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Mercato MotoGP: Ducati non si muove. E se avesse ragione?

Yamaha ha annunciato il rinnovo con Vinales e la firma con Quartararo, Rins e Marquez sembrano a loro agio nei rispettivi box. La casa di Borgo Panigale rischia il matrimonio "forzato" con Dovizioso, ma l'accordo potrebbe premiare entrambe le parti e dare più di un dispiacere ai giovani talenti di Iwata
Con Yamaha che ha rinnovato Vinales e firmato Quartararo, più la Suzuki che si appresta a blindare Rins, è opinione diffusa che Ducati si trovi con le spalle al muro, costretta a estendere per il 2021/22 il contratto con Dovizioso alle condizioni del forlivese. La seconda sella nel team factory sarebbe poi da occupare con un pilota tra Miller, Bagnaia e Zarco, perché altri top rider sul mercato non ce ne sarebbero. Ma andiamo a vedere con il nostro Guido Sassi come si presenta il quadro della situazione allo stato attuale.

Momento delicato
Effettivamente la congiuntura non si presenta favorevolissima a un primo sguardo: l'offerta che Borgo Panigale aveva fatto a Maverick Vinales non è stata ritenuta sufficientemente allettante dallo spagnolo, che ha preferito il porto sicuro Yamaha alla scommessa di una moto impegnativa come la Desmosedici. Con Quartararo la casa bolognese non è poi andata nemmeno oltre il sondaggio, ed è il supposto desmo-immobilismo a rendere l'atmosfera elettrica intorno al team di Gigi Dall'Igna. Eppure, già da questi primi giorni malesi di shakedown, si ricava la sensazione che le scelte fatte da management e piloti avversari della Rossa a due ruote siano state parecchio influenzate da quel che è successo nella seconda parte del 2019, piuttosto che da ipotesi su quel che potrebbe portare il futuro.

Guardare indietro o avanti?
È vero, Ducati ha sofferto nelle ultime 10 gare dell'anno passato: una sola vittoria, con Dovizioso, ma anche Yamaha ha portato a casa un solo successo, con Vinales, e Suzuki altrettanto con Rins. DesmoDovi ha raccolto poi altri 4 podi così come Miller; tra le Yamaha Maverick ne ha centrati 3, 5 Quartararo, nessuno Rins. Insomma, la ritrovata competitività di Iwata è data ai punti e la bilancia pende in favore dei giapponesi più per la tendenza che per i risultati in sé. Ducati veniva da due anni oltre l'ordinario, la casa dei tre diapason da un biennio da incubo. Aggiungiamo che a Borgo Panigale nel 2019 hanno sofferto il rapporto con gli pneumatici, una novità rispetto alle stagioni precedenti, e una Honda da primato per velocità assoluta: due elementi che potrebbero non presentarsi più in futuro.

I primi indizi 2020
Michelin cambierà ancora la fornitura - e in questo senso le nuove coperture sembrano aiutare maggiormente Yamaha e Suzuki, ma Gigi Dall'Igna dal canto suo ha già detto che sul motore si è lavorato il necessario in vista del 2020. Il nuovo telaio poi vorrà andare incontro alle esigenze dei piloti e a Sepang gli uomini in rosso hanno già portato novità aerodinamiche. Pirro ha iniziato il lavoro e l'impressione è che – come sempre- a Borgo Panigale si stia mettendo molta carne al fuoco. Per contro Yamaha ha sì annunciato i rinnovi e riportato Lorenzo a casa, ma non ha messo ancora in piedi un vero test team, sostanzialmente non ha fatto debuttare la nuova moto nello shakedown e le prime specifiche di motore viste nel finale del 2019 non cambiano i valori in campo.
Tutto questo per dire che nell'ambiente si dà per assodato un recupero su tutta la linea per la nuova M1, che però potrebbe anche non essere tale alla riprova della pista.

Piloti impazienzi, piloti attendisti
Vinales e Quartararo d'altro canto potrebbero avere firmato per Jarvis non solo in virtù delle garanzie tecniche ricevute, ma anche per dinamiche proprie. Può avere influito la necessità di sentirsi tranquilli – Maverick lo ha dichiarato- o nel caso di Quartararo la legittima ambizione di salire su una moto ufficiale. Il francese è stato già contento di fare un ulteriore step in casa, piuttosto che azzardare una scommessa in questo momento della propria carriera. El Diablo si sente sul trampolino di lancio e in fondo, se ha fatto tanto bene in Petronas, perché non dovrebbe riuscire anche meglio nel factory team?
Ducati a questo punto ha pochissimo da perdere, ma tanto da guadagnare. Se il prototipo di Dall'Igna sarà competitivo – e non ci ricordiamo moto sbagliate nell'ultimo lustro-, potrebbero arrivare i primi rimpianti per i giovani top rider di Yamaha. Il tutto mentre in giro ci sono due piloti - più Valentino- che non hanno fretta di decidere: una prova di come l'avanzare dell'età porti anche il vantaggio di sapere attendere senza bruciare d'impazienza. Dovizioso non vuole continuare a tutti i costi: c'è Ktm pronta ad accoglierlo con un contratto importante, e il tre volte vice campione del mondo è pur sempre il secondo pilota più vincente degli ultimi 4 anni come gp conquistati. Anche in Ducati lo sanno bene. L'altro top rider alla finestra è Marquez. È vero che l'otto volte campione del mondo difficilmente lascerà la Honda: Marc ha già una ricca offerta sul piatto, un fratello in squadra, la migliore moto per sé. Ma da talento assoluto il pilota di Cervera sa di comandare il mercato e di potersi permettere il lusso di aspettare. Cosa? Forse anche solo di capire i veri valori in campo a stagione iniziata: se non per cambiare team, almeno per spingere la propria squadra a lavorare ancora più duro nel caso la sua Honda non fosse al massimo livello.
In Ducati in fondo possono dormire relativamente tranquilli: il team di Borgo Panigale ha da sempre nella sua area tecnica tutte le variabili per rendere una stagione imprevedibile, nel bene e nel male. Ma per scoprire che 2021 sarà, bisogna lasciare iniziare almeno il 2020.
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