria di Ducati nel dopo Stoner: 6 anni di digiuno, quindi nell’agosto 2016 finalmente la lunga rincorsa della moto italiana raggiunse nuovamente il successo. La vittoria era nell’aria da un po’ di tempo, ma alla moto di Dall’Igna mancava sempre la situazione perfetta per mettere a frutto il potenziale delle Desmosedici. La GP16 era un mezzo che ancora si portava dietro il dna marcato dii un motore potentissimo e una certa difficoltà a girare. In quel weekend tutto andò come ci si aspettava e Iannone riuscì, grazie anche alla giusta scelta di gomme, nel battere Dovizioso per quella che fu comunque una incredibile doppietta. Il forlivese si sarebbe preso poi la propria rivincita in Malesia, ma nel giro di pochi gran premi tutto era già cambiato: fu l’inizio di una nuova era, nella quale il pacchetto motore-elettronica-gomme doveva funzionare alla perfezione per puntare alla vittoria, con Honda e Ducati a spartisi il bottino e Yamaha relegata al ruolo di terzo incomodo.
Hot spot
La curva 3 è sicuramente uno dei punti più spettacolari di Spielberg: l’attacco va portato all’interno, ma se l’avversario eccede nel proteggere l’ingresso, a quel punto si può anche provare a girare all’esterno. Allo stesso tempo chi si fa sorprendere all’interno, se obbliga l’avversario a frenare lungo, può provare ad incrociare. L’esempio più recente di sorpasso da tramandare ai posteri riguarda l’ultimo gp di Formula1 (con Verstappen che ha infilato Leclerc), ma tornando alle moto l’anno scorso è stato Marquez a punire Lorenzo al termine del lungo rettilineo in salita, salvo poi subire la risposta del maiorchino.
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