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MotoGP Starting Grid: al Mugello è assalto tricolore

La Ducati a 5 punte cerca di battere Marquez, che al Mugello ha vinto una sola volta nella classe regina. Yamaha invece ha trionfato 10 volte negli ultimi 15 anni, nei quali è andata sempre a podio, ma oggi la M1 non ha velocità di punta e soffrirà sul lungo rettilineo del tracciato toscano
Il motomondiale entra nel tempio della velocità, al Mugello, e Guido Sassi ci porta sulla griglia di partenza con MotoGp Starting Grid: statistiche, aneddoti, i temi caldi della gara più importante dell'anno per i nostri piloti.

La novità
Per la Ducati portare pezzi nuovi al Gp d'Italia - più che una notizia-, è quasi un obbligo. Il test team di Borgo Panigale (insieme ad Aprilia e Ktm), prima del gp di Francia ha fatto tappa al Mugello. Michele Pirro ha provato alcune novità sulla Desmosedici, specificatamente in vista di questo appuntamento. Ai test di Jerez Dovizioso aveva appreso con fastidio delle novità in casa Honda, già concentrata su un nuovo telaio, ma il programma di lavoro di Dall'Igna prosegue sui propri binari, con le proprie tempistiche. D'altronde è impossibile portare novità tecniche ad ogni gran premio anche nella MotoGP iper tecnologica di oggi, e Ducati non si può dire se ne stia con le mani in mano. Le aree di lavoro per la stagione in corso ovviamente non prevedono il propulsore, il cui sviluppo è congelato, ma elettronica e aerodinamica permettono invece di cercare ancora quel qualcosa in più per tenere la GP19 al passo della Rc213V. La moto di Marquez d'altronde vince solo nelle sue mani, mentre la Ducati ha mostrato di potere essere competitiva con quasi tutti i propri piloti. La speranza per il Mugello è proprio questa: mettere tra Dovizioso e Marquez il maggior numero possibile di Desmosedici: Pirro si unisce ai due ufficiali e ai piloti Pramac, e il tester pugliese ha già dimostrato in passato (l'ultima volta a Valencia 2018) di potersi inserire anche in una top5 all'arrivo.

Che numeri
Yamaha va a podio al Mugello ininterrottamente dal 2003: una striscia di 15 anni consecutivi arricchita da 10 vittorie, 5 con Valentino Rossi e altrettante con Jorge Lorenzo. La M1 però paga alla Ducati 10-15 chilometri di velocità massima sul rettilineo di oltre un chilometro, un gap davvero consistente che rischia di mettere in crisi il capitale che Rossi e Vinales possono accantonare nel corso di un giro tra le 15 curve della pista toscana. Da misurare anche i progressi della Honda, migliorata in accelerazione: Marquez su questa pista ha vinto solo una volta in MotoGP, negli ultimi 4 anni è andato a podio solo nel 2016, quando Lorenzo lo battè in volata per 19 millesimi. Ma se togliamo due cadute e le vecchie sofferenze all'anteriore di cui soffriva Marquez, il Mugello potrebbe non essere più il tallone d'Achille della Casa Alata.

La sfida
Inutile girarci intorno: il confronto Marquez-Dovizioso è il motivo del weekend. I due sono separati di soli 8 punti, ma nello score del Cabroncito ci sono un ritiro e 3 vittorie, che lo pongono in una posizione di forza nei confronti del ducatista. Andrea si può consolare finora con una vittoria e un bottino di punti non trascurabile su alcune piste piuttosto faticose per la sua moto. Adesso arriva però il momento decisivo: al Mugello e a Barcellona è richiesto un cambio di passo. Non basta correre in difesa, bisogna riguadagnare punti su Marc. Anche dal punto di vista mentale sarà importante per Andrea essere capace di mettergli le ruote (anche una sola, se necessario!) di nuovo davanti, oppure il campionato inizierà a muoversi un'altra volta verso le parti di Cervera.

Questa è storia
Le previsioni meteo per questo fine settimana sono buone ed è già un mezzo miracolo considerando la quantità d'acqua caduta a maggio in Italia. Dieci anni fa invece gli spettatori sulla pista toscana vissero un weekend del tutto diverso, reso magico però da una coppia di giovani piloti. Simoncelli e Pasini diedero vita a una gara incredibile nella 250, con un ultimo giro davvero sopra le righe. Il Sic l'anno precedente aveva vinto la sua prima gara in duemmezzo proprio al Mugello, e nel 2009 arrivò in Toscana da campione del mondo in carica, reduce pure dal successo a Le Mans. Pasini però era in una delle sue giornata di grazia e l'ultimo giro di quella gara è ancora oggi indimenticabile: sorpassi a non finire, incominciando dalla San Donato e poi via via fino alla Casanova-Savelli. La manovra decisiva il Paso la portò a termine alla Scarperia-Palagio, con una risposta chirurgica all'affondo del 58. Fecero primo e secondo, due rivali amici insieme sul podio bagnato e fortunatissimo del Mugello.

Hot spot
Di 15 curve al Mugello ce ne sono giusto forse un paio dove non si riesce a passare; a queste bisogna aggiungere un rettilineo lungo più di un chilometro, che permette il sorpasso ben prima della San Donato se il motore è d'accordo. Il punto caldo è quindi questione di gusti e possibilità del momento: per tagliare la testa al toro battezziamo la Casanova-Savelli: primo perché è una esse in discesa bellissima da vedere anche dal vivo. I piloti entrano con tanta velocità, in un delicato gioco di equilibri e devono fare la curva bene anche in uscita per non compromettere l'ingresso alla Arrabbiata 1. Questo hot spot è uno dei preferiti da tanti piloti per tentare l'attacco: se ne ricordano di pesantissimi, come nel 2005, quando Rossi passò Biaggi e andò a vincere davanti al romano, Capirossi e Melandri, oppure altri più recenti. Pasini nel 2017 in quel punto era imbattibile e costruì proprio lì il suo primo successo in Moto2. La Casanova-Savelli sembra più un palco che una curva: il prato colorato di giallo-tifosi accampati da giorni per godere dello spettacolo, lo sguardo che si perde giù fino alle due curve dell'Arrabbiata. Non c'è davvero hotspot più caldo in tutta la pista!
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