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E-bike, la risposta per le città future

Il Rapporto Focus2R promosso da ANCMA e Legambiente evidenzia l’importanza delle due ruote a pedali per combattere il traffico e l’inquinamento in città e fotografa una realtà in chiaroscuro. Aumentano ciclabili, bicistazioni e bike sharing, ma le differenze tra Nord e Sud Italia rimangono troppo marcate. In calo l’attenzione verso la sicurezza e la ricarica per le e-bike
Fotografia dell’altra mobilità
“Le città sono causa ed effetto di una nuova domanda di mobilità. Dai contesti urbani emerge con forza la necessità di trovare soluzioni organiche per favorire il decongestionamento del traffico veicolare, sviluppare l’intermodalità e l’integrazione, aumentare la sicurezza stradale, ridurre i tempi di parcheggio e percorrenza e, soprattutto, migliorare la qualità dell’aria. In questo scenario molto complesso le due ruote, siano esse a pedale, a trazione elettrica, a motore o in modo crescente anche le e-bike, appaiono oggi come una risposta naturale ai nuovi bisogni. Il Focus2R ci permette di accendere un riflettore su questa opportunità, di valorizzare le migliori pratiche, metterle in rete e di spingere le istituzioni verso una maggiore attenzione, soprattutto per quanto riguarda i temi della sicurezza, della pianificazione e dell’offerta di nuovi servizi”. Sono le parole con il quale il Presidente di Ancma Andrea Dell’Orto ha rimarcato la rilevanza di Focus2R, il rapporto promosso da Ancma e Legambiente che fotografa le politiche dedicate alle due ruote da 104 capoluoghi di provincia italiani. Un’indagine del quale abbiamo già scritto per la parte riguardante scooter e moto e che ora analizziamo per la sezione dedicata alle bici.

Poca attenzione per le e-bike
Poco significativi i dati sulle vendite che sono ancora quelli del 2017, quando in un mercato del ciclo stabile si è registrato il record delle consegne di e-bike con 148.000 unità (+19% rispetto al 2016). Un’ascesa in parte favorito dalla presenza di incentivi all’acquisto in 10 località italiane (il 14% dei rispondenti all’indagine, nel 2016 erano 7), tra le quali Asti, Gorizia, L’Aquila, Modena, Treviso e Verona. All’incremento delle e-bike, però, non sembra corrispondere un’attenzione delle amministrazione per gli utenti con la “scossa”. Solo 62 dei Comuni, infatti, è in grado di comunicare se sul proprio territorio esistono punti di ricarica accessibili alle bici a pedalata assistita e, di questi, circa il 15% non fornisce informazioni sul numero esatto dei punti di ricarica. Nel complesso nel 39% dei Comuni (nel 2016 era il 38%) sono presenti 839 punti di ricarica (il 95% pubblici), merito soprattutto di Trento (284 punti), Padova (250), Varese (96) e Bari (50), mentre in 10 comuni le “prese” non superano le 5 punti unità.

Il record di ciclabili a Reggio Emilia
Buone notizie arrivano dalla disponibilità media di infrastrutture dove pedalare in sicurezza. Ciclopedonali, piste ciclabili e zone con moderazione di velocità a 20 o 30 km/h salgono a 7,82 metri equivalenti, il 9% in più rispetto al 2015. Una rete, però, disomogenea tra le città, con le località del Nord Italia a dominare la classifica per estensione e il Sud a rimanere quasi sguarnito di percorsi riservati alle due ruote a pedali con poche eccezioni, come Benevento dove la rete di ciclovie supera i 18 metri per abitante. Leader indiscusso della classifica resta Reggio Emilia con 41 metri di ciclabile per abitante, davanti a Mantova, Cremona (32 metri) e Lodi (poco meno di 30 metri). Viceversa, sono quasi inesistenti, o poco ramificati in realazione alla popolazione, gli itinerari per le bici a Reggio Calabria, Salerno, Genova, Napoli e Nuoro.

Più stalli nelle stazioni, ma pochi in città
In aumento sono pure i Comuni che hanno allestito postazioni di interscambio bici in tutte (55%) o almeno una stazione, aumentati dal 69% al 73%. Il record di posti spetta a Venezia, con parcheggi in grado di ospitare fino a 1.500 cicli, seguita da Bologna (oltre 1.400), Ferrara (quasi 1.000) e Padova (oltre 800). Viceversa, è critica la disponibilità di stalli in molte città, comprese Varese, Cosenza e Sondrio. Da notare che nella classifica di Focus2R non sono presenti città come Milano e Napoli e che Roma risulta tra le ultime nella graduatoria. Rimane invece stabile la disponibilità media di parcheggi per le biciclette (9% delle aree di sosta totali) lungo le strade, anche se il dato riguarda soltanto il 54% delle amministrazioni intervistare, il 32% se si considerano le risposte anche in termini percentuali. Tra i rispondenti, ancora 13 città non prevedono nessuno stallo dedicato ai cicli o una quantità inferiore all’1% dei parcheggi esistenti, mentre soltanto 7 località hanno valori superiori al 20%. Nessuna variazione rispetto al passato anche per la possibilità di accesso delle biciclette nelle corsie riservate ai mezzi pubblici, consentita in 20 città (il 22% del campione) e in modo parziale in altri 19 Comuni. In crescita dal 31% del 2015 al 45% del 2017 la possibilità di trasportare i cicli su bus e tram.

Cresce il bike sharing, cala la sicurezza
L’incremento dei cicli in città è merito in buona parte del bike sharing, servizio cresciuto del 6,1% nel 2017 e arrivato ad essere presente nel 65% (nel 2015 era il 61%) delle località prese in esame con 24.470 bici in condivisione, delle quali 1.343 a pedalata assistita. Se si esclude Milano, dominatrice del comparto con 16.600 biciclette e 257.000 abbonati, la media nazionale è di 156 cicli (126 nel 2016) per Comune dislocati il 16 stazioni e utilizzati da 2.039 utenti (1.700 nel 2016). Oltre a Milano località con ampi servizi sono Torino (1.300 cicli e 24.000 abbonati), Bergamo (650 e 16.000) e Brescia (500 e 21.700), nonché altre 13 città con più di 200 biciclette e 14 con più di 1.000 abbonati. Per contro in 19 comuni ci sono meno di 50 bici e in 15 meno di 200 abbonati. Come per il settore delle moto, il punto più debole rilevato dall’edizione 2019 del Focus2R riguarda la sicurezza. Il numero di Comuni che dichiara di avere inserito almeno una misura per il miglioramento della sicurezza delle biciclette nel Piano Urbano della Mobilità o nel Piano Generale del Traffico Urbano scende dal 75 al 65%.
 
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